Il cammino che porta al cambiamento è stato intrapreso e la meta sarà raggiunta in tempi brevi: i poveri, i fragili, gli onesti lo attendono. Lo ha detto a Lecce dove ha ricevuto un riconoscimento dal sindaco Poli Bortone
“Ringrazio di cuore il Comune di Lecce, nella persona del sindaco Adriana Poli Bortone e di tutto il Consiglio comunale, avermi consegnato una targa di riconoscimento-per essere testimone credibile di buona educazione, punto di riferimento autorevole di valori condivisi di umanità e cultura universale, esempio mirabile di managerialità nel settore vitale delle istituzioni scolastiche”.
E’ stata una due giorni, quella nel capoluogo del Salento, che mi ha visto anche partecipe all’evento “FormaMentis”, organizzato dai ragazzi di Gioventù nazionale, con l’onorevole Saverio Congedo e il consigliere regionale Antonio Gabellone, e Antonio Alfieri. Le due occasioni di confronto hanno aiutato a riaccendere i riflettori sulla necessità di salvare quel poco che resta del pluralismo educativo a garanzia della libertà di scelta educativa che spetta alla famiglia, per una scuola di qualità e inclusiva che torni ad essere un ascensore sociale. Dobbiamo scongiurare il monopolio educativo che è sempre l’anticamera del regime.
Per troppo tempo il territorio del Sud del nostro Paese è stato considerato economicamente arretrato e culturalmente povero. Una narrazione storica distorta e per nulla corrispondente al vero, come un’attenta considerazione della realtà indurrebbe ad evidenziare. Il problema è che questa attenta considerazione della realtà non è mai avvenuta per un intento puramente ideologico, e quindi disonesto, che ha voluto ridurre il nostro Meridione a territorio da aiutare perché si voleva approfittare delle risorse economiche stanziate (basti pensare alla Cassa per il Mezzogiorno) che, invece di essere impiegate per i fini stabiliti, andavano spesso a finire nelle tasche delle organizzazioni criminali. E così un territorio potenzialmente ricco di risorse è stato impoverito nella realtà.
E’ chiaro che una simile situazione non può essere ulteriormente tollerata, semplicemente per il fatto che l’Italia deve mantenere fede agli impegni presi con l’Europa e tali impegni non possono essere mantenuti se metà del territorio nazionale non contribuisce, non per sua volontà, al raggiungimento di quegli standard. Ed ecco che il primo motore del cambiamento è stato giustamente e in modo lungimirante individuato nella scuola, con gli stanziamenti previsti dall’Agenda Sud voluta dal Presidente del Consiglio, on. Giorgia Meloni, e dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, prof. Giuseppe Valditara. Si è compreso, infatti, che il rilancio del Sud può avvenire solo ed esclusivamente con la formazione dei giovani di oggi, non con lo stanziamento a pioggia di denari pubblici per la creazione di infrastrutture che non vengono poi realizzate. E i primi risultati degli stanziamenti dell’Agenda Sud sono arrivati, come testimoniato dai risultati delle prove INVALSI dello scorso anno scolastico.
Ora occorre andare avanti, puntando a due obiettivi concreti: il primo di essi è l’introduzione, da parte delle autorità regionali, di forme di sostegno alla libertà di scelta educativa dei genitori, esattamente come avviene in regioni come Lombardia e Veneto, attraverso la dote scuola, il buono scuola, il voucher. Non a caso, da anni, in queste regioni i risultati degli apprendimenti sono perfettamente in linea con gli standard europei. Il secondo obiettivo da raggiungere amplia l’orizzonte e guarda al territorio nazionale: è assolutamente necessario che il Governo mantenga la promessa dell’introduzione del buono scuola, da assegnare alle famiglie più svantaggiate economicamente per l’istruzione dei loro figli. Questa misura consentirebbe di salvare il pluralismo educativo, oggi ridotto a percentuali ridotte, e rifondarlo in quei territori, guarda caso proprio il Meridione, dove è scomparso, perché le famiglie non sono state più in grado, dopo aver pagato le tasse, di sostenere il costo delle rette chieste dai gestori delle scuole pubbliche paritarie per poter tenere aperte le scuole e mantenere il pluralismo educativo. Le scuole paritarie lungo questi anni altamente indebitate per sostenere la differenza fra il costo medio studente di 7.000 euro (non potendo chiedere una simile retta alle famiglie che mai avrebbero potuto sostenerla) e le 700,00 euro di contributi ministeriali ricevuti all’anno per ciascuno allievo (che alla scuola statale costa dai 7.000 ai 10.000 euro) hanno dovuto chiudere. Oggi nel Sud il pluralismo educativo è dal 2% al 4% (mentre nel Nord del Paese dal 12% al 37%).
Il sistema della sussidiarietà al contrario non ha retto, come ampiamente previsto, e a trarne le conseguenze più gravi sono stati i cittadini più fragili: famiglie, studenti e docenti. Ora l’aria è cambiata, perché l’ideologia creata sui diversi fronti è stata portata alla luce e la realtà dei fatti è emersa. Finalmente.
Il cammino che porta al cambiamento è stato intrapreso e sono convinta che la meta sarà raggiunta in tempi brevi: i poveri, i fragili, gli onesti lo attendono. Le loro speranze non andranno certo deluse da coloro che si sono impegnati a non deluderle.