«Questo premio consente di mettere in luce il principio alla base della Slow Wine Coalition, la rete internazionale che unisce tutti gli attori che fanno parte della filiera vitivinicola – ha dichiarato Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine e coordinatore della Slow Wine Coalition in occasione della cerimonia del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow che questa mattina nello Spazio Reale Mutua ha aperto la seconda giornata di Slow Wine Fair 2024, a BolognaFiere fino a domani martedì 27 febbraio –. Ristoratrici e ristoratori sono spesso dietro le quinte, ma rappresentano l’anello di congiunzione per eccellenza quando si parla di trasmettere i valori portati avanti in vigna dai produttori tramite le carte dei vini che vengono proposte. Essi sono un elemento di diffusione e di educazione verso un consumo consapevole». Giunto alla seconda edizione, il Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow, nato dalla collaborazione tra Slow Food e la Milano Wine Week, è assegnato da appassionati e professionisti a enoteche, ristoranti, osterie, bistrot, pizzerie che valorizzano i vini di una delle categorie territoriali o tematiche in concorso. La consegna dei premi è stata introdotta da un incontro che ha visto protagoniste Francesca Mastrovito, co-curatrice della guida Osterie d’Italia, e Sara Biancalana, ostessa di Quinto Quarto a Camaiore (Lu), segnalata nella guida di Slow Food Editore tra le Chiocciole, e, che hanno raccontato le loro esperienze. «Nella scelta della carta dei vini ho deciso di far conoscere i vitigni autoctoni delle regioni italiane, meno conosciuti ma più rappresentativi del territorio – ha sottolineato Biancalana -. Perché è questo uno dei punti di forza della nostra Penisola: avere una biodiversità meravigliosa, e il mio desiderio è riportare in vita le varietà più nascoste. Un obiettivo nato grazie alla complicità con una clientela sempre più curiosa, all’interno della quale troviamo nuove generazioni attente a tematiche ambientali, sociali e culturali, e dunque alle storie presenti dietro le etichette». Storie che vengono valorizzate nella guida Osterie d’Italia grazie al riconoscimento della Bottiglia, «simbolo che identifica una selezione dei vini che è estremamente identitaria del luogo in cui ci si trova, ma soprattutto dell’oste e della sua filosofia – ha proseguito Mastrovito -. Non esiste infatti una carta dei vini ideale, ma è la figura dell’oste e dell’ostessa e la loro capacità di guidarci a fare la vera differenza. Inoltre il modello dell’osteria come esperienza identitaria italiana sta acquisendo di nuovo un ruolo fondamentale, soprattutto all’estero». Sono state oltre 500 le realtà candidate dagli appassionati per le 12 categorie protagoniste dell’edizione 2024: otto riguardano le migliori selezioni territoriali, dall’Amarone alla Champagne, passando per Etna, Carso, Romagna, Rodano, Jura e Portogallo; quattro sono, invece, tematiche: i vini provenienti da vitigni autoctoni, quelli certificati biologici o biodinamici, quelli che spiccano per il rapporto qualità-prezzo e la migliore selezione di vini italiani buoni, puliti e giusti all’estero. I locali premiati si trovano in Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Sicilia e Veneto. All’estero sono stati premiati due locali a New York e uno a Barcellona |