Giunta alla terza edizione, la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova (BFFmantova) aprirà i battenti l’8 marzo 2024 riconfermandosi come un appuntamento unico al mondo. La città lombarda si trasforma così per più di un mese in una vetrina internazionale per importanti artiste, a volte poco conosciute nel nostro Paese.
Organizzata dall’Associazione La Papessa con il Patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Mantova e la Fondazione Cariplo ed il sostegno di Fujifilm Italia, la BBFmantova ha affidato la direzione artistica, come per le precedenti edizioni, ad Alessia Locatelli che quest’anno ha individuato un titolo “Private”, che racchiude in sé vari significati intriganti quanto attuali.
Il soggetto proposto è dunque aperto a tutti i linguaggi della fotografia e viene declinato in differenti accezioni. Può essere inteso come riferimento alla vita privata, al tema della privacy nella sua definizione di cosa è pubblico e cosa è privato, nel mondo fisico e nei social network. Si rapporta al concetto di censura, al mondo del web e della condivisione virtuale. Contempla la realtà della post-fotografia e della sorveglianza nello spazio pubblico attraverso le telecamere; così come la definizione di spazio pubblico/privato, tra reale e virtuale.
Vi è, inoltre, una visione che identifica il tema del privato in contrapposizione al pubblico, sulla traccia della definizione di Privato “Che non è pubblico, in quanto è riservato a una sola persona o a una ristretta cerchia di persone” (Enc. Treccani). Ed ecco che viene affrontata la questione delle carceri, della privazione di identità, di cultura e linguaggio, nonché il tema attuale della gentrificazione e della scelta in autonomia del ritiro e dell’esclusione dalla società in comunità autogestite.
Una particolare attenzione è dedicata anche al rapporto difficile con la natura e l’ecologia declinato nell’indagine sulla privatizzazione servizi, dell’ambiente, delle fonti d’acqua e le ricadute nella crisi idrica ed energetica attuale.
Lo stesso termine nella lingua italiana identifica un senso di privazione, di sottrazione, declinato al plurale femminile. Crediamo nello sguardo intimo che possa raccontare la sfera affettiva e il sempre più complesso rapporto tra l’immagine personale e pubblica.
La Biennale della Fotografia Femminile da sempre si muove su argomenti che riguardano problematiche di carattere sociale e geopolitico: l’istruzione, il classismo, gli effetti della migrazione che si trovano nella privazione delle terre, dell’economia, delle libertà civili e nel neo-colonialismo.
L’edizione 2024 segue lo stesso formato delle precedenti, con mostre principali di fotografe italiane e internazionali: Daria Addabbo – Drought. No water in the Owens Valley (Italia), Luisa Dörr – Imilla (Brasile), Kiana Hayeri – Where prison is a kind of freedom (Afghanistan), Esther Hovers – False Positives (Paesi Bassi), Tamara Merino – Underland (Cile), Thandiwe Muriu – Camo (Kenya), Photos2 Solitary – Photo requests from solitary (Stati Uniti), Claudia Ruiz Gustafson – La ciudad en las nubes (Stati Uniti), Newsha Tavakolian – And They Laughed At Me (Iran) con il supporto di Photo Grant di Deloitte promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, Cammie Toloui – The Lusty Lady Series (Stati Uniti) e una selezione di foto di Lisetta Carmi in collaborazione con l’Archivio Lisetta Carmi, Martini e Ronchetti (Genova). Numerose sono le altre iniziative, tra le quali una Open call per un Circuito Off, letture portfolio, workshop, laboratori didattici per bambini, conferenze e le proiezioni dei sei docufilm Le Fotografe la serie ideata, scritta e diretta da Francesco G. Raganato, prodotta da TERRATREMA FILM per SKY ORIGINAL.
I luoghi deputati sono Palazzo Te Tinelli, Casa di Rigoletto, Casa del Mantegna, Galleria Disegno, Spazio Arrivabene2, Casa del Pittore. Le fotografie selezionate della Open Call, invece, verranno esposte a titolo gratuito in luoghi pubblici della città coinvolgendo i commercianti: un’occasione per rendere partecipi dell’evento anche tutta la città e i turisti, catturando in questo modo la loro attenzione.
Associazione culturale La Papessa | lapapessa.org
Promuove la cultura fotografica, a partire dalla città di Mantova dove è nata. Il progetto parte da un’idea di Anna Volpi (Presidente) e Chiara Maretti (Vicepresidente), entrambe fotografe. Il simbolo che rappresenta l’associazione è la figura de “La Papessa”: nei tarocchi una donna di potere spirituale e temporale, colei che trasmette conoscenza. Siamo un gruppo di artiste, fotografe, esperte di comunicazione visiva, ma anche di persone appassionate di arte e cultura in generale, unite dalla voglia di creare nuove realtà e opportunità nel mondo della fotografia.
Le mostre si terranno nei 6 fine settimana (sabato e domenica) tra il 9 marzo e il 14 aprile 2024
I Venerdì su prenotazione per scolaresche e gruppi min 15 pax
richieste a info@bffmantova.com
LE ARTISTE
CAMMIE TOLOUI
The Lusty Lady Series
All’inizio degli anni 90’ Cammie Tolouiera una giovane studentessa di fotogiornalismo a San Francisco dallo spirito punk e ribelle. Mossa anche dalla necessità di pagarsi gli studi, Cammie fece una scelta molto radicale divenendo una spogliarellista del Lusty Lady Theatre. Il locale era un unicum all’epoca, in quanto interamente gestito da donne e garantiva sicurezza sul lavoro alle sex workers. Quando all’università le venne assegnato un progetto di documentazione sulla propria vita, la fotografa decise di raccontare il mondo del sex work, osservato dal punto di vista di una lavoratrice. Gli avventori potevano pagare 5 dollari ogni 3 minuti per assistere a performance erotiche e sessuali su richiesta – dietro ad un vetro – nell’area dei “Private Pleasures”. Una reciproca fascinazione, le ha permesso di fotografare gli avventori durante questo scambio così privato, in un dialogo doppio che implica il concetto di intimità, tra privacy e voyeurismo. Come lei stessa scrive: “Nel corso degli anni successivi, sono stata spinta a documentare questo radicale cambiamento nell’equilibrio di potere. I loro soldi gli davano il diritto di guardarmi: la macchina fotografica che avevo in mano mi dava il potere di guardare loro”.
Cammie Toloui è nata e cresciuta in California. Si è laureata in fotogiornalismo presso la San Francisco State University, dove è stata anche insegnante di fotografia. Il suo lavoro è stato esposto in alcuni dei musei più importanti al mondo, tra cui la Tate Modern di Londra e il Museo d’Arte Moderna di San Francisco. Nel 2021, la casa editrice Void ha pubblicato il libro della serie “The Lusty Lady”.
Casa del Pittore, 10 – 13 e 15 – 19, sabato e domenica
PHOTO REQUESTS FROM SOLITARY (PRFS)
Photo Requests from Solitary (PRFS) è un progetto partecipativo che invita le persone detenute in regime di isolamento a lungo termine nelle carceri statunitensi a richiedere una fotografia su vari soggetti – reali o immaginari – e trovare un volontario che la realizzi. La variegata gamma di richieste e la loro realizzazione, fornisce un archivio delle speranze, dei ricordi e degli interessi di persone che vivono in un regime di privazione totale della libertà. Ogni giorno, almeno 80mila persone sono detenute in isolamento negli Stati Uniti in condizioni portatrici di danni psicologici e fisiologici profondi e duraturi, già denunciate dalle Nazioni Unite come torture. PRFS è anche un progetto di “educazione pubblica sulla detenzione in isolamento” e sostiene campagne contro una tale prassi, offrendo al pubblico un collegamento diretto con i carcerati, attraverso una collaborazione artistica che riconosce la creatività e l’umanità condivise, da entrambi i lati delle mura del carcere.
Photo Requests from Solitary è un progetto iniziato nel 2009 grazie a “Tamms Year Ten”, un’iniziativa nata dal basso per far chiudere il carcere di Tamms, una famigerata prigione di massima sicurezza dell’Illinois. Il pubblico è invitato a soddisfare le richieste aperte attraverso il sito photorequestsfromsolitary.org
Casa di Rigoletto, 9 – 18, sabato e domenica
THANDIWE MURIU
Camo
Il lavoro di Thandiwe Muriu crea illusioni surreali di pura fotografia che non sono frutto di manipolazione digitale. In un mix tra tessuti unici e pratiche culturali, l’artista si confronta con i temi dell’identità e della ridefinizione dell’empatia femminile nel contemporaneo, attraverso l’applicazione di texture Afro e oggetti di uso comune. Reimmagina ritratti associati alla vita quotidiana del Kenya realizzati con audaci accessori indossati dai suoi soggetti, per ridiscutere il concetto di bellezza, finalmente dal punto di vista africano. Lavorando con l’ankara – simbolo del tessuto introdotto dai mercanti olandesi del XIX secolo di provenienza indonesiana – Muriu fotografa i suoi soggetti fondendoli con l’ambiente che li circonda.
Un lavoro colorato e riflessivo che, attraverso il camouflage, fa emergere i volti dalle stoffe riflettendo sul concetto del forzato ritiro nell’ambito privato, presentando così una nuova e audace visione della donna africana e della sua autonomia.
Nata e cresciuta in Kenya, Thandiwe Muriu ha scoperto la fotografia da adolescente, da autodidatta. In pochi anni, si è distinta come fotografa commerciale di successo, con un percorso autoriale di ricerca Fine Art che l’ha portata a collaborare con 193 Gallery di Parigi. Il suo lavoro è stato esposto a festival e fiere internazionali ed è apparso su pubblicazioni tra cui il British Journal of Photography.
Galleria Disegno, 10 – 13 e 15 – 19, sabato e domenica
TAMARA MERINO
Underland
Dai rifugiati climatici ai voraci minatori, dalle sette dell’apocalisse, alle comunità indigene abbandonate, 60 milioni di persone nel mondo vivono oggi in ambienti sotterranei. La scelta di una vita di esclusione risponde a bisogni basilari in gran parte persi di vista nelle nostre società tecnologiche e veloci. Come un ritorno al “mito di natura”, troviamo scatti ad esseri umani in ambienti che hanno rappresentato un riparo sicuro prima che si iniziasse a creare rifugi e costruire abitazioni. Le nuove sfide del mondo moderno hanno condotto alcune persone a ritrovare sottoterra un alloggio stabile e sicuro.
Tamara Merino ha documentato tale situazione vivendo con alcune comunità che si sono private della tecnologia e del comfort in Australia, Spagna e USA. In molti casi, gli esseri umani che hanno optato consapevolmente per una esclusione dalla società stanno trovando nella vita sotterranea un’alternativa efficiente dal punto di vista energetico e sostenibile rispetto alle abitazioni convenzionali.
Tamara Merino vive in Cile, è un’esploratrice del National Geographic che si concentra su questioni antropiche, socio-culturali e d’identità. Negli ultimi anni ha seguito alcune comunità che si sono ritirate dagli spazi urbani per vivere sottoterra. Il lavoro di Merino è apparso in numerose pubblicazioni internazionali, tra cui National Geographic, The New York Times, Time Magazine e Der Spiegel.
Galleria Disegno, 10 – 13 e 15 – 19, sabato e domenica
LUISA DÖRR
Imilla
Le polleras boliviane, gonne ingombranti comunemente associate alle donne indigene degli altipiani, sono state per decenni un simbolo di unicità ma anche oggetto di discriminazione. Ora una nuova generazione di donne che praticano lo Skateboard a Cochabamba, le indossa come un emblema di resistenza.
Se l’indumento fu inizialmente imposto dai colonizzatori spagnoli alla popolazione nativa, nel corso dei secoli si è integrato nell’identità locale, come simbolo ambivalente di autenticità e stigmatizzazione. Riscoprire le polleras negli armadi di zie e nonne, è sembrata la scelta più ovvia per Dani Santiváñez, una giovane skater boliviana che – nel desiderio di recuperare le sue radici – ha creato nel 2019 “ImillaSkate”.
“Imilla” significa giovane ragazza in Aymara e Quechua: le due lingue più parlate in Bolivia, un paese in cui più della metà della popolazione ha radici indigene. Le nove donne che attualmente fanno parte del gruppo indossano le polleras solo per andare in skate. Abbinate a scarpe da ginnastica, queste gonne simboleggiano la scelta di non privarsi della loro cultura e, attraverso questa pratica, veicolano così il loro messaggio di inclusione e accettazione della diversità.
Luisa Dörr è una fotografa brasiliana che utilizza il ritratto come veicolo per esplorare la complessità della natura umana. Attualmente, il suo lavoro si concentra su questioni di genere e sulle tradizioni culturali. Le sue fotografie sono apparse su Time, National Geographic, The New York Times, PDN e Wired. Nel 2019 ha vinto il terzo premio per la categoria “Ritratti – Storie” del World Press Photo.
Casa del Mantegna, 10 – 18:30, sabato e domenica
CLAUDIA RUIZ GUSTAFSON
La ciudad en las nubes
Tra il 1911 e il 1915 il Perù fu oggetto di esplorazioni di carattere coloniale, inclusa quella operata dallo storico di Yale, Hiram Bingham. Finanziato dall’Università e dal National Geographic, Bingham si imbattè nel sito di Machu Picchu, diventando noto come il grande “scopritore” di questo luogo. Partendo dalle fotografie scattate durante un viaggio sui Caminos del Inca e affiancando documenti d’archivio, Claudia Ruiz Gustafson mette in discussione il concetto di “scoperta” di Machu Picchu e della sua narrazione storica. La storiografia occidentale ha di fatto sottratto il diritto del riconoscimento di quei territori a chi li abitava – saccheggiando tombe sacre della comunità Quechua – in nome della ricerca scientifica. Nel corso delle sue spedizioni, Bingham scattò 12mila fotografie, pubblicate su Harper’s e National Geographic – che ne deteneva i diritti esclusivi. Fu così che Machu Picchu smise di essere eredità culturale dei Quetchua.
La Ciudad en las Nubes desidera mostrare come queste esplorazioni hanno contribuito, a volte in modo negativo, alla creazione e diffusione dell’immaginario peruviano da un punto di vista etnografico, in occidente.
Claudia Ruiz Gustafson è un’artista visiva peruviana che vive in Massachusetts. L’esperienza interculturale influenza profondamente la sua pratica artistica. Il suo ultimo progetto – Mi País Imaginado – esplora fatti storici, decostruendo le dinamiche di una narrazione falsata dalle lenti dell’imperialismo e del suprematismo bianco, in una visione ri-contestualizzata.
Spazio Arrivabene 2, 10 – 13 e 15 – 19, sabato e domenica
DARIA ADDABBO
Drought. No water in the Owens Valley
Un terzo dell’acqua utilizzata da Los Angeles proviene dalla Owens Valley: un tratto di deserto e prateria delimitato dalla Sierra Nevada ad Ovest e dalle White Mountains a Est. È qui che, un centinaio di anni fa, Los Angeles ha acquistato circa 120mila ettari di terreno, ottenendo così diritti d’uso dell’acqua sul fiume Owens. Successivamente, la città è stata in grado di trasformarsi da un sonnolento villaggio di 15mila abitanti alla Metropoli che conosciamo oggi. All’inizio del 1900, Fred Eaton – allora sindaco – e l’ingegnere irlandese Mulholland concordarono sull’importanza del sistema idrico per il futuro sviluppo della città.
Fu così che la deviazione dell’acqua dal lago – a favore della privatizzazione dell’acquedotto – ha generato un disastro ambientale di vaste proporzioni. I venti oggi sferzano la valle dalle montagne, spazzando via dal letto del lago solfati e particelle tossiche che creano tempeste di polvere pericolose per la cittadinanza. Inoltre, il cambiamento climatico e la conseguente crisi idrica stanno rendendo sempre più grave la siccità in California minacciando la vita delle comunità che vivono nella valle.
Daria Addabbo è nata nel 1979 a Roma, dove attualmente risiede. Nel 2013 ha svolto uno stage presso il World Food Programme. Ha pubblicato sulle più importanti riviste italiane e internazionali tra cui: National Geographic, Espresso, Internazionale, D di Repubblica, Vanity Fair, Grazia, GQ e Washington Post. Ha esposto i suoi lavori in Argentina, in Brasile e in Italia.
Galleria Disegno, 10 – 13 e 15 – 19, sabato e domenica
ESTHER HOVERS
False Positives
I sistemi di sorveglianza intelligentesono costituiti da telecamere in grado di rilevare i segni nel linguaggio del corpo e nei movimenti che potrebbero indicare una “intenzione criminale”. Gesti inconsueti che – all’interno di uno spazio pubblico – vengono segnalati come “anomalie”. Mappando tali anomalie, si strutturano gli algoritmi che orientano le telecamere in grado di rilevare i comportamenti devianti. False Positives esamina come i sistemi di sorveglianza studiano il nostro comportamento, sollevando la questione dell’accettabilità delle “classificazioni”, nonché della tutela della privacy negli spazi condivisi. La ricerca di Esther Hovers si struttura sulle “8 anomalie”, segnalate dagli esperti di sorveglianza intelligente con i quali ha collaborato. Il progetto unisce fotografie e disegni di modelli al fine di fornire un’analisi all’interno e intorno al quartiere degli affari della città di Bruxelles.
Nella sua pratica artistica, Esther Hovers indaga il modo in cui potere, politica e sistemi di controllo esercitano attraverso la pianificazione urbanistica e l’uso dello spazio pubblico. Fotografa di formazione, crea installazioni dove fotografie, disegni, testi e film dialogano alla pari. Il suo lavoro è apparso su The New York Times, Washington Post, M – Le Magazine du Monde, e Wired.
Tinelli di Palazzo Te, 10 – 13 e 15 – 18:30, sabato e domenica
KIANA HAYERI
Where prison is a kind of freedom
“l’Afghanistan è un paese di estremi”, cita la fotografa. E così è la vita delle donne di questa storia. Intrappolate in matrimoni che le rendono vittime di vessazioni, si sono trovate a considerare l’uxoricidio come unica via di sopravvivenza. Fino al 2021 erano 119 le carcerate della prigione di Herat, dove Kiana Hayeri ha trascorso due settimane, entrando in profondo contatto con alcune di loro. Se da un lato il loro crimine le ha condannate alla privazione di libertà, dall’altro ha offerto loro un’altra vita. La prigionia è diventata una “seconda opportunità”, seppur contornata da quel filo spinato che serve tanto a tenere rinchiuse loro, quanto a proteggerle da possibili desideri di vendetta da parte delle famiglie dei mariti. In un cortocircuito morale la comunità di detenute ha trovato – seppur in celle sovraffollate – uno spiraglio di pace e tranquillità per loro ed i figli minorenni, all’insegna della collaborazione e del mutuo aiuto. Poco prima del ritorno dei talebani al potere, le detenute sono state liberate e attualmente le prigioniere del centro di detenzione vivono in condizioni di abuso e privazioni ben lontane dalla sicurezza degli anni passati.
Kiana Hayeri è una fotografa Iraniano-canadese, nata a Teheran. Collabora attivamente con il New York Times ed è Senior Ted Fellow. Il suo lavoro è apparso su testate giornalistiche internazionali come Le Monde, NPR, il Washington Post e il Wall Street Journal. Da anni interessata all’universo sociale e culturale del Medio Oriente, oggi risiede a Kabul, da cui racconta la realtà dell’Afghanistan.
Casa di Rigoletto, 9 – 18, venerdì sabato e domenica
NEWSHA TAVAKOLIAN
And they laughed at me
Con il supporto diPhoto Grant di Deloitte promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte. Afferma Tavakolian: “Gli eventi in Iran mi hanno colpita profondamente. Sapendo di non poter cambiare il passato, e mossa da un desiderio di vedere in profondità – ho ripreso in mano i negativi che ho scattato all’inizio della mia attività fotografica. Un’immagine spiccava su tutte: una ragazza che annusa una rosa. Il suo profumo è un simbolo di speranza, d’amore e di libertà. Ho scelto di proposito una sequenza di negativi nati da errori miei o di altri, in laboratorio o per un malfunzionamento della mia macchina fotografica. Ho raccolto queste immagini scartate: mostrano quella realtà cruda e grezza da cui non possiamo nasconderci. Riosservandole, emerge un chiaro passaggio: dalla speranza e dai sogni della giovinezza, alla deludente realtà e la conclusione che nella vita abbiamo una sola scelta. Venire risucchiati dall’oscurità, oppure combatterla andando verso la luce. Il risveglio delle donne Iraniane non è successo in un giorno: l’ho visto, ne ero parte. Volevamo di più, e presto. I politici mi hanno sfruttata e hanno riso di me – di noi. Ma nella mitologia iraniana, è la luce a vincere sull’oscurità nella loro eterna lotta”.
Newsha Tavakolian è una fotografa iraniana, membro dell’agenzia Magnum dal 2019. Ha iniziato a lavorare per la stampa all’età di 16 anni, coprendo le guerre in Iraq e le tematiche di carattere sociale del paese natale. Nel corso degli anni la sua attenzione si è spostata dalla fotografia giornalistica verso una ricerca più artistica. Ha raccontato le donne guerrigliere del Kurdistan iracheno in Siria e della Colombia, nonché la vita di persone che vivono in regimi di costrizione.
Ha vinto il Carmignac Gestion Photojournalism Award 2014e il Prince Claus Award 2015.
Il lavoro di Tavakolian è presente all’interno di collezioni private, istituzioni internazionali,come il Victoria & Albert Museum, il Los Angeles County Museum of Art (LACMA), il British Museum, la Sackler Gallery e il Boston Museum of Fine Art.
Casa del Mantegna, 10 – 18:30, sabato e domenica
LISETTA CARMI
Lo sguardo di Lisetta Carmi sole donne di Sicilia e Sardegna
Selezione dall’archivio Lisetta Carmi, curato da Giovanni Battista Martini
Tra il 1962 e il 1977 Lisetta Carmi si è dedicata a un capitolo meno conosciuto della sua fotografia, incentrato sulla ripresa dei paesaggi della Sardegna e della Sicilia.
Allo stesso tempo il suo interesse è rivolto alle realtà sociali dei piccoli centri urbani. Con il suo obiettivo Carmi rivela una prospettiva più profonda e intima discostandosi dalla fotografia etnografica convenzionale e lontana da ogni folklore.
All’interno di queste immagini le donne si dispiegano nelle azioni della vita quotidiana, nel loro privato, avvolte in un’atmosfera sospesa. Ritratti che pur mantenendo inalterata l’identità dell’individuo diventano elementi integranti del paesaggio stesso.
Lo sguardo di Carmi illumina le donne avvolte in veli neri, nel cuore della cultura contadina del Sud Italia. Le fotografie in mostra, esposte in poche occasioni, ci offrono una visione autentica di queste donne che, con un misto di fierezza e spontaneità ci svelano la loro forza e dignità.
In questa raccolta, la figura della donna emerge come protagonista centrale di una narrazione, che oltrepassa i limiti del ritratto individuale verso una visione più ampia, che ben rappresenta l’identità storico-culturale delle due maggiori isole italiane.
Lisetta Carmi nasce a Genova nel 1924. Musicista, si avvicina per caso alla fotografia e ne fa una professione, realizzando a Genova alcune tra le sue serie più famose, come quella sulla comunità trans (allora detti “travestiti”). Viaggia in Europa, America Latina e India. Nel 1966 vince il premio Nièpce Italia. Nel 1976 incontra a Jaipur il guru Babaji e fonda un ashram in Puglia. Muore a Cisternino nel luglio 2022.
Casa del Mantegna, 10 – 18:30, sabato e domenica
MOSTRE COLLATERALI
Couldn’t share that
Irene Ferri
a cura di Chiara Maretti, Erica Sanfratello
In un mondo dominato dall’attrattiva dei social media, il progetto fotografico di Irene Ferri “Couldn’t Share That” esplora le paure inespresse che avvolgono le difficili e complesse vite dei content creator, degli influencer e di chi coltiva una piccola (o grande) community online, per lavoro o per passione.
Spinti dalla paura di perdere follower e sostegno, molti di noi si trattengono dal condividere le sfumature non filtrate delle loro vite, temendo sia il rifiuto del pubblico che lo sguardo onnipresente e scrutatore del “Grande Fratello” digitale, avido e sempre desideroso di rivelazioni private.
Irene Ferri ha invitato la sua community a condividere storie che sentivano di non poter esprimere online.
Ogni scatto svela strati di silenzio che circondano argomenti intimi. Il peso di decisioni personali come un aborto, gli orientamenti sessuali tenuti nascosti, le battaglie con ansia e panico o la paura di invecchiare e l’abisso del burnout; ma interrogando anche tematiche profondamente legate all’essenza umana, come la spiritualità e il lutto.
Il progetto mira a mettere in risalto come dietro ogni ‘mi piace’ e ‘follow’ si celi una complessa rete di storie personali che non hanno potuto ricevere ascolto, o che non si è ritenuto potessero essere rese pubbliche. L’obiettivo è anche quello di creare una comunità virtuale che sia maggiormente empatica e comprensiva, in cui non si debba costantemente temere di esternare l’autenticità del proprio essere e di ciò che accade nella sfera della vita privata.
Irene Ferri Fotografa neurodivergente e non–binary, ha studiato cinematografia alla UCLA Extension ed è fondatrice di Arizona Project, per il quale si dedica all’insegnamento. Ha ricevuto riconoscimenti danni con Italia ed Europa ed è stata abbreviata al Miami Street photography Festival.
Casa del Mantegna, cortile esterno 10 – 18:30, sabato e domenica
SUBLIMISTA INSTAX
Il Sublimista, in partnership con INSTAX Fujifilm, dà seguito al progetto Ritratti Istantanei alla Ricerca del Sublime iniziato durante l’edizione BFF 2022. Artiste e pubblico sono i protagonisti di ritratti scattati con le fotocamere istantanee INSTAX. Le stampe si possono trovare esposte sul photo wall dedicato nella sublime location della Casa del Mantegna. Sono pubblicate anche sullo “Speciale Biennale BFF” della rivista sublimista.it e condivise sui social con l’hashtag #InstaxSublimiBFF. Il tema di fondo delle interviste che accompagnano gli scatti è: “Cos’è il sublime per ciascuno di noi”.
PREMIO MUSA PER DONNE FOTOGRAFE
Il Premio Musa, giunto quest’anno alla quinta edizione, è dedicato alla produzione di portfolio e lavori progettuali di fotografe italiane, con l’intento di agevolare la fotografia femminile sul territorio italiano. Le vincitrici del 2022: per “Ricerca e concettuale” Benedetta Sanrocco con il progetto Chocolate and dirty clothes; “Reportage” Martina D’Agresta con Tempra; “Ritratto” Lidia Caputo Oltre l’apparenza; Menzione d’onore a Elena Zottola con Prosféro. Le vincitrici del 2023: per “Ricerca e concettuale” Serena Radicioli con il progetto Non sei più tornato; “Reportage” Maria Teresa Brambilla con From the Alps. Women; “Ritratto” Francesca Dusini con Švejk; Menzione d’onore a Chiara Innocenti con Meraviglie presenta.
In proiezione durante tutta la durata del fotofestival presso lo spazio Arrivabene2
CIRCUITO OFF
Il Circuito Off è frutto di una Open Call internazionale aperta a tutte le persone nate, in divenire, o diventate donne. La selezione è fatta dal team della BFF considerando qualità e attinenza al tema. L’obiettivo del Circuito Off è di dare una piattaforma a fotografe emergenti e di arricchire il programma con mostre aperte al pubblico, non solo chi ha un biglietto BFF. Sono arrivate partecipazioni da ogni continente, per un totale di oltre 200 progetti con aumento del 115% rispetto al 2022.
Le artiste presenti sono: Li Aixiao I Am With Me, Nynke Brandsma Max, Giorgia Dal Molin Stavo pensando al mare, Mahé Elipe AcompañantAs, Melania Gammicchia Eater Disorder, Francesca Hummler Unsere Puppenstube (Our Dollhouse), Tea Primiterra Onironauti, Sujata Setia A thousand cuts, Elisa Sky Womaneroes, Olga Stefatou Chrysalis, Katerina Tsakiri The smiley cut, Maria Giulia Trombini I ragazzi del fiume Dnipro.
TALK
Tutti i Talk sono tenuti presso la Casa del Mantegna in via Acerbi 47
Sabato 9 marzo, ore 14:30
Autenticità nell’era dei Social Media: un viaggio tra intimità, neurodiversità e altri temi condivisi
Speaker: Irene Ferri, Manuela Limonta, Giulia Gazzo
Sabato 9 marzo, ore 16:30
Private Pleasures
Speaker: Cammie Toloui
Domenica 10 marzo, ore 10:30
In conversazione con Newsha Tavakolian
Domenica 10 marzo, ore 14
No water in the Owens Valley – Individual Stories
Speaker: Daria Addabbo
Sabato 16 marzo, ore 14:30
Archivi e Database per conservare e valorizzare l’Arte femminile, il progetto del Women Visual Artists Database
Speaker: Laura VdB Facchini
Sabato 16 marzo, ore 16:30
BFF e Thanatos: la morte in fotografia.
Un appuntamento con Alla Fine dei Conti
Speaker: Elena Alfonsi e Anna Volpi
Sabato 23 marzo, ore 14:30
Il coraggio di essere desiderio, tra passato e futuro
Speaker: Francesca Cao, Fabrizio Zanoni, Priscilla Salerno
Sabato 30 marzo, ore 14:30
Where prison is a kind of freedom
Speaker: Kiana Hayeri
Sabato 30 marzo, ore 16:30
Il cambiamento nel quotidiano: l’uso del linguaggio nella musica e nei media
Speaker: Silvia Olivieri, Giulia Salerno
Sabato 6 aprile, ore 14:30
Diritti riproduttivi dagli anni 70 ai giorni d’oggi
Speaker: Liliana Barchiesi, Eleonora Cirant, Federica di Martino, Eleonora Macchia
Domenica 14 aprile, ore 16:30
Collezione privata, f.s. – Per un nuovo sguardo al femminile
Speaker: Marina Pizziolo
PROIEZIONI
Sky Arte Le Fotografe
Inoltre le proiezioni di sei docufilm Le Fotografe la serie ideata, scritta e diretta da Francesco G. Raganato, prodotta da TERRATREMA FILM per SKY ORIGINAL, avverranno nei fine settimana della BFF e dopo ciascuna proiezione seguirà un talk.
Sabato 9 marzo, ore 10:30
Sky Arte Le Fotografe: Nausicaa Giulia Bianchi – L’invisibile
Speaker: Nausicaa Giulia Bianchi, Francesco Raganato
Sabato 16 marzo, ore 11
Sky Arte Le Fotografe: Sofia Uslenghi – Ritorno a casa
Speaker: Sofia Uslenghi
Sabato 23 marzo, ore 11
Sky Arte Le Fotografe: Cristina Vatielli – In memoria di me
Speaker: Cristina Valtielli
Sabato 30 marzo, ore 11
Sky Arte Le Fotografe: Ludovica Anzaldi – Corpi liberi
Speaker: Ludovica Anzaldi
Sabato 6 aprile, ore 11
Sky Arte Le Fotografe: Chiara Fossati – COME TE
Speaker: Chiara Fossati
Sabato 13 aprile, ore 11
Sky Arte Le Fotografe: Giulia Gatti – Corazonada
Speaker: Giulia Gatti
PRESENTAZIONE LIBRO
Sabato 13 aprile alle ore 16:30, sarà presentato il Volume fotografico ELLE, donne sciamane. Un progetto fotografico di Valeria Gradizzi
Quello dello sciamanesimo femminile è un mondo carico di spiritualità in cui le donne, attraverso pratiche mistiche fuori dai binari delle religioni organizzate, trovano consapevolezza di sé e del loro ruolo nella società, una ricerca volta alla trasformazione personale attraverso la sacralizzazione della natura, in costante riferimento all’energia cosmica. Valeria Gradizzi ha accompagnato gruppi di donne in un viaggio fotografico all’interno delle pratiche sciamaniche femminili dell’Italia contemporanea. La fotografa presenta il libro nato dal suo lavoro Elle (ed. emuse, 2023) dialogando con Marco Brioni.
WORKSHOP
Daria Addabbo
Processo creativo di un lavoro fotografico documentario
Il workshop tenuto dalla fotografa Daria Addabbo rivolto a tutti coloro vogliano apprendere il processo creativo che si attua per la realizzazione di un progetto fotografico dalla sua genesi, fino alla pubblicazione finale. È richiesta una conoscenza di base del linguaggio fotografico in quanto il corso non darà infatti indicazioni tecniche sulla fotografia.
Sabato 9 marzo 9-13/14.30-18.30 c/o Creative Lab
Nausicaa Giulia Bianchi
Workshop di ritratto documentario e performance.
«Ogni persona nasconde un segreto. Sono 13 anni che mi occupo di fotografare persone dalle idee e dalle storie più incredibili. Le persone stanno lì, sedute, ci raccontano ma al momento di fargli un ritratto nessuna di queste parole resta intrappolata nell’immagine. La macchina fotografica registra facilmente un evento, un’azione o un’apparenza, ma come catturare fotograficamente il passato di qualcuno, le sue emozioni? Questo workshop aiuta a comprendere come spazio e luce e gesti possono aiutarci, e si focalizza su una tecnica precisa che mi ha insegnato la mia ex insegnante Suzanne Opton: come introdurre una piccola performance all’interno della fotografia documentaria che possa aiutarci a svelare i segreti che le persone portano nel loro cuore e che resterebbero invisibili all’interno delle fotografie di ritratto».
Domenica 10 marzo 9-13/14.30-18.30 c/o Creative Lab
Francesca Cao
L’intimità nel ritratto tra spazio fisico e mentale
Secondo il filosofo francese Jean-Luc Nancy, il ritratto non consiste solo nel rivelare un’identità, ma è piuttosto “lo svelamento di un io” che può avvenire solo attraverso la rivelazione del soggetto esposto. Durante il workshop, saranno illustrate varie tipologie di ritratto fotografico per aiutare i partecipanti a imparare ad utilizzare la luce e lo spazio fisico come strumenti espressivi per entrare in intimità con il soggetto. Inoltre, i partecipanti avranno l’opportunità di sperimentare sul campo creando ritratti degli abitanti di Mantova, successivamente valutati in classe.
Domenica 24 Marzo 10-18 c/o Alkemica
LETTURE PORTFOLIO
Le letture portfolio sono aperte a tutte e a tutti e si terranno dalle 11 alle 14 al palazzo del Plenipotenziario; la giuria composta da Alessia Paladini, Anna Acquistapace, Benedetta Donato, Federica Berzioli, Newsha Tavakolian, Riccardo Bononi, Sara Munari, segnalerà un portfolio vincitore a cui verrà assegnata a titolo gratuito e onorario la tessera di Afip, Associazione Italiana Fotografi Professionisti.
Per prenotare gli slot sino al 6 marzo: prenotazioni@bffmantova.com
NOTIZIE UTILI
Biennale della Fotografia Femminile
PRIVATE
8 marzo – 14 aprile 2024, Mantova (varie sedi)
info@bffmantova.com
Vernissage
8 marzo h 18.30
Spazio Arrivabene2
presso Casa del Mantegna – Via G. Acerbi, 47
Intero: 16€
Ridotto (under 26 e over 65) 13€
Soci La Papessa: 12€
Soci Riaperture, Irfoss APS, La Ghiacciaia, Frammenti di Fotografia, AFIP, Fotocineclub, NessunoPress, Sisf, Soci Coop: 14€
Ridotto famiglie 12,50€ a persona (4 persone: 2 adulti e 2 under 18)
Gratuito: fino a 12 anni e per persone con disabilità e accompagnatori
ORARI
Casa del Mantegna, Via G. Acerbi, 47: dalle 10 alle 18:30
Palazzo Te, Tinelli, Viale Te, 13: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18:30
Casa di Rigoletto, Piazza Sordello, 23: dalle 9 alle 18
Galleria Disegno, Via G. Mazzini, 34: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Casa del Pittore, Corso Garibaldi, 46: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Spazio Arrivabene 2, Via G. Arrivabene, 2: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Mostre aperte tutti sabato e domenica di marzo: 8, 9, 10, 16, 17, 23, 24, 30, 31
Mostre aperte tutti sabato e domenica di aprile: 1, 6, 7, 13, 14