Bari – Con “Non mi trovo” Pinuccio, al secolo Alessio Giannone

Abbiamo imparato a conoscere la sua pungente comicità prima sul web, poi attraverso i canali più tradizionali come le tv locali e la radio e, infine, una telefonata di Antonio Ricci che gli segnato la sua carriera artistica. Era il 2015 e l’attore barese Pinuccio, al secolo Alessio Giannone, entra a far parte del cast come inviato del tg satirico di Canale 5 “Striscia la notizia”. In questi anni, oltre ad aver ottenuto il grande successo popolare, Pinuccio ha anche partecipato al film “Il vegetale”, con protagonista Fabio Rovazzi diretto da Gennaro Nunziante, e pubblicato il volume “Annessi e connessi – La vita al tempo dei social” (Mondadori Electa). Non meno importante sono i diversi spettacoli teatrali che in questi anni Pinuccio ha messo in scena. L’ultimo s’intitola “Non mi trovo” e andrà in scena per due giorni, martedì 26 e mercoledì 27 alle 21, al Teatro Piccinni Bari, inserito nella stagione teatrale “Altri Mondi 2023-24” del Comune di Bari e organizzata con il Teatro Pubblico Pugliese. Il tour pugliese prevede tappe a Viste (giovedì 28 al teatro Adriatico) e Brindisi (1 gennaio teatro Impero), per poi proseguire al teatro Parioli a Roma. “Non mi trovo” è ambientato in un’aula di tribunale dove Pinuccio si trova a farsi processare con la surreale richiesta di essere condannato perché inadeguato al mondo contemporaneo, fatto immagini, video e altro.

Pinuccio, partiamo dal titolo: perché “Non mi trovo”?

“È il sunto dello spettacolo, perché non mi trovo in questo mondo della comunicazione, ovviamente parlo di quella dei social e di tutte le persone che lo utilizzano per comunicare, non quella ufficiale. Quindi, chiedo a un giudice di essere condannato all’esilio da qualche parte in modo da essere costretto a non avere un cellulare in mano e a non consultarlo. Anche perché avendolo in mano, sei quasi costretto a usarlo”.

Sembra quasi un’accusa al mondo del web e dell’informazione?

“Non lo è assolutamente, anche se sembra andare in questa direzione, ma è semplicemente un senso di inadeguatezza, anche perché c’è chi lo usa in maniera consona a quello che è realmente il suo scopo: consultare e vedere cose che prima non si poteva fare. È l’uso della gente comune che non mi appassiona, per usare un eufemismo”. 

Non ritiene che sia diventato un giocattolo pericoloso che “ha dato diritto di parola agli imbecilli”, come diceva Umberto Eco?     

“Può esserlo se si viene usati. Lo abbiamo visto nel periodo della pandemia, ad esempio, quando diverse persone dando consigli si improvvisavano esperti virologi, mentre dall’altra parte c’era gente che poteva prenderli per buoni consigli. Quindi, è vero che il web è democratico, però non avendo filtri e controllo, può dare autorevolezza a mistificatori. In questo Eco aveva ragione”.

Pensando al “caso” Ferragni, cosa pensa dei vari influencer?

“È un altro mondo in cui non mi ritrovo. Questo spettacolo, infatti, è incentrato sulla comunicazione della famiglia, cioè di come mostra la propria vita sui social. Non condanno, ma non riesco a comprendere il fare profitto sulle proprie gioie e dolori. Non riesco ad affezionarmi a questa narrazione, però vedo che funziona e sono milioni ad affezionarsi. Insomma non mi ritrovo in questo grande fratello, dove si mette in mostra quello che si ha e non quello che si è”.

Giocando in casa, improvviserà qualcosa su Bari?

“È inevitabile visto che gioco in casa. Parlando di politica e di comunicazione, soprattutto perché si avvicinano le elezioni, un passaggio sulla politica locale ci sarà sicuramente”.  

di Nicola Morisco