E’ andato in scena ieri sera, la prima dello spettacolo ‘Hell in the Cave’ dalla location inusuale, la prima voragine della Grotte di Castellana, per rappresentare l’Inferno, la prima cantica della Divina Commedia del sommo poeta, Dante Alighieri.
Per chi ha già visitato queste famose grotte pugliesi, quando si è apprestato a scendere nelle profondità delle viscere della terra, sono sicura che non ha potuto fare a meno di paragonarlo al viaggio immaginario di Dante, dove le stalagmiti e le stalattiti con le loro svariate forme hanno dato il via alla fantasia dei visitatori.
Così ieri sera mentre si scendeva nella profondità della terra, la creatività di Dante si è tramuta in realtà.
Gli spettatori, in coda, (allegoricamente come in smaniosa attesa di essere traghettate sull’altra riva) vengono accolti da urla e gemiti, e dalla voce recitante che interpretata i versi del primo e terzo canto dell’Inferno :” Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita….” “Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore …”.
Luci rosse evocano l’inferno e i fari che illuminano le stalattiti rendono angosciante l’ambiente.
Accolti da un grido simile ad un ululato, si presenta Lucifero che volteggia nella cava. Quando l’occhio dello spettatore si abitua alla semi oscurità dell’ambiente, si delineano i personaggi. Dalle stalattiti sbucano le anime in pena, chi vaga come “gent’è che par nel duol sì vinta?”, abbattuti e sopraffatti dal dolore, chi viene preso dai demoni e torturato.
Lo spettacolo si avvale dell’abbattimento della quarta parete, così sia i demoni che i dannati circolano tra gli astanti.
L’interpretazione dei demoni è molto efficace, sbuffano e non emettono suono umano, ma un borbottio bestiale, si muovono come animali e annusano i presenti per poterli riconoscerli dai condannati eterni, mentre i dannati piangono e si muovono come coloro che sanno di non avere più alcuna speranza.
Lo spettatore continua a scendere nelle viscere della terra, proprio come Dante e Virgilio che digradano i vari cerchi e lo spettacolo interagisce cambiando di volta in volta scena, non seguendo pedissequamente la cantica della Divina Commedia.
Due figure volteggiano cercando di abbracciarsi, sono Paolo e Francesca, i due amanti riminesi, mentre una voce recita i famosi versi che narra la storia del loro amore , del loro primo bacio e della loro morte : “galeotto fu il libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante”.
Nella selva dei suicidi appare Pier delle Vigne, fedele a Federico II , tanto che finì per perdere per esso prima la pace e poi la vita.
Con una voce quasi da esortazione si vede Pluto che grida le parole dall’oscuro significato ‘Pape Satan, pape Satan aleppe’.
L’incipit “la bocca sollevò dal suo fiero pasto …” presentano la figura del pisano conte Ugolino della Gherardesca che fu fatto morire di fame assieme ai suoi due figli e ai suoi due nipoti .
Ma è ormai giunta l’ora di uscire dall’Inferno, così appare Beatrice che conduce i visitatori a riveder le stelle.
Uno spettacolo quello di ieri sera che gli spettatori hanno potuto godere solo del 50% , come sottolineato dal regista Enrico Romita, che si è scusato per l’accaduto, a causa di un guasto al generatore, che ha protratto l’ingresso degli spettatori nella grotta di oltre un’ora, lasciandoli al freddo.
Ma “Hell in the cave” anche in forma ridotta si è fatta perdonare.
Un cast numeroso che comprendeva artisti, con le voci di Marcello Prayer e Giusy Frallonardo, il tributo a Carmelo Bene e Vittorio Gassmann, danzatori – acrobati di Res Extensa con le ballerina Elisa Barucchieri (coreografa) e Anna Moscatelli, i costumi di Dalila Suglia e Pino Maiorano, le ludi di Franz Catacchio e le musiche di Tony Carnevale.
Così dopo Giorgio Albertazzi che a luglio nella stessa location ha recitato Dante, l’amministrazione locale con questo spettacolo vuole promuovere e valorizzare il territorio e le Grotte di Castellana.
Anna De Marzo