Doriana Caleandro, coordinatrice Pari Opportunità della UIL di Taranto, solleva il velo sulla cruda realtà della disparità salariale di genere che persiste nel tessuto lavorativo italiano. Attraverso dati inequivocabili, emerge un divario retributivo del 13% a sfavore delle donne rispetto ai loro colleghi maschi, equivalente a un gap annuale di 8.000 euro.
Questo divario, come sottolineato da Caleandro, si consolida nel corso dell’intera vita lavorativa, raggiungendo il suo apice nell’età pensionistica. La coordinatrice Pari Opportunità della UIL di Taranto pone l’accento sul fattore culturale che gioca un ruolo cruciale in questa disparità. Le donne, spesso responsabili delle attività non autosufficienti e del dovere genitoriale, si trovano a dover gestire una serie di compiti quotidiani che vanno ben oltre il lavoro professionale, costringendole a optare per lavori part-time o addirittura a rinunciare alla crescita professionale.
La maternità, il congedo parentale e altre responsabilità familiari impattano strutturalmente sul calcolo mensile della pensione, creando un circolo vizioso che limita le opportunità economiche delle donne. Caleandro evidenzia anche come questa situazione diventi un potente strumento di ricatto in relazioni coniugali tossiche, dove la donna rimane intrappolata in una condizione di vulnerabilità economica.
La Coordinatrice Pari Opportunità della UIL di Taranto sottolinea che le disparità di genere non sono solo una questione femminile ma influenzano l’intera società. Maggiore occupazione femminile potrebbe significare una riduzione della povertà infantile, un minor numero di uomini in situazioni economiche precarie dopo separazioni, e un impatto positivo sul PIL dell’Italia.
“Non siamo più nella fase della retorica, – afferma Doriana Caleandro – ma stiamo vivendo l’era di una rivoluzione culturale. La discriminazione di genere, la disparità salariale, e la cultura dell’uguaglianza e della non violenza sono fondamentali per il benessere di tutta la società. Combattiamo con resilienza per scrivere una storia di vera parità e inclusione perché oggi siamo noi gli artefici del cambiamento degno del terzo millennio”.