Il 2021 venne definito da Legambiente l’anno nero per l’emergenza smog.
Nonostante la pandemia, quindi l’evidente riduzione dei mezzi in circolazione in quell’anno, Andria si piazzò ai primissimi posti in Italia per inquinamento. Il Rapporto “Mal’aria di città” dell’autorevole e prestigiosa Associazione ambientalista, certificò che sui 102 capoluoghi di provincia analizzati emerse la seguente situazione: per il
PM10 maglia nera pugliese fu la città di Barletta con una media di 25 μg/mc, con una riduzione necessaria del 40%. Per il PM2.5, a pari merito, le peggiori furono certificate essere la città di Andria, quella di Bari e di Barletta con 13 μg/mc e una riduzione necessaria del 62%.
Dati scientifici che evidenziarono, evidentemente la necessità di assumere provvedimenti urgenti per evitare che quell’elevatissimo valore di inquinamento ambientale potesse ripresentarsi l’anno successivo nel Rapporto 2023 riferito al 2022.
Evidentemente, almeno per quanto riguarda la città di Andria, nessun provvedimento venne assunto per evitare quello che poi si è verificato.
A parte dunque il tentativo quasi maldestro di “giustificare” le risultanze dei dati scientifici ma comunque ufficiali e reali altrimenti sarà difficile poter credere che per tutto il danno d’immagine subito dalla città di Andria e l’allarme generato dai dati del Rapporto Mal’Aria 2023 da Palazzo San Francesco siano rimasti quasi indifferenti rispetto alla responsabilità di chi avrebbe trattato in modo maldestro o comunque senza considerare elementi fondamentali, divulgandoli a livello nazionale e peraltro senza mai smentirli. Sta di fatto che il Rapporto riferito all’anno 2021 e divulgato da Legambiente nel 2022 avrebbe dovuto suscitare preoccupazione istituzionale che non c’è stata affatto. Nessun provvedimento, neppure il tentativo di agire per rassicurare i cittadini o per metterli in condizione di dotarsi di quelle cautele necessarie di fronte a tali risultanze. Ad Andria i dati di allora rilevarono un valore medio di 23 μg/mc di PM10, 13 μg/mc di
PM2.5 e 21 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente, del 35%, 62% e 52%. Questo non era per nulla poco e per nulla rassicurante, anzi un vero allarme sociale che però pare sia passato inosservato, con l’aggravante che nell’anno 2022 avremmo avuto un cantiere che avrebbe inquinato l’ambiente circostante, secondo noi anche a causa della mancata assunzione di cautele e di comportamenti preventivi che, ormai certificati, non sono stati di fatto assunti, continuando ad inquinare. A gennaio 2022, di fronte a quei dati “non condizionati dal cantiere”, Legambiente ribadì le sue numerose proposte concrete per ribaltare quella drammatica situazione con evidenti ripercussioni sulla salute pubblica già fortemente compromessa nella città federiciana, come scrivono gli scienziati. Oggi, quindi, i cittadini si chiedono da che parte stia la verità e seguendo gli avvicendamenti nelle elaborazioni ed elucubrazioni pare che la corsa sia più alla minimizzazione della gravissima problematica che alla ricerca reale delle soluzioni. Peraltro quelle soluzioni qualora arrivassero arriverebbero in penoso e colpevole ritardo mentre quei campanelli d’allarme, che non sono solo di Legambiente e di Arpa Puglia ma confermati dalle rilevazioni studentesche in giro per la città, sono stati ignorati, colpevolmente ignorati mentre qualcuno “famoso”
continuava a dire agli studenti: “lasciate le macchine a casa”, come se bastasse una bella canzone. Se avessimo avuto bisogno di cantanti invece che di buoni e responsabili amministratori pubblici ci saremmo rivolti ad Amadeus o a Mogol – concludono ironicamente ma amaramente dal Sodalizio fondato 26 anni fa dall’Attivista Sociale Savino Montaruli.