Donna non rieducabile, dramma di una giornalista di Stefano Massini, è la rappresentazione teatrale portata in scena dalla bravissima Ottavia Piccolo, al Teatro Piccinni di Bari e che ha dato il via alla stagione teatrale 2009/2010 del Teatro Abeliano.
Scritto da Massini in memoria della giornalista russa, Anna Politkovskaja, assassinata nell’androne del suo portone il 7 ottobre 2006,mentre stava rincasando.
Una morte annunciata, una morte violenta che la stessa Anna, sapeva di andare incontro ogni giorno della sua vita, solo per aver svolto bene il suo lavoro, tanto che in una conferenza a Vienna nel 2005, denunciò il diritto di libertà di stampa negato e la paura per molti di scrivere la verità “Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare”.
Massini in questo lavoro non vuole raccontare la storia di Anna, ma ha voluto trasportare con immediatezza e ferocia, il pubblico nei luoghi dove Anna è stata, come a seguir con lei un reportage fotografico ed osservare quello che lei ha realmente visto. Perché lei era lì.
Così lo spettacolo si compone di vari fotogrammi, relativi a periodi e luoghi diversi, ma con lo stesso filo conduttore comune, l’odio, sentimento tale da annullare il proprio nemico, non vedendolo più come razza umana.
Il palcoscenico è scarno vi è solo una piccola scrivania ed una panca, niente ornamenti superflui, non occorrono, perché il protagonista assoluto a cui il pubblico deve concentrare la sua attenzione è la “Parola” o meglio le parole scritte da Anna Politkovskaja e pubblicate sul giornale Novaja Gazeta, quotidiano russo di ispirazione liberale.
Ad accompagnare il monologo realizzato con il coordinamento artistico di Silvano Piccardi, Floraleda Sacchi, che ha eseguito musiche dal vivo suonando l’arpa, strumento tanto melodioso ma pizzicandolo nel modo giusto, ha dato la sensazione di essere a volte una raffica di mitra, il gocciolare del sangue, l’ansimare di una persona.
Il Memorandum teatrale su Anna Politkovskaja, inizia con la descrizione agghiacciante di una testa mozzata penzolante in una piazza e che gocciola, gocciola e… . E’ la testa di un Ceceno mozzata dalle guardie russe, messa in mostra come ammonimento.
Racconta di come i russi assoldano giovani per inviarli in Cecenia, con l’obbligo da parte loro di uccidere 3 0 4 ceceni al giorno. E loro eseguono, giustificandosi “non sono mica uomini, sono ceceni”.
Gli appunti di Anna, sono molto dettagliati.
Ama descrivere quello che vede, senza esprimere opinioni e lo fa prima rappresentando lo scenario, dai palazzi grigi, ricoperti di neve, per poi entrare nei dettagli. Dettagli sconcertanti che sembrano appartenere ad un mondo non nostro, eppure il primo pensiero che scaturisce è “l’olocausto del secolo scorso non ha insegnato proprio niente al genere umano”.
“Nella Cecenia la morte è talmente presente che dopo un po’ non ci fai più caso. E’ una terra di nessuno dove tutto è sospeso , la gente non esiste, appaiono come corpi che camminano senza nulla dentro” è questo che Anna avverte attraversando quei territori, è questo quello che ieri sera abbiamo potuto “vedere” con le sue parole.
Anna De Marzo
photo Egidio Magnani