Dalla scrittura scorrevole e fascinosa di Attilio Piovano esce per Gremese Editore “Il tatuaggio della farfalla”, un avvincente romanzo che accompagna il lettore in una vicenda psico-noir dalle molteplici sfumature. Una lettura senza tregua per una vicenda serrata e con un epilogo imprevedibile che vede protagoniste due donne: Francesca, fotografa professionista e Flavia, pittrice di azulejos. Scenari inconfondibili di quest’avventura sono la laguna di Venezia e l’oceano di Lisbona, che idealmente si rispecchiano, intrecciando i torbidi misteri della psiche con i profondi abissi di solitudine dell’animo, alla pari dei quadri di Hopper o di certo Ravel. L’arte contemporanea e la musica accompagnano infatti l’azione delle protagoniste dentro e fuori le loro menti, tra immagini simboliche e casuali vissute nel presente e un’inquietante scoperta del passato. Il gioco dei rimandi tra digressioni colte ed episodi incalzanti è raccontato in un itinerario letterario evocativo che si snoda fra odori e colori, pellicole e ceramiche. Un libro che non concede tregua al lettore proiettandolo nella follia di un mondo intero oltre un portoncino verde, via d’accesso a percorsi di passione, dolore, disprezzo, perdizione, attraversati da glicini, gatti, bicchieri infranti e il tatuaggio di una farfalla riflesso in un specchio. Fino al riscatto finale. |
Sinossi: Francesca e Flavia, poco più che trentacinquenni, s’incontrano per caso a Venezia, in una galleria d’arte. Francesca è una fotografa professionista dalla vita tormentata e dal carattere ispido. Flavia, pittrice di azulejos stabilitasi a Lisbona, sembra l’esatto opposto, con il suo sorriso dolce e l’eterno cappello di paglia ornato da un nastro azzurro. A unirle, nonostante i temperamenti diversi, la passione per l’arte insieme a qualcosa di molto più profondo: lo stesso senso di solitudine e di sradicamento, la stessa vorace fame d’amore. Il singolare rapporto tra loro – fatto di una curiosità e di un’attrazione che le sorprende e le avvince – si sviluppa tra gite in laguna e soggiorni portoghesi, in un mix inebriante di odori e colori. Ma l’incanto ha durata breve, e tra le crepe di una relazione via via più conflittuale affiorano i segni di un passato inquietante, in cui sembrano giocare un misterioso ruolo anche una polaroid scolorita e il tatuaggio di una farfalla sul collo di Flavia. In un crescendo narrativo sempre più incalzante e serrato, a metà tra noir e romanzo psicologico, la quotidianità di Francesca e Flavia si sgretola piombando in un vortice di follia e di sgomento, sino a un folgorante epilogo dal quale nessuna delle due uscirà indenne. |
Estratti: «Girò la chiave, il motore s’arrestò con uno starnuto. Buio totale. Non un solo riflesso. Odore di acqua salmastra. Freddo intenso. Provò desiderio di annientamento, di morte o di improbabile fuga verso luoghi remoti. Un’indicibile quantità di pensieri contrastanti le si affollavano alla mente. Ripensò a quel pomeriggio in cui aveva fatto irruzione in galleria: e nella sua vita. Odiò se stessa. Ripercorse il film di quei mesi, il precipitare degli eventi. Provò rabbia, sgomento, ma anche dolcezza e tenerezza infinite, un senso struggente di nostalgia. (…) “Bastarda. Sei fatta della mia stessa pasta, ma sei ancora più schifosa e perversa di me, e sei ormai precipitata all’inferno, in un mare di merda, che più in basso non si può…” le urlò, quando ormai era a pochi metri da lei». «Ora riprendi il pennello. (…) Riproduci la donna matissiana… ma molto più in grande e sul mio corpo, sul dorso, poco sopra… il culo – quasi ordinò con provocatoria follia – o se preferisci facciamo…». Francesca restò di stucco e non sapeva cosa rispondere. «Dai, è un gioco. Poi lo cancelleremo… non temere…». Andò alla finestra restando di spalle. «Mi hai fatto soffrire da impazzire in quei tre giorni in cui sei fuggita». (…) Si avvicinò a lei e iniziò ad accarezzarle le cosce e le mani strusciandole i seni sulla schiena. (…) |