In edicola da solo una settimana , Gad Lerner ha presentato il suo libro ‘Scintille’ alla libreria Feltrinelli di Bari.
Chi si aspettava di trovare un Gad Lerner agguerrito come di solito lo vediamo in televisione, sarà sicuramente rimasto sorpreso nell’incontrare un giornalista che ha raccontato la sua storia con la voce ancora impregnata da un dolore interiore, difficile da mascherare.
Il titolo del libro può portare all’inganno , perché le scintille non si riferiscono agli scontri televisivi a cui ci ha abituato a vedere, ma è legato a qualcosa di più profondo e religioso.
“Scintille” sono le anime vagabonde che nello scontrarsi danno origine per l’appunto a delle scintille. Queste anime ruotano intorno a noi quando la separazione dal corpo è dovuta a circostanze dolorose o traumatiche e nel Gigul della Qabbalah ebraica, reclamano di essere perpetuate nel riconoscimento senza il quale la serenità è insopportabile.
Gad Lerner si è così avventurato nel suo Gigul personale e familiare.
Ha ricostruito la vicenda censurata della sua famiglia.
“In ogni famiglia ci sono dei non detti – afferma Lerner – Nasce quando ci si deve confrontare con il dolore, con le guerre conseguenze che portano i nostri parenti a nascondere le motivazioni perché quel parente lo disprezziamo o non lo vediamo o sentiamo da anni”.
“Quando di colpo scompare la tua famiglia – prosegue Lerner – e non si è capace di raccontare a tuo figlio (in questo casa a mio padre) il perché e far finta che nulla fosse accaduto al solo scopo di proteggerlo, porta come effetto alla privazione della confidenza con i genitori”.
Una censura familiare che è proseguita anche tra lui e i suoi genitori, arrecandogli tanta sofferenza.
Così dopo tanti anni ha deciso di intraprendere un viaggio , un cammino personale ed è nato questo libro con lo scopo di scrivere e portare alla luce una storia volutamente nascosta.
“Questo cammino mi ha imposto delle riflessioni di carattere storico, che ho scritto più per me che per i miei lettori, con l’interrogativo se consegnare queste memorie dolorose ai miei genitori o aspettare la pubblicazione dopo la loro morte. Ho deciso di consegnarlo”.
Le memorie scritte nel libro non sono mai state raccontate dai genitori di Lerner e nemmeno le foto pubblicate appartengono alla sua famiglia. Sono il risultato di una indagine personale, una ricerca che lo ha portato in varie parti del mondo, perché le sue origini sono multietniche.
I suoi nonni materni sono nati a Tel Aviv sotto l’impero Ottomano e i loro documenti erano scritti in turco.
I suoi nonni paterni sono nati sotto l’impero Austro-Ungarico con il dominio degli Asburgo.
Due imperi scomparsi. Così come tutte e due le sue discendenze.
Un viaggio doloroso che lo ha portato a pregare e poggiare tante pietre su tombe di familiari ed amici.
“Nella mappa mentale che mi sono predisposto – continua Lerner – Beirut è mia madre, Boryslaw è mio padre. Ma io sono italiano, anche se nato a Beirut, e ci tengo alla mia italianità, solo che è un po’ complicata. Ho scritto questa libro nella lingua italiana non avrei saputo scriverlo altrimenti. Ho potuto intraprendere questi viaggi ed entrare in Libano, dopo 50 anni da infiltrato, solo perché in possesso del passaporto italiano”.
Un libro che è un reportage storico e geografico di grande intensità, un libro che serve a dar serenità alle anime vagabonde della sua famiglia.
Anna deMarzo
photo Egidio Magnani