Il secondo appuntamento per la nona edizione di ‘Pellicole a colloquio’ alla Feltrinelli di Bari, vedono l’ eclettico, scrittore, musicista ed ora anche regista Alessandro Baricco accompagnato dal produttore barese Domenico Procacci, per presentare il loro ultimo lavoro cinematografico “Lezione Ventuno”.
Sono le ore 12.00 di un sabato, alla libreria Feltrinelli di Bari, non molta affollata come le altre volte , ma quelle presenti pronte e partecipi a far domande allo scrittore torinese, non sul suo ultimo lavoro, poiché la programmazione del film è prevista il giorno seguente, ma curiosi di conoscere il pensiero di Barrico, come se fosse la bocca della verità e potesse elargire responsi ai loro quesiti esistenziali.
Ma il pensiero filosofico del Baricco si limita a estendere concetti già espressi da altri anche parlando per metafore e quando gli si chiede perché un film incardinato sulla Nona sinfonia di Beethoven lui risponde “perché è una bella storia, ricostruita negli anni e poi perché “senza musica la vita sarebbe un errore (pensiero di Friedrich Nietzsche )”.
Così inizia a spiegare il suo ultimo lavoro cinematografico, un film dove il personaggio, Mandrian Kilroy, un professore universitario inglese eccentrico quanto geniale è impegnato a smontare una serie di capolavori, 141 per l’esattezza, che ritiene non siano stati tali.
Ma la caratteristica del film è che fa perno su piani temporali diversi, e come una macchina del tempo viaggia ora indietro e ora in avanti raccontando storie che confluiscono in un solo film.
Si va nel passato raccontando il pomeriggio del 7 maggio del 1824, quando venne eseguita la prima esecuzione della Nona sinfonia a Vienna.
Si ritorna ai giorni nostro dove Martha, la pupilla del professore Kilroy ormai scomparso dalla scena universitaria, lo cerca per ascoltare dalla sua voce il finale della sua lezione più bella.
A sua volta si intreccia un’altra storia ambientata nel 1824, quella di un giovane musicista, Hans Peters che muore assiderato suonando il suo violino su un lago ghiacciato, mentre per tutta la notte era stato protetto dai folletti della montagna.
“Sono tre vicende che si incrociano con una struttura semplice e fiabesca, grazie soprattutto ai luoghi dove è stato girato il film – prosegue Baricco – che rendono le inquadrature simili a quadri”.
Il mondo creato da Baricco è fatto di immagini meravigliose ricche di atmosfere oniriche, in un mondo che non localizzi e non è un immaginario italiano, composto solo da qualche frase che ti danno il senso del racconto.
Un libro scritto per trarne un film che il produttore Procacci ha colto al volo pensando di produrlo anche per l’estero, infatti il cast è inglese ed è girato in lingua inglese, pertanto non si dovrà ricorrere al doppiaggio.
Protagonista incondizionato dell’ opera cinematografica è la “Musica”, dove oltre ai brani di Beethoven si avrà il piacere di ascoltare pezzi di Vivaldi, Rossini, Strauss ma come si potrà constatare i concetti principali su cui poggia il film, saranno i temi tanto cari a Baricco : la giovinezza, la bellezza, la creatività e la morte.
E le domande che il pubblico pongono a Barrico vertono sui giovani e sul loro futuro incerto.
Ma lo scrittore spiega che il suo lavoro non è un impegno civile ma quello che si sente da dire è già stato detto da Karol Wojtyla “Non abbiate paura” .
Le paure di oggi saranno sicuramente diverse fra 20 anni, ma quelle di oggi sono a cura di un sistema che tende a far avere paura, proponendo le problematiche del clima, delle borse, delle guerre, con il solo scopo di tenerci tutti a bada.
Pertanto quello che Baricco tende a consigliare è “non combattere battaglie che vi consegnano, ma abbiate il coraggio di combattere battaglie vostre”.
“Non arrendersi alla barbarie ma dare un equilibrio alla barbarie”.
Anna De Marzo