“Oggi in V commissione gli esperti della task force che ho costituito hanno spiegato, con la forza della scienza e dei numeri, l’inutilità in termini di approvvigionamento energetico e il danno in termini ambientali dell’uso delle trivelle nei nostri mari. Sono soddisfatta perché, grazie alle delucidazione dei professori, ho trovato unità di intenti da parte dei consiglieri regionali, in un’ottica di dissenso verso questo arcaico sistema di estrazione energetica. L’impegno del mio assessorato e della Regione Puglia prosegue sulla strada dell’informazione scientifica e del coinvolgimento del territorio, al fine di salvaguardare il nostro mare e le nostre comunità pugliesi che traggono la loro fiorente economia proprio dall’ecosistema marino. Non ci fermeremo qui e confidiamo in una presa di coscienza da parte del Governo”. Lo ha dichiarato Anna Grazia Maraschio, assessora all’ambiente della Regione Puglia, durante la V commissione regionale, dove in audizione si è discusso della questione trivelle alla presenza di due membri del team tecnico/scientifico costituito dall’assessora Maraschio: Ferdinando Boero, chair alla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, e Vito Felice Uricchio, dirigente dell’Istituto di Ricerca Sulle Acque del Cnr.
“È abbastanza peculiare che il mondo della ricerca scientifica si trovi a ripetere questioni già recepite dall’Unione Europea – ha affermato Boero – la transizione ecologica, che abbiamo deciso di abbracciare, prevede l’abbandono delle fonti fossili e il passaggio alle rinnovabili. Abbiamo ricevuto 209 miliardi per farlo, non certo per andare a cercare altro gas. Uno dei descrittori di buono stato ambientale della direttiva marina, che è stata recepita dal nostro Paese, riguarda l’immissione di energia, inclusa quella sonora, che non deve alterare il funzionamento degli ecosistemi. Per fare le prospezioni, necessarie all’individuazione dei giacimenti, bisogna usare gli air gun, che è il secondo emettitore di energia sonora dopo le esplosioni atomiche. Questo va contro il descrittore numero 11 di buono stato ambientale. In più si prevede che non debbano essere alterati in modo significativo i fondali. Le trivellazioni, appunto, alterano in modo significativo i fondali”.
“Una delle argomentazioni a favore delle trivellazioni è “tanto lo fanno già gli altri” – dichiara sempre Boero – riferendosi a chi ha constatato che ci sia già la Croazia a svolgere le estrazioni nel mar Mediterraneo – “se tutti evadono le tasse allora evado anche io? Non è un ragionamento corretto questo. Occorre fare le cose giuste. Se gli altri fanno cose sbagliate non è un buon motivo per seguirli, in più l’Italia è nel G7 e ha un dovere come Paese guida di dare il buon esempio. Credo che non esistano argomentazioni per sostenere questo tipo di posizioni, né da un punto di vista normativo, né da un punto di vista ecologico, né economico. Quando si fanno le analisi economiche bisogna calcolare i costi e i benefici: i costi della distruzione del capitale naturale sono molto più alti dei benefici che ricaviamo trivellando ed estraendo un po’ di gas, alterando la biodiversità e il funzionamento degli ecosistemi”.
Un altro punto su cui è stata fatta chiarezza è se esistano dei luoghi idonei per le attività estrattive. “La direttiva marina chiede il buono stato ambientale in tutte le acque comunitarie, non solo nelle aree marine protette”, ha dichiarato sempre Boero.
I numeri, invece, sono stati sviscerati da Vito Felice Uricchio, insieme a una disamina sulle altre possibili fonti energetiche, molto più economiche e meno impattanti. “Esistono svariate opzioni e alternative possibili rispetto allo sfruttamento di gas estratto con le trivellazioni – ha sottolineato Uricchio – gas che tra l’altro sarebbe assolutamente limitato, perché le stime parlano di 32,5 miliardi di metri cubi. Un valore assolutamente basso. Basti pensare che soltanto con il biometano ne possiamo produrre 10 miliardi l’anno ed è possibile raggiungere questi parametri in tempi brevi. Abbiamo anche altre alternative, come ad esempio la geotermia. La Regione Puglia si è dotata di una serie di impianti geotermici a bassa entalpia, i palazzi della Regione utilizzano questa tecnologia, così come anche il Cnr Irsa, che non emette nulla in termini di Co2 ed è assolutamente autonomo in termini energetici. Al contrario, le trivellazioni produrrebbero un danno certo e inutile. Realizzare tante piattaforme di estrazione per ottenere soltanto 32,5 miliardi di metri cubi, che possiamo ottenere subito con altre tecnologie, è veramente qualcosa che non ha senso. Inoltre, è contrario a quelli che sono gli obiettivi della transizione ecologica e della neutralità climatica, che dobbiamo raggiungere entro il 2050”.