Proprio ieri la Funzione Pubblica CGIL di Taranto aveva denunciato il continuo impoverimento occupazionale, di esperienze e competenze dell’Arsenale di Taranto e oggi quella denuncia sembra essere avallata dal collasso di alcune infrastrutture storiche che hanno reso importante il presidio tarantino a livello nazionale e internazionale. E’ il segno di un declino che non possiamo accettare.
E’ quanto afferma il segretario generale della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo, commentando il cedimento della “barcaporta” del bacino Ferrati: uno dei bacini fissi dell’Arsenale che di fatto rompendo gli argini ha provocato una piccola esondazione di quel tratto di mare fin dentro ai capannoni e lungo le strade del presidio della Marina Militare a Taranto.
C’è stato tanto spavento, ma solo il destino ha evitato che tutto si trasformasse in una strage – commenta Pietro Avellino, coordinare difesa della FP CGIL di Taranto – perché se in quel bacino oggi ci fossero stati operai a lavorare su una carena di nave, oggi commenteremmo non solo della perdita di valore dell’Arsenale di Taranto o del suo graduale impoverimento, ma di una tragedia umana.
La “barcaporta” che di fatto funziona come una diga che argina l’acqua ha ceduto intorno alle 15 di oggi e il boato si sarebbe avvertito ben oltre le mura possenti dell’Arsenale fino a tutte abitazioni del borgo cittadino.
Quelle pareti in calcestruzzo dei bacini fissi dell’Arsenale di Taranto, hanno visto passare manutenzioni e riparazioni di scafi importanti, compresa la portaerei Cavour – sottolinea Grazia Albano, segretaria della FP CGIL di Taranto – ed essere testimoni di questo tracollo anche “fisico” di un pezzo di storia del nostro territorio fa troppo male alla città, ma anche a tutti i lavoratori che nel tempo avevano creduto ad un’ipotesi di rilancio dell’infrastruttura militare e del suo potenziale industriale.