Sono passati ben diciotto lunghi anni dal debutto di Samuele Bersani, che supporter del tour “Cambio” di Lucio Dalla, iniziò a farsi conoscere su e giù per l’Italia incantando il pubblico con una versione “piano e voce” della canzone “Il mostro”.
Bastarono appena cinque minuti, per poter comprendere il talento del cantautore romagnolo, ed il ritornello ipnotico e un po’ buffo del “ mostro a sei zampe” diventò ben presto un vero e proprio tormentone.
L’anno successivo Samuele Bersani decise di lasciare la sua amata Rimini per trasferirsi a Bologna, la città che lo ha accolto e nella quale ha prodotto il suo primo album “C’hanno preso tutto”, presentato da una canzone-polaroid, “Chicco e Spillo”, diventato in poche settimane un “caso radiofonico”.
Da allora i successi non si contano più, ogni suo brano scritto con perizia sartoriale diventa quasi un ritratto generazionale, e canzoni come “Spaccacuore”, “Cado giù”, “Cosa vuoi da me” ed il capolavoro “Giudizi Universali” sono annoverati tra le migliori scritture della musica italiana degli ultimi tempi . In una Feltrinelli gremita di fans ed appassionati, Samuele Bersani introdotto dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Francesco Costantini, ha illustrato il contenuto del suo ultimo progetto discografico dal titolo “Manifesto Abusivo”(Fuori Classifica/Rca), l’ottavo della sua carriera discografica, scritto con la collaborazione musicale di Giampiero Grani e Davide Beatrino.
Ma quello che colpisce ascoltando “Manifesto Abusivo” è che ogni brano rappresenta l’esatta fotografia della realtà quotidiana, un piccolo affresco dove le parole dipingono il vivere di ogni giorno, in un paese “narcotizzato” dove si sta tutto” televotizzando”. La copertina del disco sembra infatti ben rappresentare il momento che stiamo vivendo e l’urlo che Bersani lancia al mondo è un grido di autentica disperazione, quasi a squarciare il silenzio nella quale ogni uomo è isolato, dove “comunicare” diventa sempre più difficile, come nell’amata Bologna, città adottiva alla quale è dedicato l’omonimo brano.
“In effetti quella foto è stata scattata all’interno di un noiosissimo servizio fotografico e corrisponde esattamente ai contenuti presenti nel disco “ dice Bersani. “ Manifesto abusivo” rappresenta quasi un legame nascosto tra gli universitari che la notte affiggono i bigliettini sui muri di Bologna e la scrittura solitaria nella quale sono state concepite le canzoni .
L’ autore romagnolo scherza con il pubblico barese, instaurando un dialogo fresco ed inusuale, raccontando piccoli aneddoti ma anche cercando di rispondere con attenzione alle mille quesiti che i fan gli propongono. Alla domanda “ come nasce una canzone”, Bersani spiega l’importanza che ha per lui la scrittura musicale quasi sempre anteposta alla stesura del testo, e della difficoltà che spesso hanno le parole con una propria metrica, ad inserirsi nei tempi e nelle armonie proprie della musica.
“Ogni brano del disco rappresenta una fotografia di un momento autobiografico della mia vita” dice il cantautore, come in “ Ferragosto”, versione inedita del brano scritto nel 2004 con e per Sergio Cammariere, ma soprattutto in “ Un periodo pieno di sorprese” in cui narra del dolore di un amore ormai finito in cui solo il tempo e la forza di ritrovarsi, può aiutare ad “ ingiallire il nero del livido”.
”Manifesto abusivo” per le sue sonorità e per gli arrangiamenti di chiara matrice anglosassone si presenta come un prodotto internazionale, raffinato ed impreziosito dalla presenza di musicisti del calibro di Stefano Bollani ( al piano ne “Il bombarolo” di Fabrizio De Andrè, brano contenuto nell’edizione speciale dell’album disponibile su I Tunes), Ferruccio Spinetti, Tayone Dj, Bruno Mariani, Jimmy Villotti, Mauro Malavasi, Lucio Dalla e Pacifico.
Senza mai trascurare la poesia e l’ironia dei testi, Bersani ha realizzato un piccolo capolavoro di confessioni personali, dove ogni brano rappresenta uno scrigno di emozioni capace di racchiudere in un sapiente gioco di parole e note il cuore di un musicista .
Claudia Mastrorilli
photo Egidio Magnani