ph Egidio Magnani
In questi giorni stiamo leggendo e ascoltando di tutto sulla crisi della vertenza ex ILVA. Le prime pagine dei giornali e i tg stanno dando risalto alla storia infinita del nostro territorio. Ma dentro quel “tutto” c’è la vita e la storia delle persone che dentro quello stabilimento ci lavorano. In primis a loro si rivolge lo sforzo del sindacato confederale a partire dalla CGIL con tutte le sue categorie.
Ma relativamente a tutto quello che sentiamo e leggiamo vorremmo invitare tutte e tutti a fare un bagno di realtà, perché prima di affrontare il futuro bisogna affrontare il presente. E il presente è fatto di soluzioni difficili da trovare per rilanciare la fabbrica. Per noi rilanciare la fabbrica non significa solo aumentare la produzione, ma partire da quella condizione che denunciamo da tempo immemore, ovvero, quello della sicurezza e dell’ambiente. Perché, se da un lato è vero che i lavori dell’AIA sono in buona parte realizzati, è drammaticamente vero che, se non viene rilanciata la manutenzione ordinaria e straordinaria dentro lo stabilimento, gli impianti tornano ad emettere emissioni inquinanti che drammaticamente ci fanno tornare indietro nel tempo.
Per garantire una transizione ecologica serve una ripresa produttiva della fabbrica ed una governance con maggioranza pubblica possa traguardare il presente e il futuro attraverso degli investimenti necessari a realizzare una siderurgia ibrida con impianti di pre-riduzione e forni elettrici.
Noi a questa sfida siamo pronti da tempo, perché circa dieci anni fa fummo tra i pochi ad accettare la scommessa del cosiddetto piano Bondi/Ronchi che, se fosse stato realizzato oggi staremmo a parlare di altro qui a Taranto.
E poi, si parla tanto di transizione ambientale, ma quanti sanno che a Taranto sono destinati gli 800 milioni del piano europeo del Just Transition Fund?
Quei soldi non servono a decarbonizzare la fabbrica, come qualcuno ancora pensa. Quei soldi servono a dare uno stimolo alle imprese locali di diversificare le loro attività e sviluppare idee e progetti industriali sostenibili. Servono anche ad attrarre investitori che abbiano l’obiettivo della sostenibilità coinvolgendo anche il porto. Insomma, abbiamo l’occasione di ribaltare completamente il nostro territorio, ma per fare questo serve la volontà politica.
Siamo all’ennesimo anno zero su questo territorio, noi siamo disponibili a dialogare e a costruire rivendicazioni con tutte le forze sociali di buona volontà che hanno l’obiettivo ambizioso e realistico di conquistare il diritto al lavoro, alla salute, al rispetto dell’ambiente. A costo di sembrare illusi, ma il nostro lavoro sarà orientato a quegli obiettivi e affinché si realizzino obiettivi chiari a partire dalle risorse che dovranno essere stanziati per il processo di decarbonizzazione.
Infatti, il Governo Meloni ha definanziato 1 miliardo di euro dei progetti contenuti all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il processo di decarbonizzazione e ad oggi non abbiamo nessun impegno per il recupero di quelle risorse indispensabili per garantire un futuro ambientale e occupazionale per il Paese e per il territorio ionico.
Non bastano più gli annunci, adesso bisogna dare risposte ad un territorio che ha particolarmente pagato le scelte sbagliate dei vari governi che si sono susseguiti e per trovare un giusto equilibrio tra i due diritti costituzionali, quello della salute e del lavoro.