In arrivo negli spazi di Mutty la prima mostra personale dedicata alla talentuosa Giada Yeya Montomoli, classe 1986, visual artist, designer e illustratrice metà italiana e metà colombiana. Simbolismo, sessualità, cultura urbana, richiami iconografici alla tradizione sud americana, ma anche tracce di design nordico, sono i variegati tasselli che vanno a comporre il lavoro di Montomoli e danno vita ad uno stile unico e immediato, facilmente riconoscibile, capace di raccontare una generazione, per questo sempre più conteso da noti brand nazionali e internazionali. I tessuti sono i protagonisti delle sue opere più recenti, fino a diventare il suo mezzo espressivo privilegiato. Dal cotone al poliestere, dall’organza al cotone cinzato, Montomoli scova e sceglie materiali di scarto o scampoli, recuperandoli da mercati e magazzini, ai quali dona nuova vita, utilizzando i pezzi più grandi ma anche i ritagli più piccoli, utilizzati come riempimento per le imbottiture. Da Mutty saranno in mostra tre serie principali delle sue opere, con alcuni interventi realizzati ad hoc e dunque inediti: i Macro, le Arpilleras e i Playmats. Ad accogliere i visitatori i Macro, grandi e scenografiche installazioni scultoree appese al centro della sala, realizzate con ritagli di tessuti recuperati e accostati in base al colore e alla texture. Tra questi, l’artista ha scelto di realizzare un Macro attingendo a materiali di recupero provenienti dalle aziende tessili e dai calzifici che hanno sede proprio a Castiglione delle Stiviere. I Macro sono nati dal desiderio di ingrandire le pieghe e il movimento del tessuto, catturando un dettaglio e trasformandolo in intervento scultureo. Ogni composizione è ispirata a concetti come il teatro, l’arredo della casa della nonna, la sartoria. L’artista utilizza le forbici come fossero pennelli per creare finestre e tagli netti. Ogni composizione lavora su entrambi i lati, il lato B è esaltato così come il lato che di solito si mette in mostra, le imperfezioni rendono l’oggetto unico e irripetibile. Il Macro diventa quindi una scenografia attorno alla quale le persone si muovono. |