Il Bif&st 2024 ha reso omaggio stamattina a Paolo Taviani, scomparso il 29 febbraio scorso, al Teatro Petruzzelli con la proiezione di “La notte di San Loranzo”, uno dei titoli più celebrI della filmografia del grande regista insieme al fratello Vittorio. A seguire David Grieco ha invitato sul palco, per offrire i loro ricordi e testimonianze, il direttore del festival Felice Laudadio, la produttrice Donatella Palermo e il critico Enrico Magrelli. “Avrebbe dovuto esserci anche un’altra persona presente oggi” ha iniziato il Direttore Laudadio “la moglie di Paolo, anche costumista in molti film dei due fratelli. Lina Nerli Taviani aveva accettato di venire qui, avevamo anche organizzato il suo viaggio ma all’ultimo momento mi ha telefonato per dirmi che si sarebbe emozionata troppo. Si scusa con voi ma abbiamo compreso le sue ragioni“. Sul film appena proiettato, “La notte di San Lorenzo”, Felice Laudadio offre subito un suo personale ricordo. “Da presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia feci restaurare, anni fa, il film dalla Cineteca Nazionale e la nuova edizione fu proiettata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2018 nella sezione Venezia Classici, una sezione competitiva che vedeva alcuni esperti del settore giudicare il miglior restauro dell’anno. Paolo era presente alla proiezione – Vittorio non c’era già più da alcuni mesi – ed era seduto accanto a me. La proiezione fu accolta da un applauso interminabile, il pubblico era tutto in piedi ma Paolo non si alzava dalla poltrona. Poi gli spettatori cominciarono ad avanzare, stringendosi attorno a lui che finalmente si alzò in piedi. Solo allora ho capito che stava piangendo, commosso per il fratello. Quell’anno “La notte di San Lorenzo” vinse il premio per il miglior restauro”. “Un altro ricordo che ho, tra i tanti, è legato a “Padre padrone”. Paolo e Vittorio lo avevano girato in 16mm ma, quando fu inviato in concorso a Cannes nel 1977, si rese necessario che fosse ‘gonfiato’ in 35mm per essere proiettato sullo schermo enorme del Festival. La trasposizione tra formati diversi di pellicola, però, comportò che la copia del film presentasse delle imperfezioni, tra alcune sfocature e alcune macchie e per questo i due registi si sentivano fortemente a disagio. Accadde poi che Joris Ivens, il più grande documentarista allora vivente e del quale i fratelli Taviani erano ammiratori, si avvicinò a loro e gli fece i complimenti per quelle imperfezioni che pensava fossero volute e che erano una ragione in più per apprezzarlo! Paolo e Vittorio si sentirono improvvisamente meglio, tanto più che “Padre padrone” vinse poi la Palma d’Oro, nell’anno in cui il Presidente della Giuria era Roberto Rossellini”. David Grieco ha chiesto ad Enrico Magrelli del ruolo delle donne nel cinema dei fratelli Taviani. “È stato sempre ben presente, pensiamo anche al fatto che hanno scelto di affidare la voce narrante di “La Notte di San Lorenzo” a una donna, che pure non era stata diretta testimone di molti dei fatti che vengono rappresentati. Ricordo, comunque, che proprio in occasione del restauro del film, Paolo mi disse che, insieme al fratello, non lo considerava il loro film migliore ma sicuramente è quello che più gli appartiene, avendo vissuto quell’epoca, seppure adolescenti“. Sempre su “La notte di San Lorenzo”, la produttrice Donatella Palermo ha raccontato: “All’epoca del film io ancora non li conoscevo ma in seguito mi avrebbero raccontato un aneddoto legato al film. La famosa scena del fascista Giglioli, interpretato da David Riondino, trafitto dalle lance inizialmente li lasciava perplessi su come girarla finché non videro un’immagine su un albo della collana “La scala d’oro” del figlio di Paolo e la riprodussero fedelmente. Fu una grande intuizione. D’altronde Paolo, in particolare, trasformava in cinema tutto quello che vedeva…”. Donatella Palermo avrebbe dovuto produrre anche il prossimo film diretto da Paolo Taviani, del quale era già pronta la sceneggiatura. “Era un film sulla morte, come peraltro lo era anche il precedente “Leonora addio”. Dopo la scomparsa del fratello Paolo era ossessionato dal tema e così aveva scritto “Il canto delle meduse” strutturato in tre parti, una prima su due medici che si parlano citando passaggi dei “Dialoghi” di Platone, opportunamente attualizzati, finché uno dei due non muore; un secondo descrive la vita quotidiana di alcune persone chiuse in casa nel periodo del Covid e un terzo episodio è su una donna che sta morendo e che non vuole essere sepolta insieme al marito. Nonostante fosse ancora sconvolto dalla perdita di Vittorio, Paolo non aveva perso la capacita di raccontare e aveva ancora dei sogni. La sua sceneggiatura me l’hanno già chiesta per affidarla ad altri registi ma non la darò a nessuno, perché le immagini che avrebbe portato sullo schermo erano solo le sue”. Com’erano i fratelli Taviani sul set, discutevano? Mostravano di essere diversi l’uno dall’altro? Avevano dei dissidi su come girare una scena? “Intanto giravano una scena ciascuno. Ma sulle loro differenze io mi ero fatta un’idea solo che quando ho cercato di dirgliele mi hanno subito zittita!”. Enrico Magrelli: “Io li ho intervistati varie volte al riguardo e so che discutevano solo in privato, quindi il mistero rimane!” Al termine dell’incontro è stato ricordato dai presenti anche Giuliano Montaldo, scomparso nel settembre dello scorso anno e al quale è dedicata l’edizione 2024 del Bif&st, insieme a Paolo Taviani. |