“Oggi non è una giornata di festa, bensì una giornata che deve invitarci a ricordare e riflettere. Ricordare che il mondo non può essere suddiviso, in una accezione negativa, in generi e per generi, né per razza o stato sociale. Riflettere su quanto poco è stato fatto e quanto lavoro occorre fare perché le pari opportunità e il diritto alla vita professionale diventino una bussola per tutti”.
Queste le parole del Segretario Nazionale dell’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
“Dopo la pandemia – commenta Di Silverio – la sanità italiana e i suoi professionisti sono tornati nel fondo dell’agenda politica, dove da anni sono relegati. E ancora di più le donne che, alzando lo sguardo oltre il quotidiano e la stanchezza di turni massacranti e condizioni di lavoro insopportabili, non possono non rilevare la scarsa attenzione in tema di equità di genere che ancora continua ad essere riservata alla maggioranza della forza lavoro. Sul valore della differenza, sul soffitto di cristallo, sulla violenza contro le donne, sui diritti negati, sulla maternità da valorizzare per rimediare all’inverno demografico che avanza e sul tempo”.
“Guardando con occhi di donna il modello di governance e di organizzazione del lavoro in sanità, non si vedono segnali in direzione di un recupero dei valori professionali e dei tempi di vita, per costruire nuovi contesti e più umani, e sicuri, luoghi di cura. La visione di genere stenta ad essere tradotta nei contratti di lavoro, nelle leggi, nella prassi”.
“Nella sanità, in cui le donne sono il 60% dei medici e dei dirigenti sanitari con età inferiore a 50 anni, la parola d’ordine è, però, stagnazione, mancando ancora reali progressi nella disponibilità di strumenti di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro o di effettiva parità nelle carriere, sia professionali che gestionali. Le quali, anche nelle discipline in cui più elevata è la quota di donne, troppo risentono del peso del lavoro di cura, appaltato quasi per intero alla componente femminile”. “È necessario quindi cambiare rotta – conclude Di Silverio – e vedere la sanità del futuro in altro modo. Anche con occhi di donna”.