Roma, 28 aprile 2023 – La contrazione delle quotazioni del frumento duro registrata nelle ultime settimane – dopo che esse avevano raggiunto, nel 2022, picchi senza precedenti – deve essere analizzata nel contesto di un attuale andamento internazionale ribassista dei prezzi delle materie prime agricole.
Così Italmopa-Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Confindustria) che rappresenta in via esclusiva l’Industria molitoria nazionale, leader nell’Ue con circa 12 milioni di tonnellate di frumento trasformato in farine e semole destinate a prodotti simbolo del ‘Made in Italy’ alimentare.
“La filiera italiana frumento duro opera in un mercato libero e internazionale dal quale non si può in alcun modo prescindere” evidenziano Andrea Valente, Presidente Italmopa e Enzo Martinelli, Presidente della sezione Molini a frumento duro Italmopa “E non solo perché, come noto, il nostro fabbisogno in frumento duro è necessariamente e strutturalmente coperto in misura del 40 percento circa dalle importazioni, ma anche e soprattutto perché, come doverosamente evidenziato nel corso del recente tavolo frumento duro voluto dal Ministro Lollobrigida, il 60 percento del volume della pasta prodotta in Italia è destinata ai mercati esteri, sui quali i nostri pastai sono chiamati a confrontarsi con competitors che già attualmente usufruiscono di numerosi vantaggi competitivi”.
“L’auspicabile valorizzazione del grano duro nazionale non può pertanto in alcun modo ignorare questa evidenza” conclude Martinelli“E’ un obiettivo che possiamo raggiungere anche mediante lo sviluppo dei contratti di filiera i quali, attraverso un miglioramento della qualità della materia prima ottenuto grazie all’impegno dei produttori agricoli aderenti, hanno consentito, nel corso degli ultimi anni, di annullare o di invertire il precedente gap negativo, talvolta superiore al 30 percento, tra le quotazioni del frumento duro nazionale e quelle del grano di importazione”.