Presentato dall’Associazione Culturale Tin Pan Alley, ieri sera al Palatour di Bitritto, il Musical “Sunshine – The musical show”, con la regia di Antonella Sallustio.
Ma quello che si è visto ieri non era un musical, ma bensì tre musical in uno. No, non era un offerta promozionale a saldo (prendi tre paghi uno), ma un progetto ambizioso, dove i protagonisti, tutti giovani pugliesi (dagli artisti alla produzione) hanno voluto portare sulle scene una passione che in questi ultimi anni si sta diffondendo in Italia, per l’appunto il “Musical”.
Per la riuscita di un musical occorrono un insieme di elementi che debbono essere ben amalgamati tra loro.
E’ questo quello che si è potuto vedere ieri sera, dove recitazione, canto, danza, costumi hanno contribuito alla visione di uno spettacolo, della durata di due ore, piacevole e che ha avuto un alto consenso di pubblico.
photo Egidio Magnani
Lo spettacolo ha proposto, in forma compendiata, tre musical noti sulla scena nazionale da “The Rocky horror show” a “ Muolin Rouge” e “Hair”, musical che per alcuni versi hanno in comune la triste fine dei personaggi e la trasgressione sessuale, sia essa etero o bisessuale e travestitismo.
Ma come fanno tre musical, così diversi tra loro, a fare un unico spettacolo, senza sovrapporsi e dare un senso logico alla trama?
La genialità è stata quello di non farlo partire immediatamente come un musical, ma da un incontro, non tanto fortuito, di un gruppo di giovani attori che grazie all’invito di uno sconosciuto si ritrovano, dopo cinque anni dal loro ultimo spettacolo in un magazzino abbandonato.
Un meeting che origina ricordi piacevoli e dissapori mai risolti del passato.
Ma la curiosità di quella misteriosa riunione prende il sopravvento e spaziando nel magazzino ritrovano gli abiti di scena smessi del loro ultimo spettacolo “The Rocky horror show”.
Così per gioco indossano di nuovo quei vestiti e nell’attesa di incontrare il misterioso personaggio che li ha invitati, iniziano a reinterpretare quello che era stato il loro canto del cigno.
Prendono vita : il trasgressivo dottor Frank Further, i fidanzatini d’America Brad e Janet , gli inquietanti maggiordomi, Riff Raff e Magenta e il robot Rocky, l’incarnazione dell’amante perfetto.
photo Egidio Magnani
Il gioco è riuscito, i giovani attori si sono divertiti e si accorgono che non avevano dimenticato le loro parti e pian piano anche le loro divergenze si appianano.
Ritrovano altri abiti quello del loro spettacolo Moulin Rouge e perché non giocare ancora?
Ci riprovano e l’amore della bella cortigiana Satine e dello scrittore squattrinato Christian, un amore osteggiato dal gestore del teatro Zidler e dal Duca, ritorna ad emozionare i presenti.
Al termine di questa rappresentazione fa il suo ingresso il loro produttore (Franco Blasi) che li aveva abbandonati cinque anni prima e che è il mandante misterioso degli inviti.
Spiega loro che è in grado di produrli di nuovo grazie all’incontro di un nuovo produttore che nascosto nel magazzino li ha visti recitare, cantare e danzare e vuole aiutarli per farli ritornare sulle scene.
I ragazzi accettano e danno vita agli hippies dell’età dell’”Aquario” dello spettacolo “Hair”, show che li portò al successo.
E con un travolgente finale, gli attori e i musicisti, coinvolgono il pubblico a cantare insieme a loro il brano “Let the sun shine in“.
IL musical “Sunshine” è stato un ritornare indietro nel tempo non soltanto nella finzione da parte degli attori, ma anche per tutti gli astanti, dove canzoni di oltre quaranta anni sembrano ancora attuali e col passare del tempo non hanno subito alcun tipo di deterioramento.
Ma parliamo dei protagonisti.
Non ci sono stati dei primi attori, lo erano un po’ tutti, ma non possiamo non menzionare Giordano Cozzoli, che ha interpretato il travestito dott. Frank Further, la brava Marianna Spaccavento (Janet), il bravissimo Pierluigi Capurso (Brad e Christian), la dolce Antonella Sallustio (Satine).
Gli attori hanno cantato tutti dal vivo e sono stati accompagnati da bravi musicisti sotto la direzione musicale di Giovanni Astorino (bassista dei Caparezza).
Le coreografie a cura di Antonella Battista coadiuvato dal corpo di ballo della Dance Company.
La scenografia è risultata un po’ spartana, dove solo dei simboli come il Mulino, dei candelabri o un bidone riproducevano il luogo del racconto, mentre i costumi di scena, provenienti da Londra, sono stati all’altezza dello spettacolo.
Unico difetto che si è riscontrato è stato il suono a volte troppo alto che sovrastava la voce dei cantanti e dei microfoni archetto degli attori mal funzionanti.
Ma possiamo concludere un risultato ben riuscito dove trentacinque artisti pugliesi hanno dato vita ad uno show senza precedenti nel Sud Italia, spettacolo che potrebbe assurgere a palcoscenici più vasti.
Anna De Marzo
photo Egidio Magnani