L’ultima parola di Sokrat Bubadi Thanas Medi

Dalla penna di un “virtuoso della composizione”, un romanzo universale che sullo sfondo riporta alla luce con poetica delicatezza la leggenda dei Valacchi, una minoranza dimenticata dei Balcani. Isbn  978-88-3629-230-1, 352 pagine , euro 18

Le circostanze lo avvicinarono ai Valacchi più di qualsiasi altro abitante di Gorica. Inizialmente, come insegnante dei piccoli alla scuola di legno di Gufo, poi come padre di un ragazzo con nome valacco, e infine come collezionista delle loro canzoni. La vicinanza aveva ampliato il suo sapere, la conoscenza aveva portato altre conoscenze, ma lui non aveva mai pensato di chiedersi chi fossero queste persone, perché definiva i Valacchi come sé stesso: gente del posto. Persone con cui aveva condiviso quel luogo per tanto tempo e che avrebbero continuato a condividerlo per molto tempo ancora. Chiamarli “forestieri”, come voleva quella zucca vuota di Stefan Mushka, era come ricordare loro che non avevano un proprio paese di appartenenza. Che non lo avevano mai avuto e mai lo avrebbero avuto. Che il paese in cui erano entrati era tanto una buona madre per gli altri quanto una matrigna per loro.

IL LIBRO
Katerina, la figlia più giovane della famiglia Koleba, all’età di cinque anni si ammala e in punto di morte viene promessa in sposa a Sokrat Buba, di due anni più grande. Un legame stretto dalle loro nonne nella fede e nel rinnovarsi di un’antica usanza dei Valacchi, quella della “Vita”. Perché un bambino con i giorni contati viva, viene lasciato in mezzo alla strada in modo che lo trovi il primo passante e questi, tenendolo fra le braccia e sollevandolo verso la luce del sole, possa gridare: “È mio, è mio!”, prolungandogli così l’esistenza. Tra i due fidanzati, sin dall’infanzia, inizia e prende forma una relazione eterea ma fatta di rigide regole, in cui “lui” e “lei” crescono l’uno per l’altra, ma l’uno senza l’altra. I due non comprendono il patto, fino a quando entrambi non raggiungono l’età in cui fa capolino il fantasma dell’amore…
Un romanzo universale sull’esistenza umana ma che, sullo sfondo, porta alla luce la leggenda di una minoranza dimenticata dei Balcani, quella degli Arumeni: un popolo dalle origini oscure, proveniente dalla attuale Romania. Un’etnia benedetta, nonostante il suo destino drammatico.

L’AUTORE
THANAS MEDI nasce a Saranda nel 1958, per stabilirsi poi ad Atene, dove vive ancora oggi con la sua famiglia. Si è occupato di letteratura e giornalismo. Ha pubblicato: Hija e mallkuar (L’ombra maledetta, 2011); Kohë e djegur (Tempo perduto, 2016); Valsi i një dasme fantazmë (Il valzer di un matrimonio fantasma, 2019), nominato Libro dell’anno dalla Lega degli scrittori albanesi ad Atene e tradotto di recente in francese e romeno; Çmendina e Athinës (2023). Fjala e fundit e Sokrat Bubës (L’ultima parola di Sokrat Buba, 2013) gli è valso il Gran Premio per la Letteratura del Ministero della Cultura albanese come miglior romanzo.
Nel panorama letterario balcanico è considerato dalla critica una piuma virtuosa, un maestro della composizione, che sa dipingere in colori originali l’atmosfera letteraria delle sue opere.