Manduria – I ragazzi dell’Einaudi intervistano l’attrice VALENTINA CORTI.

Da quanto tempo svolge questa professione, lo
fa con piacere?
Ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo
della recitazione quando avevo circa diciotto
anni e all’età di venti anni ho realizzato il
mio desiderio di diventare un’attrice; quindi
ho iniziato il mio percorso formativo, facendo
la gavetta e continuando, ruolo dopo ruolo, a
partecipare a progetti importanti: serie tv,
fiction, film, teatro.
Si, certo, lo faccio con enorme piacere, per me
è una grande passione il cinema, interpretare
personaggi e quindi utilizzare quello che è il
mio strumento per emozionare il pubblico.
Cosa ne pensa dell’allontanamento dei giovani
dal cinema?
Ora abbiamo diversi modi per guardare un film,
ma restandocene comodamente in casa, secondo
lei questa è una causa dell’allontanamento?
Non saprei perché forse è un po’ una
generalizzazione pensare che i giovani non
vadano più al cinema, c’è sicuramente una crisi
di presenze nelle sale per via di molteplici
fattori e sicuramente adesso c’è un diverso
modo di fruire del mezzo audiovisivo,
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differente rispetto ad anni fa, però io ritengo
che l’esperienza del cinema sia profondamente
diversa dalla visione a casa, sul divano. C’è
una soglia di attenzione completamente diversa
tra vedere un film al cinema ed entrare a far
parte della storia e vedere un film a casa, con
tutte le distrazioni che ci sono.
Adesso, inoltre, le televisioni riproducono
quasi totalmente lo schermo gigante come se
fosse un cinema; ma ciò non sarà mai
paragonabile all’esperienza in sala, le persone,
l’atmosfera che ti avvolge è completamente
diversa.
Secondo me le cause dell’allontanamento non
possono essere imputabili alla nascita delle
piattaforme, credo che sia un discorso, anche,
di offerta al pubblico, perché negli ultimi
anni si è investito tantissimo sulle serie tv
che propongono delle storie molto interessanti
con dei budget molto importanti e il pubblico
si affeziona ai personaggi, perché c’è una
fidelizzazione e il film di un’ora e mezza o
due ore, che siano, non provocherà mai questo
effetto; quindi secondo me il discorso è molto
più ampio rispetto alle cause
dell’allontanamento.
Lei ha interpretato diversi film, qual è stato
quello che l’ha coinvolta di più emotivamente?
Così a pelle mi viene da dire che uno dei ruoli
a cui tengo particolarmente e che mi ha
emozionata molto è quello interpretato nella
serie televisiva: “ALTRI TEMPI”, dove
interpreto questa giovane ragazza, Adele, che
scopre la sua origine e la verità su sua madre,
inoltre c’è un viaggio introspettivo che lei fa
per la scoperta della verità che trasforma il
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suo modo di vivere. E ricordo che ogni volta
che leggevo la sceneggiatura mi provocava molte
emozioni che mi hanno portata molto ad
empatizzare con il mio personaggio.
Nel film: “La sabbia negli occhi” interpreta un
ruolo molto complicate e delicato. Lo ha
interpretato con facilità?
Sì, sicuramente è un ruolo molto complesso ed
articolato ed ovviamente non è stato facile
interpretarlo, anche perché ho dovuto
interpretare una donna che esiste realmente e
infatti mi sono confrontata con la vera
Beatrice, che nella vita reale si chiama Lucia.
Lei è una donna affetta dalla Sindrome di
Sjögren, una donna che ho conosciuto, con la
quale ci ho parlato e logicamente, conoscendo
la storia e tutte le dinamiche che riguardavano
la sua convivenza con questa malattia, il ruolo
interpretato ha avuto un peso diverso rispetto
a tutti gli altri personaggi interpretati nella
mia carriera e caratterizzati da finzione.
Proporre una storia di una donna che ho
conosciuto in carne e ossa, ha avuto per me un
impatto diverso sul modo di interpretare il
personaggio; quindi sì, chiaramente è stato
molto coinvolgente sia dal punto di vista
fisico che emotivo, fisico perché appunto,
questa malattia, è molto invalidante e crea una
serie di problemi di salute, agli occhi e ai
vari organi. E quindi non è stato semplice
riproporre anche fisicamente quel dolore e
quella secchezza negli occhi.
E’ una malattia sconosciuta e rara, che in
qualche modo l’ha tagliata fuori da tutto e da
tutti; Lucia si è isolata. E questo accade in
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maniera ricorrente, purtroppo, per chi si trova
ad affrontare questo tipo di patologie, il non
sentirsi capiti, il sentirsi soli; infatti lei
è sposata con un uomo che non riesce a capire
che cosa abbia sua moglie, la abbandona e la
tradisce.
Si trova da sola ad affrontare tutte le
difficoltà e qui non c’è una cura, non ci sono
farmaci, non c’è nulla, solo tanta solitudine;
ma poi viene aiutata da un suo collega da
sempre innamorato di lei, che cercherà di farla
reagire in tutti i modi. Vediamo, nel corso del
film, questa donna che piano piano sfiorisce,
perde l’amore per la vita e dal punto di vista
emotivo c’è un carico di dolore molto profondo.
Intervista a cura di Beatrice Spada (V A FM)