DDL Sicurezza. Domani sit-in di protesta di CGIL e UIL Taranto

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CONTRO LA REPRESSIONE DEL DISSENSO

CGIL e UIL Taranto in sit-in contro il ddl sicurezza

Appuntamento martedì 1 ottobre, dalle 16.00 alle 18.00, sotto la Prefettura di Taranto

Manifestare, criticare, non obbedire, protestare, queste azioni di dissenso rischiano di diventare reati gravi in base ai nuovi 38 articoli del ddl Sicurezza già passato al vaglio della Camera e ora proposto dal Governo Meloni anche alla valutazione del Senato.

Il sindacato che per anni ha condotto le sue lotte anche nelle piazze, picchettando sedi istituzionali e manifestando a favore dei diritti dei lavoratori è normale che sia contrario ad un provvedimento che non solo introduce 24 nuovi reati e inasprisce le pene per i reati esistenti – commentano Giovanni D’Arcangelo segretario generale CGIL Taranto e Stefano Frontini segretario organizzativo UIL Puglia – ma è considerato dalla stessa OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) un provvedimento con il “potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto”.

Per tale ragione il sindacato si sta mobilitando a livello nazionale, territoriale in ogni provincia e a Taranto. CGIL e UIL ancora una volta condividono una battaglia chiamando a raccolta tutti coloro che si sentono minacciata da questo ddl.

E a rischiare sono soprattutto i più deboli – D’Arcangelo e Frontini – le organizzazioni che rappresentano lavoratori e cittadini o coloro che si oppongono “politicamente” a ciò che questo governo considera giusto o intoccabile. Insomma, un provvedimento pericoloso per il pluralismo e la libertà di pensiero e di manifestazione.

Un dissenso che CGIL e UIL Taranto manifesteranno concretamente martedì 1° ottobre, dalle 16.00 alle 18.00, durante un sit-in che si svolgerà proprio ai piedi della sede della sede governativa in città, ovvero la Prefettura di Taranto.

Rimaniamo fermamente contrari alle manifestazioni violente, che spesso contrappongo lavoratori ad altri lavoratori – concludono Giovanni D’Arcangelo e Stefano Frontini – ma rivendichiamo per tutti l’opportunità di dissentire senza per questo essere equiparati a rapinatori o spacciatori.