Presentato stamattina, in Camera di Commercio di Lecce
il dettagliato report dell’Osservatorio edile della provincia di Lecce
L’Osservatorio Edile della provincia di Lecce ha pubblicato un nuovo volume sulla filiera delle costruzioni, presentato questa mattina in Camera di Commercio, alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Delli Noci, del presidente dell’ente camerale Mario Vadrucci, dei rappresentanti delle associazioni datoriali e degli Ordini professionali. È il frutto della seconda edizione del progetto di ricerca e di elaborazione dati, promosso da Confapi Lecce, con il coinvolgimento delle altre associazioni datoriali salentine e il contributo della Camera di Commercio.
La pubblicazione, curata dal data analyst Davide Stasi, si presenta ancora più ricca di dati e di informazioni utili al fine di comprendere l’andamento e la competitività del settore. All’interno, studi ed approfondimenti inediti, corredati da grafici e colorate tabelle, forniscono un quadro riepilogativo di quanto sia accaduto nel corso del 2022 e nei primi mesi di quest’anno.
“Siamo alla seconda edizione del lavoro di ricerca dell’Osservatorio edile – ha sottolineato il direttore di Confapi Lecce, Giuseppe Petracca – partendo dal contesto nazionale, abbiamo poi puntato l’attenzione sul nostro territorio. Si tratta di una semplice fotografia dell’esistente, che va valutata e mette a nudo anche delle criticità. Tra queste i prezzi non in linea con le variazioni di mercato l’interlocuzione avviata con le stazioni appaltanti ha consentito di rivedere i bandi. Per l’anno in corso, abbiamo intenzione di concentrare l’attenzione sui bandi del Pnrr, nella speranza che possa essere un valido strumento per le aziende e per la collettività tutta. I segnali che arrivano dal Governo e dal ministro Raffaele Fitto ci dicono che possa esserci una effettiva ricaduta sul territorio salentino in termini di infrastrutturazione. Questo interesse conferma la bontà del lavoro svolto dall’Osservatorio edile e proseguiremo su questa strada”.
Come detto, si è partiti dal contesto nazionale per avere un’idea più chiara sulla situazione in cui si trovano ad operare le imprese nelle diverse regioni e province italiane. “Il primo approfondimento riguarda, invece, l’edilizia pubblica in provincia: è stato analizzato un campione di 651 lotti di gare, banditi o già affidati dalle stazioni appaltanti – ha spiegato Davide Stasi – Un’intera sezione del volume è dedicata alle agevolazioni fiscali introdotte e prorogate, di anno, in anno, con l’intenzione di favorire le ristrutturazioni e il recupero del patrimonio immobiliare, nonché le riqualificazioni finalizzate al risparmio energetico degli edifici. Partendo dal quadro normativo con le ultime modifiche alle detrazioni e agli incentivi si arriva poi all’impatto economico dei bonus con il reale ritorno finanziario più volte sottostimato dallo Stato, tra asseverazioni ed investimenti diretti e indiretti tra condominii, unifamiliari ed unità funzionalmente indipendenti”.
Nella pubblicazione, c’è anche un focus sui prezzi dei materiali e relativa analisi comparativa. Inoltre, è contenuta una serie di approfondimenti sul nuovo Codice degli appalti, sul mercato del lavoro, sul credito alle imprese di costruzioni; e poi ancora, gli aggiornamenti sul Pnrr e sulla direttiva sulla prestazione energetica dei fabbricati, recentemente oggetto di revisione.
“I dati che dell’Osservatorio confermano una realtà incontrovertibile – ha rimarcato il presidente Mario Vadrucci – che l’economia del Salento verte sul comparto delle costruzioni. Anche l’artigianato è strettamente legato all’edilizia. Bisogna anche dire che questa storia dei bonus ha generato una bolla speculativa e, per quanto riguarda il costo dei prodotti e delle materie prima, chissà quanto ci vorrà per tornare ad una situazione di normalità. Perché, una volta che si genera un aumento, è complicato far tornare le cose com’erano precedentemente. Ho paura che, sgonfiata questa bolla, se ne possa risentire per diversi anni. Il 2023 si conferma un anno importante per l’edilizia”.
L’assessore Alessandro Delli Noci ha puntato il dito sulle difficoltà di adeguamento dei Comuni rispetto agli strumenti pianificatori della Regione Puglia. E sul prezzario regionale ha aggiunto: “Sicuramente questa bolla dei bonus pone il tema del prezzario e io, che mi confronto con le imprese e le loro associazioni, vedo che c’è sempre qualcosa che non va. Spero, però, che nel giro di un anno si possa andare verso una stabilizzazione dei prezzi”.
Completano il volume, oltre agli obiettivi perseguiti e alla metodologia di studio utilizzata, l’appendice statistica con tutti i dati sulla consistenza dello stock immobiliare e la rassegna stampa dei principali articoli sul settore pubblicati nel corso dell’anno scorso.
La ricerca, l’elaborazione dei dati e la relativa analisi possono fornire, senza dubbio, un importante supporto conoscitivo al fine di formulare al meglio gli interventi di sostegno, rilancio e valorizzazione del patrimonio immobiliare, potendo così interpretarne, in maniera più nitida, l’evoluzione ad oggi, con vantaggi anche sul fronte dell’impiego delle risorse pubbliche perché, nelle fasi di programmazione, si potranno adottare provvedimenti più mirati ed efficaci.
I risultati dell’indagine sull’edilizia pubblica. I 651 lotti di gara sono correlati alle 609 gare riferite a lavori di nuova costruzione o ristrutturazione o manutenzione di beni pubblici. L’importo complessivo delle gare ammonta a 271 milioni di euro. In particolare, sono 463 i lotti di classe I (importi fino a euro 258mila). Rappresentano il 71,1 per cento del totale. A seguire 87 lotti, pari al 13,4 per cento del totale, sono di classe II (importi fino a euro 516mila euro); altri 62 lotti, pari al 9,5 per cento, sono di classe III (importi fino a 1.033.000 euro). Altri dieci lotti sono di classe III-bis (importi fino a un milione e mezzo di euro) ed ancora dodici lotti sono di classe IV (importi fino a 2.582.000 di euro); i restanti 17 con importi crescenti.
Riguardo al criterio di aggiudicazione, 423 lotti di gara sono stati assegnati con il «miglior rapporto qualità/prezzo», pari al 65 per cento del totale. I restanti 228 lotti, pari al 35 per cento, sono stati aggiudicati con il criterio del «minor prezzo».
In merito alla procedura di affidamento, quello diretto è stato utilizzato per 349 lotti, pari al 53,6 per cento del dato complessivo; la procedura aperta per 151 lotti, pari al 23,2 per cento; la procedura negoziata o ristretta per 146 lotti, pari al 22,4 per cento; il dialogo competitivo per 5 lotti, pari allo 0,8 per cento. Sulle gare di importo fino a 150mila «pesano» alcuni interventi normativi (come il decreto-legge Semplificazioni 77/2021, lo «Sblocca cantieri» e il decreto-legge Semplificazioni 76/2020), i quali, intervenendo con alcune modifiche al Codice degli appalti pubblici, comportano un forte aumento nel ricorso delle procedure senza gara (affidamento diretto e negoziata senza bando), sottraendo un elevato numero di interventi alla piena evidenza sul mercato).
Occorre ora dare seguito al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): c’è una grande mole di lavori da appaltare in tempi stretti la cui realizzazione sembrerebbe impossibile da avviare e portare a termine secondo il calendario previsto, a causa dell’attuale normativa e per l’estrema frammentazione delle stazioni appaltanti. L’auspicio è che nel corso di quest’anno siano adottate riforme in grado di attuare un concreto Piano industriale per il settore, considerato che siamo davanti ad un’opportunità epocale non solo per quanto riguarda la disponibilità di risorse da investire, ma anche e soprattutto per la possibilità di ristrutturazione e ammodernamento della dotazione infrastrutturale del Paese. Come fattore negativo del 2022 non è assolutamente da trascurare il rincaro dei materiali e dei prezzi energetici, che hanno rappresentato un grosso ostacolo per le imprese.
È emerso un bilancio in chiaroscuro per l’edilizia, ma tutto sommato, il 2022 ha rappresentato un anno davvero importante. Riguardo ai lavori nell’ambito del settore privato, c’è stato l’effetto traino, nel bene e nel male, del superbonus. Questa agevolazione fiscale, introdotta nel 2020 dal Governo Conte, ha subìto, nel corso dell’anno scorso, un andamento piuttosto altalenante con una sorta di «stop and go», a fasi alterne: avviato, bloccato, poi rilanciato e poi nuovamente stoppato. Nei primi mesi dell’anno sono stati in tanti a fruire dello sconto in fattura e della cessione del credito, favorendo la ripartenza del settore delle costruzioni e dunque dell’economia del Paese. Pur riconoscendo l’importanza degli altri comparti, l’edilizia rappresenta da sempre un fondamentale volàno di crescita e di sviluppo per il territorio. Le continue modifiche normative, però, hanno messo in seria difficoltà l’intera filiera, soprattutto quelle imprese che hanno maturato ingenti crediti da bonus edilizi, senza riuscire a riscuoterli a causa del blocco delle cessioni. Si auspica che si possa trovare, quanto prima, una vera soluzione nell’interesse delle aziende.