Con le importazioni di grano straniero in aumento dell’8% nei primi 6 mesi del 2024 rispetto allo scorso anno che mettono a rischio la sopravvivenza di 38mila aziende agricole in Puglia, è importante tutelare gli agricoltori, garantendo la giusta collocazione del prodotto, e i consumatori, assicurando reciprocità delle regole e trasparenza in etichetta. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in relazione all’iniziativa “Cereale Sicuro” di Consorzi Agrari d’Italia (CAI), un’offerta innovativa il cui obiettivo è valorizzare al meglio il lavoro e i prodotti degli agricoltori, creando un percorso che garantisca risultati concreti in una sinergia di successo per tutto il settore agricolo, con la collocazione del prodotto al termine della raccolta
Per partecipare è necessario sottoscrivere un accordo di conferimento dei cereali per la stagione 2025 con CAI, assicurandosi così, fin dall’inizio della semina, un compratore che ritirerà il prodotto. Gli aderenti avranno anche accesso prioritario ai contratti di filiera offerti da Consorzi Agrari d’Italia, uno strumento in cui l’azienda crede fermamente e che offre l’opportunità di fissare in anticipo il prezzo di ritiro del prodotto: questo consente agli agricoltori di pianificare al meglio la loro campagna colturale e garantire risultati certi e trasparenti già al momento della firma del contratto.
Nel corso dell’anno, saranno inoltre disponibili ulteriori strumenti a supporto della coltivazione oggetto dell’accordo: dal settore assicurativo alla sensoristica per le colture, CAI offrirà promozioni su prodotti tecnici e soluzioni innovative, specificamente pensate per gli agricoltori che aderiranno all’iniziativa. Il vero punto di svolta di “Cereale Sicuro” riguarda l’aspetto finanziario, dato che tutti i mezzi tecnici necessari per la produzione saranno forniti da CAI e potranno essere pagati a settembre 2025, dopo che l’agricoltore avrà completato la coltivazione, raccolto e venduto il prodotto, incassando il ricavato. “Abbiamo voluto proporre un vero e proprio patto all’agricoltore”, spiega Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Consorzi Agrari d’Italia. “Al centro di questo accordo mettiamo due elementi fondamentali: il prodotto – in questo caso i cereali autunno-vernini – e il risultato economico dell’azienda agricola. Il nostro intento è superare le difficoltà e incertezze dei mercati ponendoci al fianco degli agricoltori con soluzioni concrete e vantaggiose per loro “.
“Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro – aggiungono presidente e direttore di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo e Pietro Piccioni – sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale”.
L’invasione di prodotto straniero colpisce duramente i produttori pugliesi, facendo crollare i prezzi in un’annata in cui la produzione risulta dimezzata. Si tratta peraltro di cereali coltivati usando spesso sostanze vietate nel nostro Paese e nella Ue, come nella produzione del grano duro turco, su cui viene utilizzato – denuncia Coldiretti Puglia – ad esempio il Carbendazim, un fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, mentre il Glifosato, essiccante vietato in Italia in pre raccolta, si trova sul grano canadese e su quello russo.
Una situazione intollerabile dinanzi alla quale occorre affermare – rileva Coldiretti Puglia – il principio di reciprocità delle regole, vietando l’ingresso in Europa ai prodotti coltivati con sostanze vietate ma anche ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori. E serve anche garantire una etichettatura trasparente su tutti gli alimenti in commercio, a partire da pane, biscotti, cracker e altri derivati dai cereali, che oggi continuano ad essere “anonimi”.
Si tratta di un passo fondamentale per la creazione di filiere 100% italiane dal campo alla tavola, ma è anche necessario – conclude Coldiretti – fermare i continui sottocosto per la pasta 100% italiana, per dare più equa remunerazione alle aziende cerealicole.