L’ACQUA NON SI PERDE: riflessione sull’uso delle risorse idriche nella Capitanata

Il WWF entra nel dibattito politico sull’acqua per fornire alcune riflessioni

Negli ultimi mesi, alcune dichiarazioni di esponenti politici locali hanno sollevato l’idea che “l’acqua dei corpi idrici si perde in mare”, accompagnate dalla proposta di costruire nuovi invasi artificiali per scopi agricoli. Il WWF Foggia ritiene doveroso chiarire che questa visione è fuorviante: l’acqua che raggiunge il mare non è “persa”, ma rappresenta un elemento essenziale per il mantenimento degli ecosistemi naturali (terrestri e marini).  I corsi d’acqua della Capitanata, come fiumi e torrenti, sono corridoi ecologici che connettono la terra al mare, vere e proprie arterie che sostentano ed equilibrano il nostro Pianeta. Questi ambienti fragili ospitano specie e habitat spesso minacciati e svolgono funzioni ecologiche cruciali fra cui il il trasporto dei sedimenti verso le coste, contrastando l’erosione e prevenendo l’arretramento delle spiagge e contribuiscono al bilancio idrico del sottosuolo e della superficie (alimentando falda, pozzi etc.). 

Un caso emblematico è il fiume Fortore, dove la diga di Occhito ha avuto un impatto significativo sulla foce e sulle spiagge circostanti, esacerbando fenomeni di erosione costiera. Problemi analoghi interessano altri corsi d’acqua regionali, dimostrando come la costruzione di invasi possa causare danni collaterali rilevanti (Fiume Ofanto etc.) che di questi tempi è meglio evitare. 

Piuttosto che investire in nuove opere, WWF Foggia propone soluzioni concrete e sostenibili per la gestione delle risorse idriche, basate su: 

– Il recupero e il riutilizzo dell’acqua depurata, attraverso la creazione di ecosistemi filtro per migliorarne la qualità; 

– La riduzione delle perdite nelle reti idriche e il contrasto ai prelievi abusivi da fiumi e torrenti; 

– L’adattamento dell’agricoltura alle nuove condizioni climatiche, favorendo colture e tecniche a basso consumo idrico. 

Invece di investire in grandi e costosi invasi artificiali, che avrebbero un impatto negativo sull’ambiente e contribuirebbero ai cambiamenti climatici, sarebbe più efficace puntare sul ripristino di zone umide multifunzionali. Queste aree potrebbero fungere da riserve locali d’acqua e, al contempo, contribuire all’aumento della biodiversità e al mantenimento degli equilibri idrologici, contrastando i cambiamenti climatici e assorbendo CO2.

Le zone umide, inoltre, svolgerebbero il ruolo di aree tampone, agendo come ecosistemi filtro per la depurazione naturale delle acque (ad esempio, tramite fitodepurazione). A ciò si aggiungerebbe una significativa funzione turistica, grazie alla creazione di percorsi dedicati a naturalisti, birdwatcher, cicloturisti e camminatori. “Abbiamo delle eccellenze storiche, come il Consorzio di Bonifica della Capitanata e quello del Gargano”, spiega Maurizio Marrese, presidente del WWF Foggia. “Questi enti dispongono di competenze e mezzi per realizzare queste ‘riserve d’acqua’, magari partendo proprio dalle antiche zone paludose bonificate, come il Lago della Contessa, il Lago Pantano di Sant’Egidio, le marane e le casse di espansione fluviale”.

Un esempio concreto di successo è rappresentato dall’Oasi Laguna del Re a Manfredonia. Questo progetto ha dimostrato il valore del connubio tra istituzioni, enti, università e associazioni, proponendo un modello di gestione integrata che valorizza contemporaneamente biodiversità, agricoltura e turismo, e che sta riscuotendo apprezzamenti e premi in tutta Italia e in Europa.

È fondamentale adottare un nuovo paradigma: l’agricoltura deve adattarsi all’ambiente, non viceversa. La crisi climatica impone che le attività economiche rispettino i limiti ambientali, come sancito dall’articolo 41 della Costituzione, che subordina l’iniziativa economica alla tutela della salute e dell’ambiente.  Solo un approccio sostenibile garantirà un futuro alle comunità umane e agli ecosistemi della Capitanata, valorizzando le risorse idriche senza depauperare il nostro patrimonio naturale.