ANDRIA, TRASFERIMENTO MERCATO ORTOFRUTTICOLO. TRA RITARDI E IMPEGNI DISATTESI ANCHE IL CANONE PIU’ ELEVATO PER L’ACCESSO

SAVINO MONTARULI (UNIBAT): “NECESSARIO RIDURRE I COSTI PER GLI OPERATORI COMMERCIALI. ASSURDO PAGARE COSI’ TANTO”

I ritardi accumulati nel trasferimento del mercato generale ortofrutticolo della città di andria, oltre che gli impegni assunti dal comune e disattesi, unitamente al disagio subito dagli Operatori economici, fruttivendoli in primis, che continuano a subire la assurda convivenza del mercato con i lavori di interramento ferroviario, sono alla base di un ulteriore malcontento che è rappresentato dall’elevatissimo costo per l’accesso alla struttura.

A Prendere posizione di sostegno alle legittime istanze dei commercianti è il Presidente Unibat, Savino Montaruli, che ha dichiarato: “un’altra brutta storia che la politica del virtuale vorrebbe, maldestramente, dipingere con i colori di una gentilezza e di una bellezza che non esistono. La verità è che agli inizi del 2022 dal comune di Andria rassicurarono che “i lavori per la realizzazione del nuovo mercato ortofrutticolo generale di Andria in via della Costituzione, zona Pip, sarebbero stati celeri, tanto da giungere presumibilmente al trasloco degli operatori dall’attuale sede di via Barletta entro la fine del mese di agosto 2022”. Proprio la data di agosto 2022 quale termine di trasloco di tutti gli operatori del mercato fu uno dei punti fondamentali inseriti nel Protocollo allora firmato. Un impegno sostanziale che, evidentemente, dal comune di Andria hanno disatteso visto il ritardo già accumulato di oltre un anno da tale termine ultimo.

Un periodo lunghissimo di disagi causati da una convivenza molto problematica con l’esecuzione dei lavori di interramento ferroviario.

Oggi è tempo che il comune riconosca, con quell’umiltà che non appartiene alla politica di palazzo, che tutto questo disagio va ricompensato. Una ricompensa che non è certamente quella di ritrovarsi traslocati nella zona più problematica della città di Andria: una zona P.I.P. senza servizi primari e in condizioni stradali e di viabilità da terzo mondo. Una ricompensa che, invece, deve necessariamente passare attraverso la riduzione del costo di ingresso alla struttura. Altro che “tambur battente”, qui da sbatterci c’è solo la testa contro il muro ed a sbatterla non sono i privilegiati e loro allineati sempre silenti ed accondiscendenti ma proprio quei commercianti che, per accedere al mercato, devono sborsare il costo più alto in assoluto. Rispetto a quanto si paga nelle città vicine, arrivando fino al Mercato di Bari e di Molfetta molto ben attrezzati per quel servizio ai commercianti, ad Andria il comune richiede un pagamento addirittura pari al triplo. Nel caso del ben attrezzato Mercato Ortofrutticolo di Molfetta, molto avanti rispetto alla realtà andriese, il costo del biglietto di ingresso è pari a 2 euro e vale per l’intera giornata mentre ad Andria è addirittura di

6 euro per mezza giornata, così come i costi diventano addirittura pari a zero nel comune di Barletta e 2 euro per l’intera giornata anche nella città di Bari. La politica della propaganda quotidiana continua ad autoesaltarsi di fronte al prefabbricato ma non fanno mai cenno al danno che si sta procurando alla città ed alla sua economia a causa di una pessima gestione economico-finanziaria dei servizi commerciali. L’alibi del dissesto è ormai diventato un pretesto ridicolo, anche di fronte alla realtà che vede il comune di Andria stanziare ed elargire denaro pubblico con disinvoltura e comunque non è vincolato rispetto alle tariffe che può modulare liberamente. La verità è che ormai il meccanismo mostruoso è in atto e i risultati sempre peggiori. La dimostrazione è arrivata anche dal costo di occupazione di un posteggio alla Festa Patronale, con il risultato che gli ambulanti sono scappati via e non ci vengono più o se vengono portano con sé il ricordo di una città sanguisuga. Il costo del biglietto di ingresso al nuovo Mercato Ortofrutticolo deve essere abbattuto almeno del 50% perché in caso contrario il rischio è che quel prefabbricato non vada neppure bene per un comizio elettorale”