Convegno: “Amianto, Taranto prigioniera – analisi, soluzioni sociali e giuridiche”
Bonanni (Osservatorio Nazionale Amianto): “Taranto vero e proprio epicentro di un’emergenza sanitaria e sociale”
Lo studio del Prof. Moretti sul litorale nord di San Vito (Ta) rivela la presenza di frammenti di cemento-amianto sulle spiagge sabbiose
6.500 decessi in tutta la Puglia nel periodo dal 1993 ad oggi
16 novembre 2024 – “Taranto è l’epicentro ormai da decenni di una drammatica crisi sociale, sanitaria ed occupazionale, alimentata dal ricatto del falso dilemma morire di fame o morire di lavoro. Si è preferito mantenere operativo un sito altamente dannoso per la salute umana, anche per i cittadini, piuttosto che tutelare la salute, in un contesto ulteriormente fragile per l’utilizzo di amianto e altri cancerogeni nell’organizzazione dell’Arsenale della Marina Militare e delle unità navali. Le conseguenze della lesione della salute e della pubblica incolumità, sono certificate dalla imponente epidemia di malattie asbesto correlate tra i dipendenti civili e militari del Ministero della Difesa stanziati nella città (oltreché imbarcati sulle unità navali)” – lo ha detto l’avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto all’incontro organizzato dall’associazione e moderato dalla giornalista Mediaset, Valentina Renzopaoli: “Amianto, Taranto prigioniera – analisi, soluzioni sociali e giuridiche” che si è tenuto nel Salone degli Specchi, Palazzo di Città.
Dopo i saluti del Presidente del Consiglio Comunale, Luigi Abbate, nel corso dell’evento, Patrocinato dal Comune di Taranto, sono stati presentati gli ultimi dati sulla situazione sanitaria del territorio e affrontate le problematiche relative all’accertamento dell’esposizione ad amianto, anche ai fini del prepensionamento e della rivalutazione delle prestazioni pensionistiche.
“La Regione Puglia, secondo le rilevazioni del ReNaM, ferme al 2018, riportano 1.302 casi di mesotelioma, e negli anni successivi, secondo la rilevazione dell’ONA, sono stati registrati circa 400 nuovi casi (1.700 casi in totale), in netto crescente aumento – ha sottolineato Bonanni – questo dato è allarmante perché i cluster sono circoscritti al foggiano in modo limitato, alla città di Bari per la presenza della Fibronit, e a Taranto che è il vero e proprio epicentro di un’emergenza sanitaria e sociale, anche per tutte le altre patologie asbesto correlate e per altre neoplasie dovute ad altri cancerogeni. Perciò, ad una più attenta valutazione, il dato epidemiologico corrisponde a circa 3.400 casi di cancro del polmone asbesto correlato, con un indice di mortalità entro i cinque anni rispettivamente del 93% per il mesotelioma e dell’88% per il cancro del polmone. Pertanto, tenendo conto delle altre patologie asbesto correlate, si superano i circa 6.500 decessi in tutta la Puglia nel periodo dal 1993 ad oggi. Stime prudenziali che si riferiscono in particolare in alcuni quartieri della città tra i quali Tamburi, Paolo VI, Città Vecchia-Borgo, il 68% diagnosticati in individui di sesso maschile e il restante 32% in quelli di sesso femminile”.
Gli ha fatto eco Michele Conversano, Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Taranto, “con le sue realtà industriali la città ha avuto un triste primato legato alle malattie amianto correlate ed in particolare al mesotelioma pleurico. Sin dalla sua costituzione, nel 1995 il nostro Dipartimento si è attivato per stimolare, ed in qualche caso, imporre, tutti i necessari interventi di censimento e di bonifica per evitare ulteriori casi di malattia, ma anche per scongiurare, attraverso un importante azione di vigilanza sui cantieri, casi di malattia legate a non corrette operazioni di bonifica e/o di smaltimento. Naturalmente tutte queste attività sono tuttora in corso e siamo fiduciosi che al più presto possa finalmente partire anche un’importante attività di sorveglianza attiva sugli ex esposti ad amianto”.
Massimo Moretti, Professore dell’Università degli Studi di Bari – Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali, ha parlato del suo studio condotto sul litorale nord di San Vito (Taranto), il primo a livello internazionale a indagare un fenomeno molto diffuso ma mai analizzato in passato: la presenza di frammenti di cemento-amianto sulle spiagge sabbiose nel quale è stata evidenziata la presenza di una alta falesia formata solo da materiale antropico (per lo più detriti di fabbricati, di opere stradali, ecc.). All’interno di questi depositi, scaricati illecitamente in mare negli anni ’80 e ’90, si rinvengono numerosi livelli con grandi frammenti di materiali contenenti amianto che vengono continuamente erosi e trasportati negli adiacenti settori marini, un importante rischio ambientale e per la salute dei cittadini.
Sono intervenuti, inoltre, Stefania Fornaro (Assessore Ambiente e Salute Comune di Taranto), Paola Vegliantei (Presidente Accademia della Legalità), il Sen. Mario Turco, Carlo Calcagni (Colonnello Esercito Italiano e componente ONA), Gaetano Veneto (già Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Bari e componente ONA), Bruno Giordano (Coordinatore Tecnici Prevenzione SPESAL ASL Taranto).