Il presidente di Cia Puglia: “Col rinvio di Granaio Italia e senza misure efficaci, cerealicoltura ko”
FOGGIA – “Da oltre due anni, in pratica in concomitanza con l’esplodere del conflitto russo-ucraino, è iniziata anche la guerra al grano italiano. Il mercato cerealicolo è stato invaso da enormi quantitativi di frumento che l’Italia importa sempre più massicciamente da Paesi che producono con standard di sicurezza alimentare e costi decisamente inferiori a quelli rispettati dai cerealicoltori italiani. Tutto questo ha contribuito a determinare il crollo del valore riconosciuto ai nostri produttori per il grano duro e l’azzeramento della redditività per gli agricoltori. Siamo di fronte alla peggiore situazione per la cerealicoltura italiana degli ultimi 20 anni. Per questo motivo crediamo che rinviare ulteriormente l’attivazione del Registro Telematico e di tutto il pacchetto di misure previste da Granaio Italia sia un errore grandissimo da parte del Governo. La tracciabilità vera, totale e reale del grano prodotto e di quello importato è uno strumento a favore dei consumatori e dei produttori, perché da essa derivano i controlli necessari a impedire manovre speculative poco chiare che sono all’origine di questa situazione di crisi”.
In occasione del Durum Days, evento internazionale sul grano duro che si tiene annualmente a Foggia e riunisce tutte le componenti della filiera, il presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, Gennaro Sicolo, torna sulle questioni che hanno mobilitato l’organizzazione con petizioni nazionali, manifestazioni e mobilitazioni di piazza, e una piattaforma di proposte e misure strutturali da cui è necessario ripartire per rilanciare il settore. Importazioni selvagge e senza adeguati controlli, concorrenza sleale nei confronti dell’Italia di tanti Paesi stranieri, costi di produzione alle stelle, siccità, politiche inadeguate del Governo italiano e dell’Unione Europea: “Tutto questo”, spiega Sicolo, “ha determinato una tempesta perfetta da cui non si riesce a uscire, anche per il cedimento della politica alle lobby che incamerano profitti crescenti sulla pelle dei cerealicoltori, cioè a svantaggio del primo e più importante anello della filiera. Se le cose non cambiano rapidamente, avremo un ulteriore contrazione delle semine, un decremento della produzione cerealicola nazionale che indebolirà il vero Made in Italy della filiera grano-pasta, minori garanzie di qualità e sicurezza alimentare per i consumatori e una dipendenza crescente dalle produzioni estere. Sono tutti fattori che diminuiscono la nostra sovranità alimentare. Fattori che occorre affrontare e contrastare con forza e attraverso misure efficaci sia a livello nazionale che europeo”.