Bari – Una città ‘fantastica’ e in chiaroscuro nel film ‘Il passato è una terra straniera ‘

Un film sull’identità in un periodo in cui “di nuovo non sappiamo chi siamo e cosa vogliamo. Di nuovo chiamiamo paura la nostra infelicità”. Ambientato in una Bari “fantastica”.

Si potrebbe riassumere così, con queste parole del regista Daniele Vicari, l’essenza dell’attesissima riproposizione cinematografica del romanzo “Il passato è una terra straniera” scritto e, poi, sceneggiato (in collaborazione con Daniele Vicari, Massimo Gaudioso e il fratello Francesco Carofiglio) da Gianrico Carofiglio.

Dal libro alla pellicola – fino a poco tempo fa concorrente al Festival internazionale del Film di Roma e nelle sale a partire dal 31 Ottobre – il passaggio è stato diretto, come chiarisce il regista: “ ho scelto di realizzare Il passato è una terra straniera non perché avessi intenzione di fare un film su qualche libro di Carofiglio, ma perché in questo libro ho trovato una serie di elementi narrativi e spunti cinematografici molto interessanti e un valore universale nella storia”.

Una storia audace per alcune punte di violenza (tanto da essere vietato ai minori di 14 anni) che ha come protagonista Giorgio, interpretato da Elio Germano, un “bravo ragazzo”, laureando in giurisprudenza, fino all’incontro con Francesco (Michele Riondino) baro nel gioco d’azzardo nella Bari notturna della cattiva società, cocainomane e amante di “donne di lusso annoiate”.

È proprio la figura della donna, in un film sull’amicizia tra due uomini, ad affascinare e ad incuriosire, in quanto interpretata da attrici di rilievo come Valentina Lodovini (nel ruolo di Antonia) e definita da contorni evanescenti, da “pochissime pennellate che riescono a darle profondità”.

Ma nel film la prima donna è Bari, una città “immaginaria” in chiaroscuro, vista dal biancore del suo centro storico e dal buio dei suoi angoli nascosti.

Ha spiegato Daniele Vicari: “Mi sono spaventato perché la Bari attuale è il contrario della Bari degli anni ’80 descritta nel libro. È una città luminosa nonostante i suoi mille problemi”. Problemi che, addirittura, possono diventare virtù: il cantiere di piazza Cesare Battisti con il suo tanto contestato corridoio può diventare, infatti, lo sfondo più adatto a girare la scena finale del film.

“Era previsto girare la fine a Taranto, ma poi abbiamo trovato la location migliore affianco all’Università”, ha precisato il regista raccontando anche l’aneddoto del “camminamento di legno”, smontato per la sua pericolosità e poi rimontato ad hoc per le riprese.

Rimane da capire quanto sia diversa dal libro e quanto uguale al vero questa immagine di una Bari riflessa nello specchio dei suoi contrasti.

Marisa Della Gatta