ph Egidio Magnani
In queste ore, dallo stabilimento di Acciaierie d’Italia, arrivano solo notizie sconfortanti.
I Carabinieri del Noe sono in azienda per raccogliere elementi relativi a presunti picchi emissivi, gli autotrasportatori di Casartigiani continuano con il loro sacrosanto presidio perché creditori, dai sindacati apprendiamo di un’ulteriore richiesta di cassa integrazione.
Dopo la rottura di lunedì, a Roma parlano con sempre più insistenza di commissariamento e di nazionalizzazione a tempo.
In questa prospettiva registriamo l’inadeguatezza dell’esecutivo nazionale, che si barcamena tra i due binari di una strategia che porta i nomi dei ministri Urso e Fitto, in disaccordo su tutto, che non comprende quando e se nazionalizzare e privatizzare, che ha stralciato gli investimenti per la decarbonizzazione e che ora cerca 320 milioni per dare il ben servito a Mittal che, con un colpo di coda, ci sta dicendo che non metterà un euro e che, pur andando in minoranza, vorrà comunque una governance paritaria con Invitalia.
Se queste sono soluzioni, dobbiamo davvero preoccuparci.
Come dovrebbero preoccuparsi i cittadini di Taranto di fronte alle ultime evoluzioni di un’amministrazione comunale che pare aver smarrito il buon senso e che alla complessità di queste vicende risponde solo dopo settimane di mutismo perché impegnata a varare la nuova giunta che non ha più al suo interno i rappresentanti dei partiti che facevano parte della coalizione Ecosistema Taranto che ha portato il sindaco a vincere le scorse elezioni amministrative.
Senza partiti, senza relazioni con le istituzioni di livello superiore, l’Amministrazione guidata dal sindaco Rinaldo Melucci si tiene in piedi solo grazie a patti personali, che nulla hanno di politico e rimane un esercizio di potere peraltro anche molto debole.