GALLERIA BORGHESE | Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma

  1. 00_CS Rubens_GALLERIA BORGHESE_ 24.10.2023.docxIL TOCCO DI PIGMALIONE. RUBENS E LA SCULTURA A ROMAa cura diFrancesca CappellettieLucia Simonatoquasi50 opereche raccontano, attraverso gli occhi delMaestro fiammingo,non solo irapporti tra la cultura italiana e l’Europama anche un momento digrande internazionalitàdella città di Roma.14 novembre 2023–18 febbraio 2024Galleria BorghesePiazzale Scipione Borghese 5-Romawww.galleriaborghese.beniculturali.itRoma,24 ottobre2023.Dal 14 novembrecon la mostraIl tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma, acura diFrancesca CappellettieLucia Simonato, laGalleria Borgheseinaugura la seconda tappa diRUBENS!La nascita di una pittura europea, un grande progetto realizzato in collaborazione conFondazione PalazzoTeePalazzo Ducale di Mantovache racconta i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhidel Maestro della pittura barocca, e siinserisce anche in una più ampia ricerca della Galleria dedicata aimomenti in cui Roma è stata,all’inizio del Seicento,una città cosmopolita.Conquasi50 opereprovenienti dai più importanti musei al mondo-tra cui ilBritish Museum, ilLouvre,ilMet,laMorgan Library,laNationalGallery diLondra,la National Gallery di Washington, ilPrado,ilRijksmusemdiAmsterdam, soloper citare alcuni-la mostra è divisain 8 sezioni:Il tocco di Pigmalionesottolinea il contributo straordinario di Rubens, alle soglie del Barocco, a unanuova concezione dell’anticoe dei concetti dinaturalee diimitazione, mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile e come lostudio dei modellicostituisca un’ulteriore possibilità per unnuovo mondo di immagini. Per questo la mostratiene conto non solo delle opere italiane che documentano lo studio appassionato e libero dagli esempiantichi, ma anche della sua capacità dirileggere esempi rinascimentalie confrontarsi con i contemporanei,approfondendo aspettie generi nuovi.“Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandinie Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura,con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini–sottolineaFrancesca Cappelletti, Direttrice GalleriaBorghese e curatrice della mostra–.È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e dellacappellaContarellidi Caravaggio, di cui si stordisceuna generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittorestraniero comePeterPaul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo diricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovolinguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo.”Nel corso del SeicentoPeter Paul Rubensviene considerato dai contemporanei,l’erudito francese ClaudeFabri de Peiresc e altri letterati dellaRépublique de Lettres,uno dei più grandi conoscitori di antichità romane:nulla sembra sfuggire alla sua capacità di osservazione e al suo desiderio di interpretare gli antichi maestri,
  2. e i suoi disegni rendonovibrantile opere che studia, aggiungendo movimento e sentimento ai gesti e alleespressioni.Rubens mette in atto nelle storie quel processo divivificazione del soggettoche utilizza nel ritratto.In questomodomarmi, rilievi ed esempi celebri di pitturarinascimentaleescono ravvivati dal suo pennello, comeanche le vestigia delmondo antico. Un caso esemplare è quello della famosa statua delloSpinariocheRubens disegna, a sanguigna, e poi con carboncino rosso, riprendendo la posa da due punti di vistadiversi.In questo modo il disegno sembra eseguito da un modello vivente invece che da una statua, tanto da farimmaginare ad alcuni studiosi che il pittore abbia utilizzato un ragazzo atteggiato come la scultura. Questoprocesso dianimazione dell’antico,per quanto eseguito nel primo decennio del secolo, sembra anticiparele mosse di artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definitibarocchi.Come le intuizioni formali e iconografiche di Rubens filtrino nel ricco e variegatomondo romano degli anniVenti del Seicentoè un problema che non è stato ancora affrontato in modo sistematico dagli studi.La presenza in città di pittori e scultori che si erano formati con lui ad Anversa, comeVan DyckeGeorg Petel,o che erano entrati in contatto con le sue opere nel corso della formazione, comeDuquesnoyeSandrart,garantì di certol’accessibilità dei suoi modellia una generazione di artisti italiani ormai abituati a confrontarsicon l’Antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura. Tratutti,Bernini: i suoi gruppi borghesiani, realizzati negli anni Venti, rileggono celebri statue antiche, comel’Apollo del Belvedere, per donare loro movimento etraducono in carne il marmo, come avviene nelRatto diProserpina.”In questa sfida tra le due arti, Rubensdovette apparire a Bernini comeil campione di un linguaggio pittoricoestremo, con cuiconfrontarsi: per lo studio intenso della natura eper la raffigurazione del moto e dei‘cavalliin levade’ suggeriti dallagrafica vinciana, che sarebbero stati affrontati anche dallo scultore napoletano neisuoi marmi senilicon la stessa leonardesca “furia del pennello” riconosciutada Bellori al maestro di Anversa;infine anche per i suoiritratti, dovel’effigiatocerca il dialogo con lospettatore, proprio come accadrà nei bustidi Berniniper i quali è stata coniata la felice espressione dispeaking likeness”, affermaLucia Simonato,curatrice della mostra.La mostraIl tocco di Pigmalionecerca di illuminare il controverso rapporto fra icapolavori berninianie ilnaturalismo rubensiano, così come lo furono altre sculture giovanili dell’artista, comela Carità vaticananellaTomba di Urbano VIII, già giudicata dai viaggiatori europei del tardo Settecento‘una balia fiamminga’.In questo contesto figurativo, la tempestivacircolazione distampe, tratte daprove grafiche rubensiane,accelerò il dialogo per tutti gli anni Trenta del Seicento sollecitando operazioni editoriali come laGalleriaGiustiniana, dove le statue antiche prendono ormai definitivamente vita, secondo un effetto già definitoPigmalionedalla critica.