Bari – Il 21 settembre MATTEO GARRONE in sala al Galleria per presentare «Io capitano»

IL REGISTA MATTEO GARRONE OSPITE IN SALA, INSIEME A PARTE DEL CAST PRINCIPALE, PER PRESENTARE IL SUO ULTIMO LUNGOMETRAGGIO, «IO CAPITANO». 

CON LUI, GLI ATTORI SEYDOU SARR, MOUSTAPHA FALL, AMATH DIALLO.

Giovedì 21 settembre – Multicinema Galleria

Bari

Giovedì 21 settembre Matteo Garrone sarà ospite in sala al Multicinema Galleria di Bari, per presentare il suo ultimo lungometraggio «Io capitano». Il regista interverrà in tre sale: al termine dello spettacolo che inizia alle 18,30, e prima delle proiezioni delle 21 e delle 21,15. Insieme a lui interverranno gli attori Seydou Sarr, Moustapha Fall e Amath Diallo

Allo spettacolo delle 21 saranno presenti in sala anche alcuni migranti seguiti dai progetti dell’Assessorato al Welfare del Comune di Bari («Casa delle Culture», «Artemisia», «Famiglie senza Confini»): ad accompagnarli, l’assessore al ramo Francesca Bottalico. Biglietti disponibili in cassa e on line, su multicinemagalleria.it (infotel: 080.521.45.63).

Il film, incentrato sull’emigrazione africana verso l’Europa, ha vinto all’ultima Mostra del Cinema di Venezia il Leone d’Argento alla regia, il Premio Marcello Mastroianni all’attore protagonista Seydou Sarr e numerosi altri riconoscimenti, tra cui il Leoncino d’oro. È uscito in tutte le sale italiane a partire dal 7 settembre, è una produzione Archimede con Rai Cinema, ed è distribuito da 01 Distribution.

«Io capitano» racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

«Il film – spiega Matteo Garrone – nasce dall’idea di raccontare il viaggio epico di due giovani migranti senegalesi che attraversano l’Africa, con tutti i suoi pericoli, per inseguire un sogno chiamato Europa. Per realizzarlo siamo partiti dalle testimonianze vere di chi ha vissuto questa odissea contemporanea, e abbiamo deciso di mettere la macchina da presa dal loro punto di vista, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale, nel tentativo di dar voce, finalmente, a chi di solito non ce l’ha».