Sono in corso, all’interno del Teatro comunale Piccinni, le celebrazioni dell’ottantesimo anniversario del Congresso di Bari dei Comitati di Liberazione Nazionale, che si svolse il 28 e il 29 gennaio del 1944 nel teatro barese.
L’evento, che si tiene alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato organizzato dal Comune di Bari e dalla Regione Puglia, con la collaborazione di ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, IPSAIC – Istituto Pugliese Storia Antifascismo e Italia Contemporanea, Fondazione Di Vagno, Teatro Pubblico Pugliese, Università degli Studi di Bari, ANPPIA – Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, Fondazione Gramsci e della casa editrice Laterza.
Di seguito il discorso del sindaco di Bari Antonio Decaro:
“Signor Presidente della Repubblica,
autorità, studenti, cittadini,
benvenuti nella città di Bari, città libera e democratica,
benvenuti a Bari, città antifascista.
Bentornato nella nostra città Presidente Mattarella: la sua presenza, mai scontata, testimonia ancora una volta il suo amore per la nostra terra, il profondo rispetto per i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale e per la tutela della verità della nostra storia comune.
La storia. Qui, nel Teatro Piccini di Bari, il 28 e il 29 gennaio del 1944, è stata scritta una pagina fondamentale della storia dell’Italia.
Dell’Italia democratica e repubblicana. Un’Italia perseguitata, censurata, mandata al confine ma che con forza, coraggio e passione seppe risollevarsi.
Qui, nel Teatro Piccinni, per la prima volta dopo gli anni bui del fascismo, tornarono protagoniste le parole e le idee di democrazia e di libertà. Ed è per noi un enorme privilegio, a ottant’anni dal primo Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale, ricordare il ruolo che la città di Bari ebbe in uno dei passaggi più delicati e drammatici della storia del nostro Paese.
A trasmettere i lavori del Congresso fu Radio Bari, che dalla fine del ‘43 era diventata la prima voce dell’Italia libera, dando un contributo fondamentale alla lotta per la liberazione dal nazifascismo. Dai suoi microfoni giornalisti, esponenti delle forze politiche e intellettuali invisi al regime tornarono a parlare: personaggi del calibro di Tommaso Fiore, Benedetto Croce, Michele Cifarelli, Antonio Piccone Stella, Alba De Cespedes, Giorgio Spini, Arnoldo Foà e Aldo Moro parlarono all’Italia di libertà, di democrazia e di coraggio. Lo stesso coraggio che qualche mese prima, il 9 settembre del 1943, aveva spinto i cittadini di Bari vecchia a lottare, al fianco del generale Nicola Bellomo e delle sue truppe, per difendere la città vecchia e il porto da un attacco dell’esercito nazista.
Negli anni tra il ‘43 e il ‘45 Bari fu animata da una passione civile, politica e culturale che si tradusse in una serie di episodi di Resistenza che le sono valsi il riconoscimento, seppur tardivo, della Medaglia d’oro al merito civile. Quella stessa passione civile è testimoniata dall’impegno della casa editrice Laterza e del cenacolo di intellettuali che intorno ad essa si raccolsero.
Ci tengo qui a salutare, con affetto, alcuni parenti dei protagonisti dell’impegno antifascista che sono qui con noi oggi, nel palco reale del Teatro.
Il 28 e 29 gennaio del 1944 nel Teatro Piccinni, si scrisse nero su bianco la parola democrazia, e si sancì la rottura definitiva con lo stato fascista e con la monarchia italiana, ponendo le basi per la rinascita dell’Italia, finalmente antifascista, libera di determinare il proprio futuro.
Credo sia questo il lascito più importante di quella due giorni, un’eredità che noi tutti siamo chiamati a onorare e a coltivare con il nostro impegno quotidiano. L’Italia democratica voluta fortemente dal suo popolo, che non si arrese agli orrori della dittatura nazifascista ma che ebbe la forza e il coraggio di rendersi protagonista della lotta di Liberazione contro l’occupazione tedesca.
Una sfida portata a compimento nel 1945 e poi consolidata il 2 e 3 giugno del 1946 con le prime elezioni a suffragio universale, che videro finalmente le donne e gli uomini italiani votare liberamente per l’elezione di un’Assemblea Costituente che avrebbe avuto il compito di redigere la nuova Carta Costituzionale.
Quel compendio straordinario di principi e di valori, ritenuto non a caso il più bello del mondo, che sancisce la Repubblica Italiana una e indivisibile e che richiama noi tutti a quel vincolo di solidarietà che deve tenere insieme l’Italia, tanto sul piano dei diritti quanto su quello della equa distribuzione dei servizi. Principi fondamentali della nostra democrazia che ancora oggi siamo chiamati a difendere con determinazione e orgoglio.
Viva la democrazia, viva la Repubblica, viva l’Italia”.