Saranno in mostra, dal 29 marzo al 23 aprile 2024, negli spazi della Biblioteca Bernardini, a Lecce le opere della collezione “Case di Carta” dell’architetto – artista Ninì Elia. L’inaugurazione venerdì, 29 marzo, alle ore 18.00; intervengono con l’artista: Luigi De Luca, direttore del Polo biblio-museale di Lecce; Tommaso Marcucci, presidente dell’Ordine degli architetti della Provincia di Lecce; Lorenzo Madaro, professore di Storia dell’arte contemporanea, Accademia di Brera, Milano.
La mostra, promossa dal Polo biblio-museale di Lecce con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, e Conservatori della Provincia di Lecce raccoglie una selezione ragionata di opere su carta di Ninì Elia, architetto e artista che negli ultimi anni si è concentrato sulla carta, inteso come supporto in grado di accogliere idee, visioni, progettualità, omaggi e quindi lunghi viaggi ideali attorno alle sue passioni nel mondo dell’arte e dell’architettura, da Pablo Picasso a Aldo Rossi e oltre.
Nella sua ricerca sulla radice primaria delle immagini, Elia costruisce un vero e proprio alfabeto che di volta in volta ricrea e distrugge, ripensandolo con un approccio assieme colto e apparentemente leggero. Questa mostra di Elia riconferma la sua capacità scanzonata e insieme poetica di generare immagini e segni e di sperimentare costantemente tecniche e approcci espressivi. La carta diviene non soltanto supporto, ma parte integrante privilegiata di un pensiero visivo. D’altronde, per dirla con Francesco Bonami, la carta “È il mezzo, ma anche il materiale che per definizione è destinato alla comunicazione: dalle antiche pergamene alle pagine dei manoscritti medioevali, la carta è sempre stata il “conduttore” di messaggi politici, religiosi, estetici”.
È lo stesso Elia ad affermare: «Per tanti anni, da architetto, ho disegnato pensando ed usando il DISEGNO come mezzo di rappresentazione funzionale: funzionale al rilievo, funzionale al progetto in tutte le sue fasi, funzionale alla comunicazione verso il committente/destinatario dell’opera. Ma nel disegnare progetti, tante volte, anzi sempre, ho provato anche quella strana sensazione di trascendere l’aspetto funzionale, sentire quel piacere, anche fisico, una sorta di potere creativo al di là della finalità ed utilità pratica. Quando ho iniziato a dipingere, ho privilegiato tecniche espressive più legate alla materia ed al colore che al segno, quasi a voler tenere distinte pittura e architettura, se non per quella congenita propensione al “progetto” che emerge dalle mie realizzazioni. In tutte le mie mostre di pittura precedenti è mancato il soggetto “ARCHITETTURA” in senso stretto. Poi è arrivato il momento in cui ho voluto recuperare il disegno di Case e Città in una dimensione diversa, non funzionale, non utilitaristica. Ho tirato fuori dal cassetto i centinaia di schizzi e disegni su quaderni e fogli carta fatti a tempo perso, per puro diletto, negli ultimi dieci anni.
Insieme con il curatore abbiamo selezionato un compendio ritenuto efficace e adatto ad una mostra d’arte, circa una sessantina di disegni. Sicché, con la mostra CASE DI CARTA, l’ARCHITETTURA diventa un modo ed un mondo espressivo staccato dal PROGETTO e case e città diventano pura rappresentazione artistica, fine a se stessa, effimera e rivelatrice di una dimensione quasi astratta, metafisica, onirica: la ricerca della propria interiorità inquieta e curiosa».