Da martedì 16 gennaio – in distribuzione People di Roberto Ottaviano Eternal Love (Dodicilune – NuovoImaie)

Martedì 16 gennaio esce People del progetto Roberto Ottaviano Eternal Love. Nel cd, registrato durante vari live tra Italia, Svezia, Slovenia, Svizzera e Finlandia, prodotto da Maurizio Bizzochetti per Dodicilune, con il contributo di NuovoImaie, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, il sassofonista barese è affiancato da Marco Colonna (clarinetto basso), Alexander Hawkins (piano), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zeno De Rossi (batteria). Con questo progetto discografico prosegue la collaborazione tra l’etichetta discografica pugliese e il musicista attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni. Dopo “Un Dio Clandestino” (2008), “Arcthetics. Soffio Primitivo” (2013), “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” (2014), “Astrolabio” (2015), “Eternal Love” (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz di Musica Jazz, “Sideralis” (2017) e “Resonance & Rhapsodies” (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e i recenti “A che punto è la notte” con il progetto Pinturas (2023) e “Astrolabio mistico” con Michel Godard (2023), arriva dunque People: cinque composizioni originali (Mong’s Speakin’, Hariprasad, Callas, Niki e Ohnedaruth) e i brani At The Wheel Well di Nikos Kypourgos, Gare Guillemans di Misha Mengelberg e Caminho Das Águas di Rodrigo Manhero.

«Molti hanno pensato che la mia idea di Eternal Love sia una sorta di ode all’amore in senso assoluto ed al senso di pace e non violenza, oltre che riconoscenza eterna verso qualcuno e qualcosa. Non è proprio così. Almeno, non solo», racconta Roberto Ottaviano. «Nella vita ci sono cose ineluttabili che incontriamo e che ci costringono ad agire, non solo ad osservare. Rispettare sé stessi, battersi, cercare, ascoltare, disinnescare ma anche denunciare. Ed ecco che bisogna sempre intendersi sulla parola amore, che può anche voler dire non porgere sempre l’altra guancia. L’umanità è un microcosmo nel cosmo ed agisce in modo inaspettato così come prevedibile, con dei voli pindarici di bellezza e continui tuffi negli abissi più orribili, rinnegando sé stessa e quindi trasformandosi in qualcosa di disumano», prosegue il musicista. «Ho voluto raccogliere qui una serie di momenti “live” della band che mi sembra il momento in cui noi tutti diamo il meglio nella combustione che si crea con il pubblico, e chiamarla People proprio nel tentativo di disegnare dei ritratti di questa umanità fatta di persone incontrate realmente e virtualmente, persone che ci hanno dato qualcosa, i loro luoghi ed i loro respiri».

Il cd si apre con At The Wheel Well una composizione di Nikos Kypourgos tratta dal film “The Cistern” di Hristos Dimas che racconta una storia carica di risonanza politica. In superficie il film è un ritratto dell’ultima estate dell’infanzia di un gruppo di ragazzi di undici anni che scherzano, sfidandosi a vicenda a tuffarsi in una cisterna d’acqua di cemento, giocando a calcio e altri passatempi simili. Lo sfondo non dichiarato dell’intero film è il periodo del governo militare in Grecia (1967-74), un periodo in cui il paese entrò in una sorta di strana stasi sociale. Mong’s Speakin’ è una dedica allo spirito giocoso di un grande indimenticato della musica sud-africana: il trombettista Mongezi Fesa. Hariprasad è un gioco di specchi riflettenti e quasi ipnotici come caratteristica della musica popolare indiana. Solo che il gruppo non si affida alle regole del Raga, bensì alle proprie capacità improvvisative. È dedicato al grande solista di flauto Hariprasad Chaurasia. Callas è un ritratto della diva intriso di mistero, sofferenza ed elevazione. Niki è una metafora della velocità, dedicato a Niki Lauda. Gare Guillemans di Misha Mengelberg è ispirato ad una vecchia (ora rinnovata) stazione ferroviaria Belga. «Qui abbiamo conservato in parte la vena originale un po’ New Orleans funeral, ma secondo gli stilemi dei Dutch Masters, con il mio canto da vecchio ubriacone, e con l’idea che forse a Misha, questo personaggio, sarebbe piaciuto», precisa Ottaviano. Ohnedaruth è il nome sanscrito adottato da Coltrane e significa “compassionevole”. «Mi piace pensare che qui abbiamo guardato a Trane attraverso lo spirito del quartetto di Elton Dean con Keith Tippett, Harry Miller e Louis Moholo, la loro forza la loro energia che non mi abbandonerà mai», racconta. Caminho Das Águas è un brano del brasiliano Rodrigo Manhero, ma in fondo il Cammino delle Acque è un leit motif della musica brasiliana, soprattutto quella legata allo spirito dell’Amazzonia. «Potrebbe sembrare strano che un gruppo come questo, inserisce un brano così dolce e danzante nel suo repertorio, tuttavia io credo fermamente nel fatto che bisogna suonare quel che c’è nel cuore, senza farsi condizionare da luoghi comuni».

Attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni, Roberto Ottaviano ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell’orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghiglioni. Nel 1983 pubblica il suo primo album (“Aspects”) con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l’ensemble di ottoni “Six Mobilies”, nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus – portraits in six colours ), nel 1990 incide “Items from the old earth”. Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant’agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, Stati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, “Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989). Per Dodicilune ha pubblicato, con varie formazioni, “Un Dio Clandestino” (2008), “Arcthetics. Soffio Primitivo” (2013), “Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy” (2014), “Astrolabio” (2015), “Eternal Love” (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) “Sideralis” (2017) e “Resonance & Rhapsodies” (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e  “A che punto è la notte” (2023). È stato eletto musicista italiano dell’anno per Top Jazz 2022, referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz.

L’etichetta pugliese Dodicilune è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 350 produzioni discografiche (cd, vinili, dvd) di artisti italiani e stranieri. Grazie a Ird e Believe i dischi sono distribuiti in Italia e all’estero nei migliori negozi di musica, nelle principali catene (Feltrinelli, Fnac, Ricordi, Mondadori, Melbookstore) e su 60 piattaforme di download/streaming digitale in circa 80 paesi in tutto il mondo (iTunes, Spotify, Deezer, AppleMusic, Amazon, Qobuz, Tidal).

UN BELLISSIMO ED EMOZIONANTE AFFRESCO SONORO

RICCO DI MEMORIE, SUGGESTIONI E SOGNI

a cura di Riccardo Bergerone

Scrivere le note di copertina di un disco non è mai una cosa semplice. Il rischio di essere banali e scontati oppure contorti e prolissi è sempre in agguato. Quando poi questo compito si riferisce a un disco di un caro amico da oltre 40 anni con cui hai condiviso passioni (il jazz inglese ed europeo in primis), avventure, gioie, dolori, amicizie, viaggi, chiacchierate allora la sfida diventa entusiasmante oltre ad  avere una buona dose di “rischio”. E allora avviso subito chi sta per iniziare l’ascolto di “People” che si tratta di un disco meraviglioso che sancisce la piena maturità espressiva di questo splendido gruppo con questo nome così evocativo, Eternal Love. Una band allestita con la solita  sensibilità da un “enologo” di grande talento come è sempre stato Roberto Ottaviano. Nel corso della sua lunga carriera ha sempre prodotto “vini eccellenti”, gruppi o progetti mai scontati e banali. E questo disco lo consacra come uno dei più originali e talentuosi band leader che il jazz europeo e italiano abbiano annoverato negli ultimi decenni. Un gran bel “vino”, un Eternal Wine di spessore paragonabile a uno dei migliori “Barolo”. Può essere un’idea abbinare un bicchiere di Barolo che vi accompagni nell’ascolto di “People” in questo multiforme viaggio sonoro del quintetto… ma fate voi… “People” è un disco sontuoso, ricco di aromi e di profumi, di viaggi e incontri, di memorie passate e affreschi contemporanei. Ma soprattutto si sente l’anima, il cuore e la gioia di questi 5 musicisti e amici che suonano da anni insieme. I vini prodotti dalla “cantina Ottaviano” sono sempre stati negli anni sorprendenti… come non ricordare ad esempio i Six Mobiles, un sestetto degli anni Ottanta di soli fiati che omaggiava Mingus, o il suo indimenticabile tributo al suo mentore Steve Lacy “Forgotten Matches”, o il recente bellissimo “A che punto è la notte” con il gruppo Pinturas. Chiunque può addentrarsi nella discografia di Roberto Ottaviano con la consapevolezza di scoprire gioiellini magari finiti nell’oblio ma che come i buoni vini non invecchiano mai. Negli ultimi anni, grazie al supporto dell’etichetta pugliese Dodicilune, la sua produzione discografica ha avuto un’accelerazione e ogni disco progettato e sempre stato in grado  di sorprendere e regalare autentiche affascinanti avventure musicali. Roberto è sempre stato un artista curioso, onnivoro, instancabile e aperto che lo ha portato a collaborare con i musicisti più svariati e variegati. Da Giorgio Gaslini a Keith Tippett, da Mal Waldron ad Albert Mangelsdorff, da Pierre Favre a Louis Moholo, da Franz Koglmann ad Andrea Centazzo, da Michel Godard ai Nexus, da Gianluigi Trovesi a Tiziana Ghiglioni, Bennink, Oxley, Trilok Gurtu… e la lista delle sue collaborazioni è lunghissima. Il suono del suo soprano è sempre brillante, onirico ed emozionante. Il repertorio scelto in questo disco alterna brani originali, tra cui spiccano il gioioso omaggio a Mongesi Feza “Mong’s Speakin’”, e la splendida “Gare Guillemans” di Misha Mengelberg dall’andamento dinoccolato (con Ottaviano per la prima volta nelle vesti di “crooner” dissacrante e strampalato) e composizioni di vari autori (la splendida solennità del brano di apertura “At the wheel well” di Nikos Kypourgos e la suadente  e bellissima solennità di “Caminho Das Aguas” di Rodrigo Manhero in chiusura del disco). Nel suo gruppo Eternal Love, creato ormai 6 anni fa, Ottaviano ha voluto accanto a sé musicisti che avessero le caratteristiche a lui più affini. Marco, Alexander, Giovanni e Zeno sono riusciti a creare sotto l’egida dell’”enologo Roberto” quella magia di gruppo che pervade ogni loro concerto e disco. Grandissime doti comunicative e di ascolto, intesa umana e musicale profonda, voglia di stupire e stupirsi ogni volta. Infatti ogni concerto è diverso e sorprendente. I 5  musicisti si accomunano nel  coraggio di ricercare nuovi sapori e nuove strade mantenendo salde le radici con la loro storia e le loro passioni. Una frontline così particolare come quella voluta da Roberto con il suo sax soprano affiancato al clarinetto basso si è dimostrata non solo originale ma perfettamente adeguata per esprimere al meglio l’universo musicale di Eternal Love. Sono rarissimi, nella storia del jazz gruppi che abbinavo con tale originalità e freschezza sonora due strumenti così particolari.Individualmente ogni membro di Eternal Love ha avuto negli anni il suo percorso individuale molto ben definito e ampio. Ormai Alexander Hawkins è un musicista internazionalmente acclamato non solo per il suo talento pianistico e compositivo ma per la sua irrefrenabile voglia di immergersi in nuove esperienze e mondi sonori. Chi può dire di aver suonato e inciso con Anthony Braxton e Louis Moholo, con Marshall Allen ed Evan Parker, con Shabaka Hutchings e Joe McPhee, con Wadada Leo Smith e Mulatu Astakè? La sua discografia e la sua attività concertistica ne sono ampia testimonianza. Ascoltatatelo in “Gare Guillemans” e “Niki”! Marco Colonna è forse il meno conosciuto del gruppo ma negli ultimi anni è emerso prepotentemente sulla scena italiana ed internazionale come uno dei clarinettisti  più innovativi e originali. Non solo dotato di una tecnica suntuosa con cui padroneggia il clarinetto basso, ma una fervida capacità di regalare squarci solistici sempre connessi alla trama del brano. Con convinta sincerità considero Marco uno dei clarinettisti più originali e incisivi attivi oggi sulla scena europea. Sentitelo in questo disco (soprattutto nell’introduzione Dolphyana di “Niki” e nell’infuocato solo di “Ohnedaruth”) e ne sarete rapiti. Una voce strumentale inconfondibile e bellissima emersa in Italia negli ultimi anni… bravo Marco! Zeno De Rossi ha nelle mani e nel cuore un drumming così elastico, fantasioso e mai invadente che lo ha portato a essere un batterista indispensabile in moltissime avventure del jazz italiano degli ultimi vent’anni. Dalle splendide sonorità di Guano Padano e Zenophilia, ai sodalizi con Vinicio Capossela, Franco D’Andrea, Francesco Bearzatti “Tinissima” la sua batteria è sempre un perno fondamentale grazie alla sua capacità di ascoltare e interagire con discrezione e incisività. Zeno affonda a piene mani  il suo drumming nella storia del jazz per risintonizzarlo e proiettarlo nelle sonorità del jazz contemporaneo.  E infine Giovanni Maier, bassista solido, di grande orecchio e duttilità che nella sua vasta carriera musicale ha voluto ampliare il suo modo di vivere il jazz contemporaneo con mille sfaccettature… docente al Conservatorio di Trieste, promotore di mille attività nel suo amato Friuli, produttore di una piccola ma brillantissima etichetta discografica (Palomar) in cui ha realizzato e documentato moltissime esperienze e sogni musicali in solo, in duo, con alcuni suoi allievi e in formazioni ampie in cui le sue talentuose (ma ahimè mai troppo valorizzate) qualità di compositore e arrangiatore hanno finalmente visto la luce. Sono trascorsi 5 anni dalla pubblicazione dell’album di esordio del gruppo e “People” traccia l’evoluzione, la maturazione, l’amalgama che il gruppo ha raggiunto dopo tantissimi concerti e successi raccolti in tutta Europa. E non è un caso che questo disco raccolga esclusivamente brani incisi dal vivo in vari festival dove la partecipazione sempre entusiastica del pubblico ha favorito il fantastico interplay, la coesione, la voglia di darsi al pubblico di questo splendido quintetto, favorito da un repertorio ogni volta diverso. Ho avuto la fortuna di assistere a due stupendi concerti dal vivo, al Festival Jazz di Novara e al Torino Jazz Festival. Il feeling che il gruppo sviluppa con il pubblico è qualcosa di magico e questo arricchisce a dismisura le emozioni che il gruppo regala. Le espressioni visive dei musicisti (sguardi, sorrisi, movimenti, ammiccamenti…) durante i concerti sono la testimonianza di quanto questo gruppo assorba le vibrazioni, la magia dell’ascolto e del piacere dell’ascolto  che proviene dalla platea. E le sue brillanti performance in vari festival europei (in parte documentati in questo disco) né sono una brillante conferma. Lunga vita a Eternal Love! Grazie Zeno, Alexander Giovanni, Marco e grazie soprattutto a Roberto per aver creato questo splendido gruppo! Eternal concerts, Eternal festivals, Eternal records, Eternal Barolo, Eternal Love!

Track List

1 – At The Wheel Well (Nikos Kypourgos)

2 – Mong’s Speakin’ (Roberto Ottaviano)

3 – Hariprasad (Roberto Ottaviano)

4 – Callas (Roberto Ottaviano)

5 – Niki (Roberto Ottaviano)

6 – Gare Guillemans (Misha Mengelberg)

7 – Ohnedaruth (Roberto Ottaviano)

8 – Caminho Das Águas (Rodrigo Manhero)

Line up

Roberto Ottaviano – sax soprano, voce (6)

Marco Colonna – clarinetto basso

Alexander Hawkins – piano

Giovanni Maier – contrabbasso

Zeno De Rossi – batteria