Incendi, PEFC Italia: nelle foreste gestite i danni diminuiscono del 50%



Secondo PEFC Italia è urgente investire in attività mirate per la tutela del patrimonio boschivo e forestale, con l’obiettivo di mettere a sistema una governance del territorio per la riduzione degli incendi e del loro impatto sui paesaggi a rischio

Le aree correttamente gestite registrano la metà degli impatti da incendio rispetto alle aree che investono meno risorse nella gestione forestale, con effetti rilevanti sui danni a carico dei servizi ecosistemici e sulla severità degli incendi boschivi

A ribadire la necessità di una corretta gestione è anche lo studio “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia”, firmato dai principali attori del settore

Con l’apertura della stagione estiva si moltiplicano sensibilmente i rischi di incendio ai danni del patrimonio boschivo italiano. Secondo le stime di ISPRA, durante la scorsa stagione degli incendi (dal 15 giugno al 15 settembre 2023) sono stati danneggiati quasi 75.000 ettari di territorio, di cui quasi 11.000 coperti da ecosistemi forestali[1].   In questo contesto PEFC Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale, ribadisce come gestione attiva, monitoraggio, prevenzione e consapevolezza siano le migliori strategie da adottare per la protezione delle aree forestali. I danni provocati dagli incendi possono infatti diminuire del 50% nelle aree gestite e – secondo un’analisi del PEFC – i boschi certificati per la gestione forestale sostenibile hanno una probabilità di essere interessati da incendi in misura fino a 9 volte inferiore rispetto a quelli non certificati.
  I dati tengono conto anche di quanto emerso dallo studio “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia[2], firmato dai principali attori del settore tra cui Antonio Brunori, Segretario generale PEFC Italia. Utilizzando proprio il territorio italiano come case study, si è osservato infatti come lo sviluppo rurale, le attività agro-pastorali, la gestione forestale sostenibile e la natura attiva siano correlate agli impatti degli incendi.   Lo studio ha analizzato 48.953 eventi di incendio in tutta Italia, per un totale di 999.482 ettari di area bruciata nel periodo di studio tra il 2007 e il 2017. I risultati suggeriscono che la governance attiva del territorio – a partire dalle politiche previste dal Programma di Sviluppo Rurale, passando per le certificazioni forestali come quella PEFC, fino ai programmi di conservazione della biodiversità come previsto ad esempio nel Programma Life – ha contribuito a costruire negli ultimi decenni in Italia paesaggi resistenti e resilienti agli incendi.   “Il cambiamento climatico che sta interessando in maniera complessa e drammatica il Pianeta è purtroppo sempre più spesso causa o concausa di incendi difficilmente controllabili  e disastrosi ed è dunque evidente come siano necessarie attività che aiutino a regolare e contenere le perdite di servizi ecosistemici e di copertura forestale”, spiega Marco Bussone, Presidente PEFC Italia. “In Italia, la disattenzione per il patrimonio boschivo e pascolivo ci ha indebolito, lasciando moltissimi ettari di foresta abbandonati ad uno stato selvaggio e rischioso. È urgente intervenire: dei 100 milioni di euro di risorse stanziate dal Decreto incendi nel settembre 2021, il Ministero della Coesione ai Territori deve ancora ripartire circa 40 milioni. Queste risorse – conclude Bussone – sono più che necessarie, perché devono essere spese per la prevenzione con investimenti mirati in attività sui territori e dentro i boschi stessi.”   “I dati raccolti e analizzati nello studio coordinato dal Prof. Davide Ascoli (Università di Torino) non fanno che confermare in maniera decisa come le strategie europee del Green Deal siano l’unica strada da percorrere”, spiega Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia. “Ci troviamo a un punto cruciale, dove risulta urgente l’adozione di un sistema di governance che riconosca il ruolo chiave della gestione del territorio per garantire la protezione civile e la conservazione degli ecosistemi in presenza di cambiamenti climatici e di uso del suolo.”   Incendi boschivi: i fattori che li determinano I boschi non sono utili solamente a produrre ossigeno e a mantenere l’equilibrio idrogeologico ma anche a immagazzinare CO2 che, però, viene rilasciata nel momento in cui gli alberi vanno a fuoco, insieme a grandi quantità di polveri sottili. Un’area a rischio incendio correttamente gestita è un bosco o una foresta dove vengono implementate una serie di regole e procedure preventive nei confronti del patrimonio forestale, come l’attività programmata di diradamento per limitare la quantità di materiale incendiabile e la pulizia del sottobosco e il controllo della quantità di legno morto a terra, oltre a un maggiore presidio da cui consegue una minore frequenza di incendi dolosi.   Lo studio salva-foreste “Una governance attiva delle aree agro-pastorali, forestali e protette mitiga gli impatti degli incendi boschivi in Italia” ha evidenziato come l’attività degli incendi sia fortemente influenzata dal clima caldo e secco e come l’infiammabilità del suolo sia uno dei principali fattori di impatto degli incendi nelle regioni climatiche dell’Europa meridionale. Anche l’abbandono delle aree forestali è da intendersi come uno dei fattori determinanti, perché la mancanza di gestione del territorio e l’assenza di attività umane può aumentare esponenzialmente il rischio di incendi, riducendo l’eterogeneità del paesaggio e lasciando aumentare il carico di materiale combustibile. Va inoltre considerato come, nell’area mediterranea, un taglio intensivo della foresta possa favorire la ricolonizzazione degli spazi da parte di specie erbacee e arbustive più infiammabili. Come è ampiamente dimostrato, la maggior parte dei servizi ecosistemici afferisce alla copertura forestale, generando una minore diffusione di incendi in presenza di attività umane ma, di fatto, aumentando le possibilità di accensione. Indubbiamente è pertanto essenziale adattare i modelli di governance a seconda delle peculiarità dei territori coinvolti per ottenere risultati efficaci e privi di effetti collaterali. Facendo un esempio, le strategie di gestione del territorio che portano risultati soddisfacenti in paesaggi caldi, secchi e infiammabili possono avere invece effetti limitati in condizioni metereologiche estreme, ormai sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico.
Lo studio contribuisce quindi a districare le complesse relazioni tra i driver degli incendi boschivi, quantificando apporto e benefici delle politiche di governance del territorio. Di conseguenza, l’aumento delle aree gestite attivamente e la certificazione della corretta gestione delle foreste risulta essere la migliore delle strategie per la mitigazione degli incendi boschivi e la tutela dei paesaggi a rischio.