Bari – Mostra dal titolo “Flags” che vede la partecipazione di Lydia Dambassina, Lello Gelao, Gabriela Golder, Francesca Loprieno, Johanna Reich.

Flags
Lydia Dambassina, Lello Gelao, Gabriela Golder, Francesca Loprieno, Johanna Reich
La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea riprende il suo percorso espositivo con “Flags” che vede la partecipazione di Lydia Dambassina, Lello Gelao, Gabriela Golder, Francesca Loprieno, Johanna Reich.
La bandiera come filo conduttore di un’intera esposizione, oggetto da indagare, simbolo che racchiude sogni, paure, illusioni, speranze.
Terreno fertile per molti artisti, la bandiera è stata ed è tuttora un forte pretesto creativo per esprimere le proprie idee e fare tutta una serie di considerazioni e riflessioni su ciò che rappresenta o dovrebbe rappresentare, simbolo di libertà individuale e personale, ma anche emblema di verità innegabili e drammaticamente attuali.
Numerosi gli esempi di artisti contemporanei che è possibile citare, fra questi, il grande quadro Festa Cinese (1968) di Mario Schifano, con le bandiere rosse che invadono l’intero campo visivo allagandosi a tutto lo spazio che circonda il dipinto.
Era il 1971 quando Alighiero Boetti uno degli artisti italiani più attivi e eclettici della seconda metà del Novecento e, in particolare uno dei maggiori esponenti dell’Arte Povera, realizzava l’opera Mappa che consisteva in un’immagine classica del planisfero politico in cui l’innesto di bandiere di specifiche nazioni nella carta geografica suggeriva, invece, che non esistono barriere, ma diversità che possono trasformarsi in ricchezze culturali.
Più recentemente Pistoletto per l’Expo 2019 ha realizzato “La Bandiera del Mondo 1+1=3” ,simbolo di unione e di pace fra i popoli ,196 tele dipinte raffiguranti le bandiere dei paesi del mondo, disposte secondo la forma del simbolo del Terzo Paradiso.
Forse, tra tutte le bandiere, è quella americana ad avere stimolato una produzione tanto vasta, varia e con carattere fortemente problematico se non assolutamente critico. Simbolo geografico ed enciclopedico, colore di patrie lontane, vessillo di lotte sociali. Cos’è una bandiera oggi? In tempi di nuovi nazionalismi ce lo chiediamo spesso.
Quale significato assume, nelle opere in mostra, questo simbolo e da quali esigenze deriva il suo utilizzo?
Le artiste invitate, affrontano questo tema con linguaggi diversi come la fotografia, il video e la pittura.
Lydia Dambassina, nata a Salonicco, vive e lavora fra Parigi, Atene l’isola di Kea. Ha studiato alla Scuola di Belle Arti di Grenoble e Psicopatologia e Pedagogia alle Università Parigi V e Grenoble. Ha lavorato come ricercatrice in epidemiologia psichiatrica e come direttore artistico nella produzione cinematografica.
Dal 1976, Lydia Dambassina lavora con vari mezzi come pittura, fotografia, installazioni e proiezioni video con la preoccupazione ossessiva per il cambiamento climatico.
Il suo lavoro parla di natura, amore, dicotomia nella percezione di sé, tempo, religione, condizione delle donne, politica, immigrazione e della crisi etica ed economica che stiamo vivendo negli ultimi anni. Il suo approccio interdisciplinare, la qualità e la selezione dei temi, nonché la combinazione di testo e immagine sono le principali caratteristiche distintive del suo lavoro. Scrive Barbara Polla: “Pochi artisti sono stati così impegnati per così tanti anni nel coniugare valori umanistici, preservazione della natura e lotta contro le disuguaglianze economiche sia nell’arte che nella vita”.
Negli ultimi dieci anni il suo lavoro si concentra sulla crisi economica e morale globale e sulle disuguaglianze che sono in crescita esponenziale. L’opera Alle Wege sind verschlossen di Lydia Dambassina è parte di un progetto, Party’s over – Starts over iniziato nel 2008 e completato nel 2011, che tocca vari aspetti della crisi economica, culturale e morale che affligge la Grecia e non solo.
Lydia aderisce al pensiero di Alex Preston: “Credevamo tutti nel sogno: che eravamo parte di una fioritura eterna, che stavamo vivendo il sogno. La crisi economica è la storia principale del primo decennio del 21° secolo”. L’artista tenta di esprimere la posizione dell’artista moderno rispetto ai problemi del suo tempo.
Lello Gelao è un artista italiano che vive e lavora a Bari. Dopo essersi laureato in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, si è specializzato in grafica. Unisce l’attività di artista a quella di insegnante.
La sua ricerca, che si è sempre svolta nell’ambito del linguaggio pittorico, verte da alcuni anni sul tema del ritratto attingendo ad un immaginario che è quello dei mass media e della fotografia.
Le sue figure, stagliate spesso su fondali anonimi, sono immagini nitide, luminose, rese in una particolare prospettiva bidimensionale e private di ogni connotazione sentimentale, ma che riescono a comunicare una profonda risonanza psicologica.
Nei suoi quadri solitamente l’artista inserisce un unico personaggio, come nell’opera proposta in questa mostra, solo e distaccato fisicamente e psicologicamente, riuscendo a cogliere un momento particolare, in cui il tempo si ferma e tutto appare immobile, silenzioso.
In Ragazzo con bandiera, un dipinto a olio su tela, ritrae un ragazzo riuscendo a cogliere una dimensione interiore densa di mistero. Il vessillo colorato di rosso non è qui simbolo identitario ma un semplice gioco per ragazzi.
L’artista visiva argentina Gabriela Golder è curatrice e docente di Video sperimentale e nuovi media in Argentina e all’estero, è co-direttrice della Bienal de la Imagen en Movimiento (BIM) e di CONTINENTE, Centro di ricerca sulle arti audiovisive, presso il Universidad Nacional de Tres de Febrero, in Argentina. È anche curatrice del Programma Sperimentale di Video e Film del Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires.
Lavora principalmente nella video arte sperimentale e nell’installazione audiovisiva; la sua pratica solleva questioni legate alla memoria, all’identità e alla violenza delle istituzioni e al mondo del lavoro.
“Rebeliones” fa parte di una serie di installazioni video intitolate “Todo se enciende” in cui l’artista propone una reinterpretazione contemporanea delle litografie iconiche del famoso incisore Guillermo Facio Hebequer.
Esposto al Museo Nazionale di Belle Arti del Cile, è un progetto che prende come riferimento la serie di stampe Tu historia, compañero (1933) di Hebequer. Per la sua realizzazione l’artista ha lavorato con la partecipazione di un gruppo di operai delle fabbriche rigenerate attraverso la gestione dei lavoratori e di attori di teatro comunitario che danno corpo ad una serie di scene che rappresentano l’oppressione e il peso della classe proletaria.
In Rebeliones, Golder ricrea La Internacional, una stampa del 1935, in cui Hebequer, attraverso un’estetica rivoluzionaria, rivendica l’emancipazione dei lavoratori alludendo esplicitamente al famoso inno dei lavoratori.
Francesca Loprieno è un’artista italiana che vive e lavora a Parigi. Si è laureata presso l’Accademia di Belle Arti in “Fenomenologia dell’arte contemporanea” (Roma) e “Fotografia e Video” presso l’Ecole Nationale Supérieure des Arts décoratifs (Parigi). Sperimenta differenti linguaggi, privilegiando la fotografia, il video e l’installazione, e fa dell’attraversamento e del viaggio, sostanziato dalla memoria personale e collettiva, il suo attuale campo di ricerca. Il suo lavoro è un personale tentativo di messa in dialogo tra la percezione del paesaggio e il suo intimo attraversarlo con l’intento di raccoglierne tracce sensibili e impercettibili, frammenti di un diario intimo nel quale l’identità e l’alterità si compenetrano per generare una storia più ampia e collettiva.
Presenta un dittico fotografico intitolato “Limes”, termine di origine latina e mutuato dal vocabolario militare che indica il confine, la delimitazione territoriale, la frontiera tra il noto e l’ignoto.
In un cielo asettico, un drappo bianco è sostenuto da mani femminili inneggianti alla ricerca della pace e alla resa. L’immagine con la bandiera è rafforzata da quella di un terreno anonimo accompagnato dalla frase “Tu rencontreras tes limites mais tu n’auras pas de frontières” (incontrerai i tuoi limiti, ma non avrai frontiere) che invita a superare ogni sguardo e a percorrere fisicamente ed emotivamente i luoghi per attraversarli liberamente. Le immagini sono un invito alla comunione delle differenze e alla riconquista dell’umanità come elemento unificante.
Johanna Reich nata a Minden, in Germania, ha conseguito una laurea in Belle Arti presso l’Accademia di Belle Arti di Muenster e di Amburgo (Kunstakademie Münster, HfbK Hamburg) e studi post-laurea presso l’Accademia di Media Arts di Colonia, dove vive e lavora oggi.
Nel suo lavoro, combina tecniche contemporanee come fotografia, video, performance o proiezioni olografiche con media tradizionali come la pittura o la scultura. Nei primi lavori come la video performance in mostra “Flags” elemento centrale del lavoro è la sua azione performativa davanti alla telecamera.
In tempi di onnipresenza dell’immagine in movimento l’artista esplora la relazione tra l’uomo e il mondo virtuale ed indaga i limiti della tecnologia digitale.
“Viviamo da tempo in due mondi; il mondo virtuale può essere visto come il simulacro del mondo fisico. Tuttavia i due mondi si sono sovrapposti e si sono influenzati a tal punto che la domanda attuale sembra essere se il mondo reale non sia diventato un simulacro del simulacro…
Identità o immagine? Simulazione, iperrealtà, illusione o inganno? In che tipo di mondo viviamo e quali immagini vediamo?”
Il punto di partenza della videoperformance in mostra è stata la Coppa del Mondo FIFA del 2006. Per la prima volta dopo molti anni dalla Seconda Guerra Mondiale, le bandiere tedesche potevano essere viste ovunque in Germania. Affrontare i colori nazionali tedeschi in ogni angolo innescava una serie di sensazioni complesse. Il video Flags appartiene a una serie di “video dipinti” che esaminano l’interazione tra il significato dei colori nazionali e l’identificazione in tempi di globalizzazione: l’artista dipinge il suo ambiente con i colori con cui è vestita. Vestita di tre colori, viene creata la prima bandiera. Il processo manterrà sempre un colore del dipinto esistente, da cui risulta quanto segue: una striscia rossa della bandiera spagnola diventa la striscia rossa della bandiera polacca. Durante il processo pittorico la combinazione di colori e prospettiva (della macchina fotografica) cambiano i loro significati: diventano identità nazionali diverse.
Sede
Muratcentoventidue-Artecontemporanea
Via G. Murat 122/b – Bari
Inaugurazione
Sabato 13 aprile, 2024, ore 19.00
Periodo
13 aprile – 30 maggio 2024
Orario di apertura
Lunedì, martedì e sabato solo su appuntamento
mercoledì, giovedì e venerdì dalle 18.00 alle 20.00
Info
3348714094 – 392.5985840
http://info@muratcentoventidue.com
http://www.muratcentoventidue.com
http://www.facebook.com/MuratcentoventidueArtecontemporanea
https://www.instagram.com/muratcentoventidue_bari
CV
Lydia Dambassina è nata a Salonicco (Grecia). All’età di quindici anni si trasferisce a Lione (Francia) dove completa la scuola secondaria. Ha studiato alla Scuola di Belle Arti di Grenoble e Psicopatologia e Pedagogia alle Università Parigi V e Grenoble. Ha lavorato come ricercatrice in epidemiologia psichiatrica e come direttore artistico nella produzione cinematografica. Dal 1976, Lydia Dambassina lavora con diversi mezzi come pittura, fotografia, installazioni e videoproiezioni. Lydia Dambassina è esposta più frequentemente in Grecia, ma ha tenuto mostre anche in Italia, Stati Uniti e altrove. Lydia Dambassina ha esposto al Museo di Arte Contemporanea (Salonicco), al Museo Macedone di Arte Contemporanea (Salonicco), al Museo Benaki (Atene ), gli Hôpitaux Universitaires (Ginevra), l’Eglise de Saint-Eustache-Nuit Blanche (Parigi), la Kunsthalle Athena (Atene), il Centro d’Arte Contemporanea (Salonicco), il Museo Alex Mylona (Atene) e la Biennale di Mykonos 2013 Altre mostre degne di nota sono state alla Biennale di Atene di Atene e al Museo Nazionale di Arte Contemporanea – EMST di Atene. Lydia Dambassina ha esposto con Manolis Baboussis e Dimitris Merantzas. L’arte di Lydia Dambassina è presente in almeno una collezione museale, al Museo Macedone di Arte Contemporanea (MOMus) di Salonicco.
Lello Gelao è nato a Bari dove vive e lavora. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bari laureandosi in Pittura. Nel 2006 ha conseguito la specializzazione in grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Bari . Insegna Disegno e Storia dell’Arte presso il Liceo Scientifico “Arcangelo Scacchi” di Bari. Dopo aver esordito in gallerie storiche di Bari come Centrosei-Arte Contemporanea, Galleria Campanile, Galleria Ester Milano Cimmarrusti , ha esposto in una serie di mostre in Italia e all’estero ( Verona, Bolzano, Malo , Milano, Parigi, Nizza, New Delhi, Düsseldorf ). Nel 2010 si è tenuta una sua personale a Düsseldorf presso la Galleria Peter Tedden,
nell’ambito della Quadriennale di Düsseldorf. Nel 2006 ha contribuito alla nascita di Muratcentoventidue Artecontemporanea un’associazione che, a Bari, si occupa della promozione dell’arte contemporanea. Tra le sue ultime mostre: 2010 Uomini, Galleria Peter Tedden, Düsseldorf, Germany;2013 Invisible Present, Galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari: Nel 2018 “What we once were”, Muratcentoventidue Artecontemporanea (Bari;)Nel 2018, “Gala”, Spazio Murat, Bari ; 2018, Emschergold-Sammlung Tedden, Galerie Münsterland, Emsdetten, Germany, 2019, “Female Portraits” , Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari ;nel 2021, “Animals” , Muratcentoventidue Artecontemporanea, Bari. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private.
Gabriela Golder lavora con video, installazioni, performance e interventi site-specific. Le sue opere sollevano fondamentalmente questioni legate alla memoria, all’identità, alla violenza istituzionale e al mondo del lavoro. È professoressa presso l’Universidad Nacional de Tres de Febrero in Argentina, curatrice del Programma Sperimentale di Video e Cinema presso il Museo di Arte Moderna di Buenos Aires e direttrice della BIM (Biennale Moving Image, di Buenos Aires).
Ha ricevuto numerosi premi per il suo lavoro, tra gli altri: Menzione d’onore alla 15a Biennale di Sharjah (2023); Miglior opera, Salone Nazionale di Arti Visive, Argentina (2021); Estado da Arte, 21a Bienal de Arte Contemporánea Sesc_Videobrasil (2019); “Premio Sigwart Blum”, Associazione dei critici argentini (2007); Premio ZKM Media Art, Germania (2004); Premio Videoformes, Francia (2003) e Premio Video Tokyo (2002).
Le sue mostre includono: 15a Biennale di Sharjah; Arrancar los ojos, Espacio de Artes y Memoria Fragmentos, Bogotà, Colombia; DreamCity, Tunisi; Los ojos desiertos, Fundación Andreani, Buenos Aires, Todo se enciende, Museo del Grabado, Buenos Aires; Escenas de trabajo, Museo de Bellas Artes de Chile; 21a Bienal de Arte Contemporánea Sesc_Videobrasil, San Paolo; Biennale di Giakarta; Whitechapel Gallery, Gabriela Golder e Wojciech Bakowski, Artist’ Film International, Londra; Gabriela Golder, Dazibao, Montreal; Dissonanza, Getty Center, LA, USA.
Francesca Loprieno vive e lavora a Parigi. Dopo la laurea presso l’Accademia di Belle Arti in “Fenomenologia dell’arte contemporanea” (Roma) e “Fotografia e Video” presso l’Ecole Nationale Supérieure des Arts décoratifs (Parigi) ha svolto numerose esperienze nell’ambito della didattica presso scuole d’arte e istituzioni museali. Dal 2017 collabora con la Maison du Geste et de l’Image di Parigi, centro di ricerca per le immagini visive con la quale realizza vari progetti istituzionali nell’ambito della ricerca fotografica e la trasmissione pedagogica. Attiva tra l’Italia e la Francia, partecipa a numerose esposizioni collettive e personali, a varie residenze artistiche internazionali, fiere ed eventi istituzionali.
Nel 2021, pubblica il suo primo libro d’artista “Harnes”, edito in Francia da Esprit de l’Escalier. Quest’opera fa parte delle collezioni private d’arte del Premio Bastianelli, del Book Award 2022 di Arles e del Volumes Award 2022 di Zurigo. Nel 2023 ha preso parte alla residenza artistica internazionale Return2Ithaca in Grecia. Il suo progetto Sulla Distanza è tra i vincitori del Premio New Post Photography (MIA PHOTO FAIR 2023) e tra i finalisti della 12° edizione del Premio Francesco Fabbri – sezione fotografia contemporanea.
Tra i suoi progetti più importanti, ritroviamo: nel 2011, Identi-kit, con cui ha partecipato alla 54a Esposizione Internazionale d’Arte della “Biennale di Venezia”, 471, con cui nel 2018 ha vinto il Premio della Fondazione Primoli di Roma per lo sviluppo della cultura letteraria e artistica tra Italia e Francia, creazione poi acquisita dalla stessa fondazione. Nel 2021, presso il Palais de Tokyo di Parigi, ha partecipato a “Detour 2.0 A journey throught creative catalysts”, a cura della Moleskine Foundation, ente che poi ha acquisito e accolto l’opera nella sua collezione. Nello stesso anno Urbild, Red Lab Gallery Lecce, Sibilla, Galerie Hors-Champ, Saint Mathurin sur Loire (Francia), Future Roots, Red Lab Gallery Milano. Nel 2020, Cabinet de Merveilles, Maison d’Emma, Saint Mathieu de Treviers (Francia). Nel 2019, Sibilla, Galerie L’Aberrante, Montpellier, (Francia), Identi-Kit, Maison du Geste et de l’Image, Parigi (Francia). Nel 2018 Limes, Maison du Geste et de l’Image
Parigi (Francia). Nel 2014 il suo lavoro Insulae viene esposto nelle sedi della Piramida di Tirana (Albania), alla National Gallery of Cetinje (Montenegro), al Museum of Contemporary Art of Rijeka (Croazia) e ai Magazzini del Sale (Venezia) in occasione del progetto Coexistence for a new adriatic koiné promosso dal Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Italia).
Johanna Reich è nata a Minden, Vestfalia; vive e lavora a Colonia, in Germania.
Ha studiato all’Accademia d’arte di Münster con Guillaume Bijl, Andreas Köpnick e Peter Schumbrutzki, all’Università di Belle Arti di Amburgo con Gerd Roscher e Wim Wenders, all’Accademia di Media Arts di Colonia e alla Facultat de Belles Arts di Barcellona.
I suoi lavori sono già stati esposti in mostre individuali o collettive in Germania e all’estero, tra cui nelle seguenti istituzioni: Tokyo Metropolitan Museum of Photography (2007), Museo Reina Sofia, Madrid (2009), Kunsthaus Hamburg (2010), Stella Art Foundation, Mosca (2010) Art Works Berlino (2010), Museo d’Arte Contemporanea dell’Estonia (2010), Cobra Museum Amstelveen (2011), Museo d’Arte Contemporanea Canadese, Toronto (2011), Videonale 13, Kunstmuseum Bonn (2011), Museum für Konkrete Kunst Ingolstadt (2011), Arp Museum Rolandseck (2012), Kunsthaus Nürnberg (2013), Kunsthalle Münster (2013), Frankfurter Kunstverein (2013), Palais de Tokyo Paris (2014), Kunsthaus Düsseldorf (2014), Sculpture Museum Glaskasten Marl ( 2015), Clemes Sels Museum Neuss (2015), PRISKA PASQUER (2015), Kasseler Kunstverein im Friedericianum, Kassel (2016), Litfaßsäulen Köln,Colonia, Colonia (2016), Istanbul Modern (2016), PRISKA PASQUER (2016), Äkkigalleria, Jyväskylä, Finlandia (2017) LVR, Brühl (2018), Simulacrum, Galerie Priska Pasquer, Colonia (2018), The Long Now, Museum Goch (2018), Inner Nature, Äkkigalleria, Jyväskylä, Finlandia (2018),OWL 5 Cerca Traces (mostra collettiva), Marta Herford (2019), All the world’s a frame, Kunstverein Morsbroich (2020), Girl meets girls , Vestfossen Art Laboratory, Norvegia (2022), GLITCH. The Art of Interference, Pinakothek der Moderne, Monaco di Baviera (2023).
Tra gli altri premi ha vinto il Nam June Paik Award (2006), il Japanese Excellence Prize for Media Art (2007), il Funding Award dello Stato della Renania Settentrionale-Vestfalia per Media Art (2009), il Konrad von Soest Award (2011) e il “Luise Straus Award” (2017).
Le sue opere fanno parte di collezioni internazionali come la Collezione Jerry Speyer di New York, la Collezione Goetz di Monaco o la Collezione del Museo Ludwig di Colonia.