«Ma, questa pasta è hashish, se non mi sbaglio», rispose lo straniero, allontanando la tazza nella quale Yusef aveva posato una porzione della fantastica mistura, «e l’hashish è proibito». «Tutto ciò che è piacevole lo è», disse Yusef, inghiottendo una prima cucchiaiata. |
La storia del califfo Hakem, pubblicato per la prima volta nel 1847, è un piccolo gioiello che si impone per la radicalità delle tematiche: narra la vicenda di un eretico musulmano che si proclama dio dopo aver assunto dell’hashish, desidera sposare sua sorella e guida un popolo di diseredati, pazzi e criminali in una sanguinaria rivolta. Hakem è un eroe ambiguo: folle vittima della droga o profeta ispirato? Despota feroce o sovrano illuminato? Eroe civilizzatore o semplice preda di un desiderio incestuoso? In appendice, il saggio di Francesco Ghelli illustra la modernità di Gérard de Nerval e contestualizza i temi principali del racconto nella Francia dell’Ottocento, tra psichiatria, uso di sostanze stupefacenti e rapporti con l’Islam. |
Gérard de Nerval (Parigi 1808-1855) è una figura di spicco del Romanticismo francese e la visionarietà allucinata della sua opera ne fa un anticipatore del Decadentismo. Poeta, autore di romanzi e testi teatrali, viaggiò molto in Europa e in Oriente. Ricoverato varie volte in manicomio, morì suicida in un vicolo di Parigi. Tra i suoi lavori più importanti, Voyage en Orient (1851), Sylvie. Souvenir du Valois (1853), Aurélia ou le rêve et la vie (1855). |
pp. 144, € 16,50 |