Stasi: «Sono 1,2 milioni i dipendenti interessati dal taglio del cuneo fiscale-contributivo»
Le simulazioni per fasce di retribuzione annua
Sono 1.221.890 in Puglia i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro lordi annui interessati dal taglio del cuneo fiscale-contributivo previsto dal decreto Lavoro, approvato dal Consiglio dei ministri del primo maggio scorso. È quanto emerge dal nuovo studio condotto dall’Osservatorio economico Aforisma, diretto da Davide Stasi.
Rappresentano il 90,1 per cento del totale dei lavoratori dipendenti: sono 1.355.684 in Puglia. Questi ultimi, a loro volta, rappresentano il 52,3 per cento del totale dei contribuenti pugliesi (2.589.763) che rappresentano il 6,3 per cento del totale dei contribuenti in Italia (41.497.318).
«Si può dedurre innanzitutto – spiega Davide Stasi – che in Puglia la quasi totalità dei lavoratori dipendenti percepisce meno di 35mila euro, ovvero ben nove dipendenti su dieci non superano la soglia dei 35mila euro di retribuzione lorda annua. A loro spetterà un modesto vantaggio variabile in busta paga. Il provvedimento, infatti, innalza, dal due al sei per cento, l’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti a carico dei lavoratori dipendenti per tutto il secondo semestre di quest’anno (da luglio a dicembre 2023, con esclusione della tredicesima mensilità). L’esenzione è stata innalzata al sette per cento se la retribuzione imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro. La norma – aggiunge Stasi – è stata adottata in chiave anti-inflazione, ma è bene ricordare che, nel 2022, i prezzi al consumo sono cresciuti in media dell’8,1 per cento (contro l’1,9 per cento dell’anno prima), segnando l’aumento più alto dal 1985 (quando fu +9,2 per cento), principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli energetici. In particolare, il beneficio va ad aggiungersi all’attuale taglio di tre punti del cuneo per le retribuzioni fino a 25mila euro portandolo a sette punti. Mentre per la fascia di retribuzione compresa tra 25mila e 35mila euro che già beneficiano di una “sforbiciata” di due punti si arriverà a sei. Il reddito medio dei lavoratori dipendenti in Puglia è di 17.030 euro, contro una media nazionale di 21.500».
Le simulazioni. Quanto all’impatto sulla busta-paga, per un lavoratore con una retribuzione annua di 20mila euro, la riduzione del due per cento del carico dei contributi previdenziali che gravano sul dipendente, già operata dal governo Draghi e confermata al rialzo (con un punto in più) dal governo Meloni, ha prodotto un vantaggio di 32,92 euro; con l’ulteriore sforbiciata del quattro per cento del cuneo arrivano ulteriori 43,90 euro; quindi, in totale il vantaggio per il lavoratore è di 76,82 euro mensili, proiettati sui 6 mesi dell’anno equivalgono a 460,92 euro.
Con una retribuzione di 25mila euro, il beneficio è di 41,15 euro mensili, ma considerando che l’ulteriore taglio del 4 per cento produce un vantaggio di 54,87 euro, il totale del risparmio per il lavoratore ammonta a 96,03 euro mensili, la cifra proiettata su sei mesi equivale a 576,18 euro.
Se il dipendente ha una retribuzione di 35mila euro, l’attuale taglio del cuneo di due punti corrisponde a un vantaggio di 32,85 euro, a cui si aggiunge il taglio ulteriore di quattro punti che equivale a 65,70 euro mensili in più, portando il vantaggio totale a 98,56 euro mensili, che in sei mesi è pari a 591,36 euro.
Se la Legge di Bilancio 2024 dovesse confermare il provvedimento per tutto l’anno venturo, prorogando il taglio di sei-sette punti di cuneo alle attuali fasce retributive, servirebbero circa dieci miliardi di euro.
Sempre a favore dei lavoratori dipendenti, è stato confermato l’incremento della soglia dei fringe benefit a 3mila euro per il 2023, purché con figli a carico. Lo scorso anno la soglia di non imponibilità era stata prima portata a 600 euro, poi a 3mila euro per la parte finale del 2022. Adesso si torna a 3mila euro, ma solo per i lavoratori che hanno figli. Inoltre, è stata prevista un’estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori siano occupati.