LAUGH! (RIDI!) di Monica Pirone
La mostra che presentiamo si compone di venti cassette installative al cui interno sono collocate altrettante bambole che rappresentano ruoli diversi, interpretando ciascuna un personaggio e raccontando ognuna una storia: la storia di tutte noi, bambine, adolescenti, donne che, nel tempo, animano ed hanno animato la scena, scrivendo la storia del loro Paese di origine ed in alcuni casi del mondo. Un’occasione per raccontare le molteplici realtà ed accendere una luce su verità a volte dimenticate, fatte di conquiste e coraggio, ma anche tragedie ed iniquità che purtroppo ancora oggi dobbiamo rilevare e che ogni giorno sono oggetto di cronache che non vorremmo mai leggere.
La forma-contenitore bambola diviene così il veicolo di narrazioni, un involucro leggero che porta in sé temi pesanti da accettare.
Una bambola che quasi tutte noi abbiamo posseduto e che interpreta oggi, attraverso la mia reinterpretazione artistica, nuove storie e nuovi significati. Mentre lavoravo a questa mostra rendendo simbolo ogni elemento, cambiando colore e tagli dei capelli, modificando forme, lavorando sui volti per fissare il momento, mi sono resa conto di non riuscire a modificare la bocca. Questi sorrisi che possono rappresentare la forza di noi donne, nonostante tutto, ma anche sorrisi di chi deve ridere per compiacere, per non mostrare, per nascondere verità, un sorriso amaro per molte di loro, unico elemento davvero non modificabile.
Da qui il titolo, RIDI!, dove il punto esclamativo per molte di noi è ancora, purtroppo, un imperativo.
Le schede che accompagnano le installazioni vanno considerate come una piccola guida e sono volutamente tratte dal web. Invitano lo spettatore ad aggiornarsi sul tema, sono indicatori del sentire comune, ci chiedono di approfondire il nostro interesse, accendono luci su argomenti che spesso vengono omessi. Troverete dati, cifre, date, fatti, luoghi, nomi, ma non hanno lo scopo di essere esaurienti delle storie narrate, potrebbero in alcuni casi non essere aggiornati o non precisi, ma ci chiedono di parlarne, di divenire oggetto di discussione, di renderci partecipi dei drammi in atto, di non voltare le spalle a fatti che a noi sembrano distanti, di assumerci una parte di responsabilità, di prenderci carico di ingiustizie che non possono essere accettate, di prendere per mano alcune di loro e fare ognuno la propria parte, per trovare risoluzioni.
Il mondo non può fare finta di non sapere e ciascuno può fare la differenza. Si può iniziare dal posto di lavoro, nel luogo in cui si vive, nel proprio Paese di appartenenza, nelle proprie famiglie. Si può iniziare a non fare più finta che tutto vada bene ed a questa consapevolezza è richiesta una azione concreta.
Ogni luogo è il posto giusto per parlarne, l’arte ha il dovere di uscire dai Musei e dalle gallerie e fare della forma una narrazione utile alla società, un contributo fondamentale per immaginare un mondo differente dove le donne possano avere pari opportunità, diritti eguali che le rendano libere di disegnare la propria vita.
I simboli che vedrete sono stati oggetto di ricerca e studio di più di un anno di lavoro e divengono icone per identificare le situazioni affrontate. Sono solo una parte delle tante donne che avrei voluto raccontare. La mostra è quindi da considerarsi in progress, perché il tema che porta in sé è in continua evoluzione.
Un lavoro appassionato che nella gestualità stessa, mi ha riportato a quella età dell’innocenza, del cucire, progettare abitini, ritagliare piccole stoffe, ricamare, pettinare, immersa in quella tenerezza ed empatia che mi ha reso partecipe delle storie e dove il sentimento di “sorellanza” sta tessendo i fili per delineare i sentieri di questo percorso.
Alstom ha scelto quest’anno di promuovere una serie di conferenze di sensibilizzazione e di conoscenza sul tema e si impegna costantemente attraverso azioni ed iniziative che hanno l’obiettivo di formare* le persone attraverso la condivisione di informazioni necessarie per incentivare la cultura del rispetto della dignità della donna e fornendo gli strumenti principali per poter reagire e denunciare ogni forma di violenza di genere, esortando a farsi portavoce all’interno della propria rete relazionale.
Per questo motivo ha scelto di rendere complementare alle conferenze, questa installazione unica che verrà portata all’interno delle sedi Alstom in tutta Italia, per raggiungere ogni collaboratore e aprendo questa possibilità anche la cittadinanza. Perché tutti insieme, si può fare la differenza e dire ancora una volta NO a qualsiasi forma di Violenza di genere.
*Il progetto si inserisce nel programma della campagna nazionale “GENERIamo cultura” della Commissione Nazionale Pari Opportunità di Federmeccanica.