Fondazione Brescia Musei | Finché non saremo libere| 11 novembre 2023 – 28 gennaio 2024

FINCHÉ NON SAREMO LIBERE

a cura di Ilaria Bernardi

11 novembre 2023 – 28 gennaio 2024

Contestualmente all’assegnazione del Premio Nobel per la Pace

a Narges Mohammadi, Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei,

in collaborazione con l’Associazione Genesi e il Festival della Pace,

annunciano una nuova mostra dedicata alla condizione femminile nel mondo

con un focus sull’Iran.

Attraverso le opere di artiste provenienti da differenti parti del mondo e attraverso le artiste iraniane Sonia Balassanian, Farideh Lashai, Shirin Neshat,

Soudeh Davoud fino a Zoya Shokoohi, l’esposizione declina al femminile il titolo del famoso libro di Shirin Ebadi, prima donna musulmana a ricevere

il Premio Nobel nel 2003.

Museo di Santa Giulia

Via dei Musei 81, Brescia

[1] Morteza Ahmadvand, Becoming, 2015. Collezione Genesi, Milano. Ph. Francesco Allegretto. Courtesy Morteza Ahmadvand.

[2] Sonia Balassanian, Untitled (Self Portrait) – 04, 1982. Rigo Saitta Collection.

[3] Shirin Neshat. Stories of Martyrdom (Women of Allah series), 1994. Collezione Genesi, Milano. Ph. Copyright Shirin Neshat. Courtesy Shirin Neshat e / and Gladstone Gallery, New York e / and Brussels.


Brescia, 13 ottobre 2023. Il Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con l’Associazione Genesi e il Festival della Pace, annunciano la mostra collettiva Finché non saremo libere a cura di Ilaria Bernardi, che dal prossimo 11 novembre si articolerà all’interno delle sale del Museo di Santa Giulia, a Brescia: un’esposizione dedicata al tema drammaticamente attuale della condizione femminile nel mondo, con un particolare focus sull’Iran.

Finché non saremo libere declina al femminile il titolo del libro Finché non saremo liberi. IRAN la mia lotta per i diritti umani di Shirin Ebadi, avvocatessa e pacifista iraniana esule dal 2009, prima donna musulmana Premio Nobel per la pace (2003) per i suoi sforzi per la democrazia e i diritti umani, in particolare delle donne, dei bambini e dei rifugiati. L’annuncio della mostra segue di pochi giorni la proclamazione del Premio Nobel per la Pace 2023, che il prossimo dicembre verrà conferito a Narges Mohammadi – attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane nel maggio 2016 e ancora in carcere – “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti“.

La mostra prosegue ed espande un filone di ricerca e approfondimento promosso dal 2019 dalla Fondazione Brescia Musei, che ha scelto di indagare contesti geo-politici di stringente attualità attraverso la prospettiva e la produzione di artisti contemporanei.

Inoltre, Finché non saremo libere prosegue ed espande la ricerca sull’educazione ai diritti umani promossa dal 2021 dall’Associazione Genesi con Progetto Genesi, a cura di Ilaria Bernardi, nel quale questa mostra si inserisce.

Il percorso, aperto dalla video-installazione Becoming (2015) dell’unico artista uomo incluso nella rassegna, l’iraniano Morteza Ahmadvand, è interamente dedicato ad artiste donne e diviso in tre sezioni.

La prima esporrà un nucleo di opere di artiste donne provenienti da varie aree geografiche. Queste opere fanno parte della collezione d’arte contemporanea dell’Associazione Genesi e approfondiscono complesse e spesso drammatiche questioni culturali, ambientali, sociali e politiche dei nostri tempi.

I due lavori delle artiste iraniane Shirin Neshat e Soudeh Davoud faranno da tramite per la seconda e la terza sezione della mostra che corrisponderanno a due omaggi a due artiste storiche iraniane che, seppur molto note a livello internazionale, finora non hanno mai realizzato mostre personali in Italia: Farideh Lashai (1944 – 2013) e Sonia Balassanian (1942).

Il percorso espositivo terminerà con un intervento site-specific della giovane artista iraniana Zoya Shokoohi, realizzato nel corso di una residenza a Brescia avviata dalla Fondazione Brescia Musei come parte della mostra stessa, come ideale apertura verso le future generazioni.

Finché non saremo libere non desidera soltanto approfondire la drammatica condizione femminile in Iran, ma porre anche l’accento sull’importanza delle ricerche di alcune artiste iraniane, selezionandole in base alle loro qualità che gli ha permesso di imporsi all’interno del sistema artistico internazionale e di oltrepassare la drammatica situazione in cui verte il loro Paese. La mostra promuove così un messaggio di speranza universale e di empowerment per tutte le artiste donne, non solo iraniane.