Luca Toma (Fillea Cgil Lecce): “Traspare un’idea di lavoro come concessione, fatta di sudditanza e iniquità”
Lecce, 26 settembre 2024 – “La retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro è un diritto costituzionale che va sempre garantito”. Il segretario generale della Fillea Cgil Lecce, Luca Toma, interviene sulla decisione del Comune di Lecce di creare una short-list di professionisti disposti a prestare la propria opera gratuitamente, da impiegare anche nella task force per il Piano urbanistico generale: “Il Piano urbanistico generale (Pug) è uno strumento decisivo per la crescita della città. Occorre farlo bene, nel pieno rispetto di chi metterà le proprie competenze al servizio della città. L’idea di creare quel tipo di short list va in direzione contraria”.
Toma ha letto con stupore le dichiarazioni con cui l’Amministrazione comunale di Lecce ha cercato di difendere e motivare la propria delibera sulle short list: dalla valorizzazione dei tecnici del territorio alla richiesta di aiuto ai professionisti locali “in un momento in cui il Comune si trova in condizione di predissesto”, fino “all’opportunità di mettere al servizio della città il proprio bagaglio professionale ed esperienziale per le più diverse motivazioni, non esclusa quella curriculare”.
“Abbiamo atteso una smentita che, ad oggi, non è arrivata e che probabilmente non arriverà, perché le dichiarazioni, al di là del merito specifico della delibera su cui si sono espressi gli Ordini Professionali chiedendone il ritiro, manifestano l’assurda, ingiustificabile e di certo non condivisibile idea di lavoro di cui questa Amministrazione rischia di farsi promotrice”, spiega il sindacalista. “Servirebbe maggiore consapevolezza del proprio ruolo, soprattutto quando si è amministratori locali e i propri atti hanno significati che vanno al di là della contingenza e delle singole specificità. Azioni, atti, delibere inviano messaggi, indirizzano gli usi della cittadinanza, esprimono punti di vista. Emerge chiaramente un’idea di lavoro non più fondamento della Repubblica, non più strumento di crescita individuale ed emancipazione collettiva. Piuttosto un lavoro che torna ad una dimensione di sudditanza per chi lo presta che, anziché sentirsi partecipe del progresso materiale e spirituale della società o dell’azione comunale, dovrebbe ringraziare chi permette di arricchire il suo curriculum”.
Un fenomeno di impoverimento sociale del lavoro che spesso si riscontra nel privato: “Ce lo sentiamo dire quotidianamente da datori di lavoro che, apparentemente increduli davanti alle richieste di garantire un giusto salario o condizioni di lavoro degne, sentono invece di essere dei benefattori che offrono occasioni per fare esperienza. O datori di lavoro che scaricano sui dipendenti le difficoltà economiche delle proprie imprese, paragonabili alle condizioni di predissesto richiamate dall’assessore all’Urbanistica Gianpaolo Scorrano”, dice il segretario generale. “Lo stesso circolo vizioso dentro cui rimangono mortificate le legittime aspirazioni di tanti salentini costretti a recidere radici per emigrare in cerca di dignità e sostentamento. O i tanti giovani che compiono il praticantato negli studi professionali, ricevendo, in cambio del proprio lavoro, il prestigio di collaborare magari in quelli più affermati. E vale anche in settori meno avvezzi alle luci della ribalta, come per le professioni legate al restauro dei beni monumentali, alla conservazione del paesaggio, alla cura del territorio, all’archeologia. Il curriculum si arricchisce con lo studio, con l’esperienza, con il riconoscimento di condizioni eque e rispettose delle professionalità. Del resto, convinti che la politica sia l’arte più nobile se esercitata per il bene comune, non saremo certamente noi a mettere in discussione il diritto di tanti amministratori comunali a percepire un compenso per il tempo dedicato alla gestione della città, anche in presenza di sofferenze di bilancio. E anche se, in fondo, avere un ruolo pubblico potrebbe fare curriculum”.