A Foggia cerealicoltori da tutta la regione, CIA Puglia: “Difendiamo il grano italiano”

Mercoledì 12 luglio, alle 10, grande manifestazione davanti alla sede della Camera di Commercio

Sicolo: “Prezzo iniquo per i produttori, negli ultimi 10 anni in calo superfici, rese e redditività”

Al fianco di CIA 50mila consumatori e agricoltori che hanno firmato la petizione rivolta al Governo

Crisi nera negli ultimi due anni tra guerra in Ucraina, importazioni e costi di produzione

6899 aziende cereali in Puglia: 4950 a Foggia, più di 2mila a Bari e Bat, 313 a Taranto, 241 a Lecce, 85 a Brindisi

FOGGIA – I cerealicoltori CIA di tutta la Capitanata e delegazioni provenienti dall’intera Puglia manifesteranno insieme, mercoledì 12 luglio 2023, davanti alla sede della Camera di Commercio di Foggia, in via Protano. La mobilitazione, che prenderà il via alle ore 10, è organizzata da CIA Agricoltori Italiani di Puglia. “Il prezzo riconosciuto ai produttori cerealicoli non è remunerativo e non è equo rispetto al livello qualitativo del nostro grano e ai costi di produzione sostenuti dagli agricoltori”, dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. “Negli ultimi due anni la situazione è andata peggiorando, soprattutto in parallelo con l’inizio della guerra in Ucraina e l’aumento delle importazioni. Per questo motivo, lo scorso 14 aprile, abbiamo lanciato una petizione nazionale (https://chng.it/zVC8sWyT75) che ha un titolo per noi molto significativo: Salviamo il grano e la pasta italiani, difendiamo i produttori e tuteliamo i consumatori. La petizione ha raccolto finora più di 50.000 firme, aprendo un dibattito che ha varcato i confini nazionali e ha stimolato una presa di coscienza più forte anche nei consumatori sui rischi che corre il nostro Paese, anche dal punto di vista della sicurezza alimentare, qualora il settore cerealicolo italiano dovesse continuare a subire colpi e, soprattutto, a non vedersi riconosciute la giusta redditività e una più equilibrata redistribuzione del valore lungo gli anelli della filiera. Non c’è pasta italiana senza grano italiano”. CIA Agricoltori e oltre 50mila cerealicoltori e consumatori chiedono che le misure previste con Granaio Italia, la cui entrata in vigore era prevista nel 2023 ed è stata rinviata dall’attuale Governo al 2025, siano invece attivate subito. Il decreto per l’istituzione del registro telematico dei cereali era stato firmato, ad aprile dello scorso anno, dal precedente ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. I cerealicoltori ritengono fondamentale l’avvio del nuovo sistema che prevede azioni di contrasto, e naturalmente le relative sanzioni, verso fenomeni speculativi. Tutto questo anche a maggiore tutela per i consumatori della filiera del pane e della pasta, poiché il monitoraggio più stringente sulle operazioni di carico e scarico dei cereali, anche di quelli importati, aumenta la sicurezza alimentare.

“Il tracciamento interno”, ha spiegato Sicolo, “è fondamentale: non possiamo permettere che la sicurezza alimentare della filiera della pasta e di quella del pane sia messa in secondo piano rispetto a chi vuole spingere valore e qualità verso il basso pur di incrementare i propri profitti a danno dei cerealicoltori e dei consumatori”. Granaio Italia consente un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, stabilisce le modalità operative per la rilevazione dei flussi di carico e scarico.

IL MERCOLEDÍ DELLE QUOTAZIONI. Da luglio 2022, il valore riconosciuto ai produttori di grano duro si è dimezzato. A Foggia, il mercoledì è giorno di quotazioni per il cereale più importante. Le ultime quotazioni registrano 330-335 euro/tonnellata per il Fino e 355-360 euro/tonnellata per il biologico. Valori lontanissimi dai 600 euro/tonnellata sfiorati a giugno 2022. “I continui ribassi stanno diventando un gioco al massacro”, dichiara Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata. I dati ufficiali su superfici coltivate e quantità dei raccolti confermano i timori di un arretramento preoccupante del grano duro made in Italy. Per il grano duro di Puglia, la produzione raccolta nel 2022 è stata la più bassa da 10 anni a questa parte: 759.000 tonnellate a fronte di 1.273.311 del 2016, annata record, e inferiore anche ai quantitativi del 2020 (950.080) e del 2021 (931.800). In ogni caso, sempre in calo nell’ultimo triennio e inferiore a tutte le annate dal 2013 in avanti. I dati sono stati elaborati dall’Osservatorio Economico di CIA Agricoltori Italiani Puglia”. “Assieme alla produzione raccolta”, aggiunge Giuseppe De Noia, presidente di CIA Levante (Bari-Bat), “sono calate anche le rese: nel 2016 si arrivò a 3,6 tonnellate per ettaro, nel 2022 invece la resa media per ettaro è stata di 2,2 tonnellate. Milioni di euro in fumo, redditività che decresce in modo inversamente proporzionale ai costi di produzione saliti alle stelle”. In Puglia, attualmente, lo stato di sofferenza riguarda in modo diretto 6.899 aziende attive nella coltivazione dei cereali (escluso il riso): 1113 nel Barese, 197 nella BAT, 85 nel Brindisino, 241 in provincia di Lecce, 313 nel Tarantino, e ben 4.950 in provincia di Foggia, vero e proprio granaio d’Italia.