Napoli, 15 marzo 2024. L’oncologia italiana tra opportunità e gradi sfide è al centro della seconda giornata della Winter School 2024 di Motore Sanità dal titolo “La risposta del Sud. Ricerca, innovazione, programmazione, sostenibilità”, in corso di svolgimento a Napoli, presso il Grand Hotel Santa Lucia. Un evento promosso in media partnership con Mondosanità, Eurocomunicazione e Askanews e con il contributo incondizionato di Mundipharma, Boehringer Ingelheim, Chiesi global rare diseases, Johnson & Johnson, Daiichi-Sankyo, Abbott, Amicus Therapeutics e Incyte.
L’Italia ha un tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore del 63%, superiore alla media europea, con oltre 3,6 milioni di persone con una precedente diagnosi che convivono con trattamenti e/o controlli, di cui oltre il 60% anziani. Se da una parte l’oncologia di precisione rappresenta la nuova frontiera di cura in grado di garantire un accesso molto precoce a terapie farmacologiche innovative e personalizzate e la prevalenza sempre maggiore di pazienti oncologici nonchè l’elevato costo dei farmaci innovativi evidenziano la necessità di uno strumento che coniughi innovazione farmaceutica e sostenibilità economica, dall’altra parte la cronicizzazione della malattia richiede di pensare a nuovi modelli di gestione dei pazienti con tumori. Il territorio può essere di grande e strategico supporto all’attività che si svolge all’interno degli ospedali di riferimento.
LE SOCIETA’ SCIENTIFICHE: ACCANTO ALL’OSPEDALE LA RISPOSTA DEL TERRITORIO
“La progressiva lungo-sopravvivenza con la cronicizzazione della malattia oncologica richiede una gestione integrata e flessibile delle cure estendendo la rete oncologica, le sue interconnessioni multidisciplinari ed interprofessionali al territorio che, con le sue strutture ed i suoi professionisti può garantire ulteriori e solidi nodi assistenziali, in una cornice di reale governo clinico unitario – spiega Luisa Fioretto, Presidente Cipomo -. All’offerta ospedaliera deve essere associata un’assistenza territoriale in grado di soddisfare le richieste di prestazioni (assistenziali, diagnostiche, riabilitative e di follow-up) a minor intensità, ma sovrapponibili per qualità e tempestività, e soprattutto che includa il trasferimento delle informazioni (condizione clinica, caratteristiche personali e di contesto del paziente) tra i diversi setting ed i professionisti. Il PNRR, con il Decreto Ministeriale 77, apre una possibilità di ridefinizione organizzativa e di miglioramento della assistenza medica sul territorio, per un valore di oltre 7 miliardi. Ciò implica un ripensamento dell’intera offerta sanitaria e socio-sanitaria, integrando professionisti, strutture e servizi sanitari e sociali di tipologia e livelli diversi. A quanto detto conseguono significativi cambiamenti organizzativi ed assistenziali nell’ambito di una struttura di oncologia medica ospedaliera e richiede al primario la capacità di proiettarsi oltre i confini della propria struttura, farsi parte attiva anche nella prevenzione e nell’adesione agli screening, di costruire ponti con le altre specialità, esercitando il ruolo di governo clinico unitario di processi di cura differenziati sia nella rete ospedaliera che nella continuità ospedale-territorio, di garantire l’appropriatezza e la sostenibilità dei percorsi oncologici sia in termini di prestazioni diagnostico/terapeutiche che di corretto utilizzo dei differenti settings assistenziali (degenza ordinaria, day-hospital, day-service, ambulatorio, strutture territoriali, domicilio)”.
“Oggi è assolutamente indispensabile la rivisitazione dell’attuale organizzazione e del territorio e una rivisitazione del ruolo delle strutture ospedaliere, grazie anche al DM77 che è stato deliberato da tempo ma non è mai partito realmente in Italia” è il punto di vista di Attilio Guarini, Delegato regionale SIE (Società italiana di Ematologia) e Direttore di dipartimento di Area medica IRCCS Istituto Tumori Giovanni Paolo I -. L’innovazione tecnologica, la telemedicina infatti, associata all’intelligenza artificiale potranno rappresentare la risorsa per rivoluzionare la gestione dei pazienti. È ormai matura la possibilità di poter gestire i pazienti che non hanno necessariamente bisogno di afferire ai centri ospedalieri, se non per pochi momenti diagnostici, seguendo gli stessi presso il proprio domicilio. Questo non solo per le visite di routine ed i controlli, ma anche per la gestione più complessa dei pazienti in chemioterapia (sempre più a somministrazione orale o sottocutanea) o trattamenti mirati e specifici, dove lo specialista rimane supervisore per via telematica della sicurezza e della buona gestione delle cure. Esistono diversi modelli di gestione domiciliare, alcuni mutuati da altri sistemi sanitari come quello canadese (vedi ad es. il Flexible point of care nel ieloma multiplo) dove gran parte dei pazienti sono gestiti presso il proprio domicilio, con un grande vantaggio sui costi sociali e sulla qualità della vita. Pertanto il problema delle risorse in sanità, ormai estremamente attuale, potrà trovare tra i possibili rimedi, una riorganizzazione del sistema sanitario sfruttando l’innovazione tecnologica e capitalizzando le risorse finalizzandole in nuovi modelli di cura”.
IL RUOLO DELLA FARMACIA OSPEDALIERA NEI PROCESSI DI GOVERNANCE
In questo contesto, la farmacia ospedaliera si inserisce come struttura di supporto ai processi di “governance”. “Considerate le implicazioni economiche correlate all’appropriatezza d’uso dei nuovi farmaci – spiega Patrizia Marrone, Direttore UOC Farmacia Arnas Civico Palermo – sarebbe auspicabile poter disporre di un nuovo modello organizzativo tecnologico che metta in rete le farmacie ospedaliere e consenta ai farmacisti di avere accesso immediato ai dati, di uniformare le procedure di acquisizione dei farmaci, di monitorare tempestivamente le scelte prescrittive e confrontarsi rapidamente con i colleghi delle farmacie territoriali delle aziende sanitarie al fine di agevolare l’accesso ai farmaci da parte del paziente. Bisogna rendere le farmacie ospedaliere delle organizzazioni capaci di entrare a pieno titolo nelle scelte terapeutiche e la digitalizzazione fornirebbe il supporto necessario al professionista in tutta la complessa fase di gestione del farmaco, dalla prescrizione alla somministrazione, nell’ambito di un percorso di appropriatezza sia terapeutica che organizzativa”.
COINVOLGIMENTO DEL PRIVATO ACCREDITATO NELLA PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DEL PAZIENTE ONCOLOGICO
“I miglioramenti delle cure oncologiche derivano dall’individuazione di nuovi profili di cura ma anche dal miglioramento dei percorsi organizzativi. Il lavoro in team per la presa in carico globale del paziente è indubbiamente la chiave vincente nella risposta ai bisogni assistenziali complessi dei pazienti oncologici”. Così Antonella Ciccarelli, Vice Presidente dell’Unione Industriale Napoli. “L’analisi dei dati sulla mobilità passiva regionale ha evidenziato un miglioramento dei dati campani proprio sulle patologie oncologiche dopo l’istituzione della rete. Tanto più le sinergie tra le strutture a capitale pubblico e privato coinvolte nella rete saranno consolidate, tanto più il risultato ottenuto sarà mantenuto e migliorato. Il ricorso alle strutture accreditate private non deve essere residuale e subalterno, ma di pieno coinvolgimento già dalla fase di programmazione degli interventi predittivi e curativi dell’evento oncologico, e nella gestione delle problematiche del paziente nella fase successiva a quella delle cure in acuzie”.
ABRUZZO: UN NUOVO POLO DI RADIOTERAPIA PER RISPONDERE ALLE NUOVE RICHIESTE
Una specializzazione in oncologia pediatrica con una sezione di radioterapia dedicata e l’acquisto di un quarto acceleratore lineare per istituire a Chieti un polo radioterapico di riferimento nella fascia adriatica del Centro Sud Italia. Thomas Schael, Direttore generale di Lanciano-Vasto-Chieti dell’ASL2 Abruzzo, presenta il progetto di innovazione sul quale l’azienda sanitaria della Provincia di Chieti ha avviato un investimento importante, in termini di progettualità e risorse economiche. “Questo progetto risponde prioritariamente alla necessità di dare risposte a una domanda crescente di prestazioni in Abruzzo, dotato attualmente di 8 acceleratori lineari, mentre il fabbisogno è di 12. Si stima, infatti, che nel 2025 oltre 5.500 pazienti avranno bisogno, nella regione, di radioterapia, a fronte di un’incidenza di cancro pari a 8.400 casi l’anno“.