Le parole dell’Arcivescovo mons. Giorgio Ferrettisul Caporalato nella Provincia di Foggia

Siamo molto turbati e addolorati per ciò che è accaduto a Satnam Singh, esprimiamo la nostra solidarietà alla sua famiglia, e ci chiediamo come far fronte a così grandi ingiustizie anche nella nostra terra, nelle campagne di Foggia. Non possiamo abituarci al fatto che il lavoro, che dà vita, diventi sfruttamento o morte. Il lavoro deve far vivere: è vocazione, dignità della persona, socialità. Le vittime del caporalato sono uno scandalo. La legalità, la dignità umana, la sicurezza del lavoro, non sono un costo, né tantomeno un lusso, ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Troppe persone, anche nella nostra provincia di Foggia, hanno pagato con la vita il sistema perverso del caporalato. Dobbiamo fare di più, impegnarci di più, tutti. In questi giorni la morte di Satnam Singh, nelle campagne di Latina, ha giustamente fatto scalpore e suscitato un rinnovato dibattito su questo tema, ma sappiamo bene che anche in Puglia lo sfruttamento è un fenomeno sociale, duro da sradicare, che ha già prodotto le sue vittime.

Penso a Paola Clemente, morta di fatica sotto il sole cocente di una infuocata estate foggiana il 13 luglio del 2015. Non è accettabile che i braccianti debbano essere costretti a lavorare nelle ore più calde del giorno, con temperature di 40 gradi. Con l’ordinanza n. 274 del 18 giugno 2024, il Governatore della Puglia vieta il lavoro nei campi, dalle ore 12:30 alle ore 16:00, nei giorni estivi di maggior caldo: chiediamo che venga rispettata. Pensiamo ai tanti uomini che ogni giorno si possono incontrare nelle nostre campagne. Hanno i volti rugosi segnati da una fatica che uccide. Si deve fare di più, essere più creativi e convinti nell’intervenire. Anche le comunità cristiane devono accogliere e integrare di più. Bisogna trovare soluzioni. La prima è la regolarizzazione di chi viene in Italia per compiere lavori di cui abbiamo estremamente bisogno e di cui non si trova in Italia la manodopera: è nell’irregolarità e nella precarietà che maturano drammi come quello di Satman. Le vie legali per l’immigrazione vanno allargate. È anche il bisogno della nostra società, delle nostre famiglie e imprese. Abbiamo visto, anche qui a Foggia, come i corridoi umanitari, che garantiscono ingressi regolari, abbiamo garantito l’integrazione dei migranti.

Dobbiamo impegnarci nella costruzione di una società più umana ma anche più legale, dove il lavoro nero e di conseguenza i caporali hanno meno margine di manovra. Occorre superare i ghetti che esistono della provincia di Foggia. Non possiamo accettare che gli uomini vivano in quelle condizioni. Si devono creare condizioni abitative migliori, trasporti pubblici più efficienti, condizioni di vita più umane. Stato, Chiesa, società civile, dobbiamo tutti trovare un sussulto di sdegno e intraprendere nel prossimo futuro, azioni concrete per dare una risposta al bisogno di dignità di questi lavoratori. Chiediamo quindi, nella stagione della coltivazione e raccolta dei pomodori che comincia, che vengano rispettate tutte le normative sulla sicurezza. Gli strumenti ci sono. In particolare la legge n.199 del 2016 denuncia lo “sfruttamento del lavoro in agricoltura”: che venga fatta rispettare. C’è bisogno di un cambio forte di mentalità: non è normale che si lavori quattordici ore al giorno per pochi euro. Come Chiesa che è nella provincia di Foggia ci impegniamo di più a fare la nostra parte mentre confidiamo nell’impegno delle istituzioni e di tutti gli abitanti di questa nostra terra.
† Giorgio Ferretti Arcivescovo di Foggia-Bovino