LIPPI: SOLO A PARTIRE DAL ‘700 I MEDICI SI OCCUPANO DEI BAMBINI

Roma – “Per un lungo periodo della storia i bambini non sono stati oggetto dell’attenzione del medico e nemmeno dell’attenzione sociale, perché la mortalità infantile era elevatissima e quindi sui bambini non c’era né un investimento affettivo, né un investimento scientifico. Era un’età di transizione molto rapida quando si sopravviveva”.

Lo ha spiegato all’agenzia Dire la professoressa Donatella Lippi, Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica dell’Università degli Studi di Firenze, a margine del XXXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, in corso fino a domani al Palazzo degli Affari del capoluogo toscano.   “In realtà- ha proseguito Lippi, che al convegno della Sipps ha presentato la relazione dal titolo ‘I bambini nella storia della medicina- a partire dal Settecento i bambini diventano poi oggetto dello sguardo del medico, che si concentra su determinate caratteristiche, su determinati parametri, su determinati problemi.

Avendo quindi attenzione nei confronti del bambino, c’è la nascita della pediatria, delle riviste e poi anche degli ospedali pediatrici”.   “Dunque- ha inoltre evidenziato- la Rivoluzione francese porta alla luce tutta una serie di categorie di persone, ovvero bambini, donne e vecchi, che fino ad allora non erano oggetto di quell’attenzione della quale, invece, godranno in seguito”.  

A proposito di ospedali pediatrici, Donatella Lippi ha dedicato la sua ultima diapositiva al Meyer di Firenze. “Chi conosce il Meyer, uno dei più belli ed efficienti ospedali pediatrici del mondo, sa quanto sia importante il contesto e quanto sia importante il messaggio che viene dato ai bambini. C’è la ludoteca, c’è la scuola, tutti gli ambienti sono decorati, ad esempio, con la Pimpa. Ecco perchè- ha concluso- non si ha l’impressione di entrare in quello che veniva considerato tradizionalmente l’ospedale, ma c’è una energia positiva che è sicuramente di grande aiuto anche nell’implementazione delle terapie per i genitori e per i bambini, per i piccoli pazienti”.