Il “Piano di Sviluppo di Nardò Technical Center” utilizzando lo strumento dell’Accordo di Programma tra Regione Puglia, Consorzio ASI Lecce, Comuni di Porto Cesareo e Nardò e la società NTC-Porsche, mina il futuro di una vasta area della Terra d’Arneo, già fortemente compromessa sul piano ambientale, paesaggistico e sotto il profilo dell’eco-sistema dalle numerose infrastrutture che negli anni sono sorte nell’area.
L’adeguamento delle piste esistenti all’interno dell’attuale area di pertinenza della NTC e la realizzazione delle piste aggiuntive di collaudo per la messa a punto di diversi tipi di veicoli, insieme alla costruzione di nuove infrastrutture deputate ad alloggi, aree tecniche, parcheggi per automezzi e strutture per logistica, manutenzione e collaudo dei mezzi, porterà ad abbattere ampie aree attualmente occupate da un’eco-sistema boschivo costituito da piante di lecci, animali, funghi, batteri, che intrecciano tra loro relazioni complesse costituendo un habitat unico nel suo genere.
Legambiente Puglia, grazie all’attenzione ed alla sensibilità dei volontari dei circoli territoriali della zona, ha approfondito l’esame del progetto e dell’iter autorizzativo ed evidenzia forti perplessità.
La realizzazione dell’eliporto di soccorso d’urgenza e l’impiantistica antincendio presentati come elementi di pubblica utilità non bastano a compensare il forte impatto dell’opera su un’area tipizzata e tutelata dall’UE quale parte della rete Natura 2000. Nell’ambito di un corretto bilancio costi benefici, per Legambiente è essenziale una rigorosa valutazione della compatibilità e della incidenza ambientale in rapporto ai vincoli esistenti.
Infine, non meno importante è che un Accordo di Programma, che per definizione deroga a strumenti urbanistici e tipizzazioni delle aree, in nome della pubblica utilità, rischia di passare sulla testa delle comunità interessate a dispetto della legge regionale nr. 28/2017 sulla partecipazione. Tale legge prevede un percorso basato sull’informazione, sulla trasparenza e sulla consultazione e l’ascolto di cittadini, amministratori locali e soggetti economici, politici, sociali e culturali operanti sul territorio. Questo specifico Accordo non ha scontato alcun percorso partecipativo, giungendo alla ratifica senza le necessarie garanzie per il futuro di quell’area.
Legambiente , con tutta la rete di volontari e attivisti che sul territorio si sono interessati alla vicenda, ritiene che si debba avviare una nuova fase di confronto in modo da verificare se vi siano le condizioni per garantire che lo sviluppo economico non prescinda dalla tutela ambientale.