Martina Franca – La filiera pugliese dell’agrifood tra tensioni internazionali e nuove strategie di crescita

  • Si è svolto oggi a Martina Franca il Forum Food EXPerience, organizzato da UniCredit in collaborazione con Confindustria Taranto per ragionare sulle strategie di ripartenza di un settore che ha un importante impatto sull’economia del territorio
  • Studio Prometeia-UniCredit: l’agrifood del Sud rappresenta il 22% degli addetti, ma soltanto il 13.5% del valore della produzione. Le regioni del Sud valgono il 13.5% dell’export italiano di Agrifood
  • Buyers provenienti da Francia, Germania, Spagna e Romania hanno potuto incontrare circa 35 aziende del territorio del comparto per instaurare nuove relazioni commerciali

Tensioni sui prezzi, inflazione elevata, crisi energetica e una situazione internazionale sempre più tesa dal punto di vista geopolitico rallentano ma non frenano la filiera italiana dell’agrifood che nel 2021 aveva visto superato il record storico dei 220 miliardi di euro del valore della produzione, consentendo all’Italia di occupare stabilmente il podio nel ranking europeo della produzione, sia nel comparto agricolo che nella trasformazione alimentare.

Un contributo rilevante è giunto anche dalle regioni del Sud (Basilicata, Calabria, Campania e Puglia), che contano oltre un terzo delle imprese della filiera, il 22% degli addetti, ma ‘’soltanto’’ il 13.5% del valore della produzione. Un tessuto produttivo – quello delle imprese meridionali del comparto – composto da piccole e piccolissime aziende che riveste però una grande rilevanza all’interno dei singoli territori, sia in termini produttivi che occupazionali, con punte del 10% dell’incidenza della produzione Agrifood sul totale dell’economia regionale pugliese.

Un Sud che si distingue anche sul fronte dell’export, rappresentando oggi il 13.5% dell’export italiano di Agrifood e con tassi di crescita delle vendite estere mediamente superiori al dato nazionale.

Sono i dati emersi  nell’ambito del Forum delle Economia #ItalianEXPerience che si è svolto oggi a Martina Franca (TA), presso il Park Hotel San Michele, un ciclo di Forum locali settoriali organizzati da UniCredit con l’obiettivo di stimolare il confronto e individuare strategie di sviluppo percorribili nel complesso scenario macroeconomico attuale.

L’incontro, realizzato in collaborazione con Confindustria Taranto, si è aperto con gli interventi di Gianfranco Palmisano, Sindaco di Martina Franca e di Leandro Sansone, Responsabile Territorial Development Sud UniCredit. A seguire sono intervenuti Guido Munzi, Advisory Board & Territorial Development di UniCredit, Giampaolo Morittu, Senior Specialist Prometeia, Alessandro Tosi, ·Corporate Service Model UniCredit e di Marco Comella, Relazioni Business Team Centro Sud Simest.

Successivamente si è svolta una Tavola Rotonda dal titolo “Le nuove sfide della filiera agroalimentare”, a cui hanno partecipato Beatrice Lucarella, Confindustria Taranto, Luisa Pantaleo, AU Pantaleo Agricoltura Soc. Agr. Srl, Donato Pentassuglia, Assessore Agricoltura Regione Puglia e Salvatore Saulino, Responsabile Corporate per il Sud di UniCredit.

Al fine di facilitare il matching tra domanda e offerta e fornire alle imprese del territorio nuove opportunità per far conoscere e vendere i propri prodotti in Paese generalmente interessati alle specialità enogastronomiche italiane, UniCredit ha inoltre organizzato un B2B che si è svolto nel pomeriggio, grazie al quale 6 buyers provenienti da Francia, Germania, Spagna e Romania, hanno potuto incontrare circa 35 aziende pugliesi del comparto. Grazie alle “vetrine virtuali” allestite dai seller sulla piattaforma di UniCredit “Digital Pavilion” e a circa 70 incontri fisici e individuali, le imprese del territorio hanno avuto quindi la possibilità di presentare i propri prodotti e conoscere nuovi potenziali clienti

La Puglia detiene una ricchezza agroalimentare d’eccellenza e un tessuto imprenditoriale che, nonostante le difficoltà congiunturali, è impegnato quotidianamente nel difendere, valorizzare e fare crescere un comparto distintivo e trainante della nostra regione – ha spiegato Donato Pentassuglia, Assessore Agricoltura Regione Puglia. Stiamo lavorando strategicamente da tempo, come Assessorato regionale, nel sostenere le nostre imprese in attività di promozione delle produzioni certificate e di qualità anche sui mercati esteri, attraverso fiere, incontri btob, per esempio, e favorendo anche l’incoming di buyers stranieri. Un impegno, il nostro, che consentirà di traghettare il sistema agricolo e delle filiere agroalimentari verso una competitività sostenibile, stimolando la promozione di produzioni agricole diversificate e innovative, ma soprattutto sicure e tracciate. Questo appuntamento ci consente non solo di approfondire, tra luci e ombre, il peso economico di uno dei più importanti comparti produttivi regionali anche a livello nazionale. Ma ci aiuta, altresì – e per questo ringrazio gli organizzatori – a confrontarci insieme sulle sfide che ci attendono nell’immediato, anche con le risorse a nostra disposizione e con gli strumenti strategici, creditizi e finanziari, di cui disponiamo, perché le nostre imprese diventino più forti, solide e competitive”.

Il comparto dell’agrifood pugliese è sicuramente un settore trainante per l’economia della regione – ha aggiunto Salvatore Saulino, Responsabile Corporate per il Sud di UniCredit ma per le imprese è fondamentale agire sul fronte dimensionale anche per intercettare nuove opportunità di valorizzazione dei propri prodotti su scala globale. UniCredit supporta il settore agroalimentare con prodotti e servizi strutturati sugli specifici bisogni delle aziende e finalizzati inoltre a favorire la transizione sostenibile delle imprese, che oggi costituisce un ulteriore driver di crescita per il settore”.

“L’agrifood pugliese – dichiara Salvatore Toma, Presidente di Confindustria Taranto – subisce inevitabilmente le condizioni di contesto che sia a livello geopolitico sia, conseguentemente, a livello economico impattano su tutta la filiera. Non basta, quindi, essere resilienti, come le nostre aziende hanno dimostrato di essere anche in piena crisi energetica, ma occorre puntare sull’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità, che oramai vanno di pari passo e contribuiscono a creare quel valore aggiunto che fa la differenza. L’evidenza ci suggerisce inoltre che le aziende con maggiore propensione alla sostenibilità hanno maggiore accessibilità ai finanziamenti e quindi possibilità di investire nella loro crescita”.

Studio Prometeia-UniCredit:

L’indagine Prometeia-UniCredit ha evidenziato come l’agrifood italiano ha affrontato ed è uscito dalla crisi Covid meglio di altri settori. Tale performance riflette il rafforzamento competitivo della filiera, avviatosi all’inizio degli anni duemila e accelerato dopo la crisi del 2009 che ha portato ad un aumento significativo della proiezione internazionale del food and beverage Made in Italy, consentendo di arginare l’impatto negativo di una domanda interna che ha trovato spunti di crescita esclusivamente nel canale del “fuori casa”, a fronte di consumi domestici in tendenziale stagnazione.

Sul fronte export hanno giocato un ruolo da protagoniste anche le regioni del Sud che rappresentano oggi il 13.5% dell’export italiano di Agrifood e hanno evidenziato negli anni più recenti tassi di crescita delle vendite estere mediamente superiori al dato nazionale, con la rilevante eccezione della Puglia che, pur evidenziando una crescita cumulata abbondantemente positiva, ha scontato le difficoltà di alcune filiere di specializzazione (conserviero in primis).

Prometeia e UniCredit sottolineano come il ripiegamento ciclico in atto dalla seconda metà del 2022 sta limitando i livelli di attività della filiera nel corso del 2023: dopo un biennio di crescita molto vivace il settore è atteso chiudere l’anno con livelli produttivi in calo.

Dal lato dell’offerta restano elevate le tensioni sul fronte dei costi degli input produttivi che, sebbene in parziale rientro dallo scorso autunno, permangono su livelli storicamente molto elevati. Lungo la filiera particolarmente sotto pressione risultano i costi (e di riflesso i margini) delle aziende agricole per le quali l’incremento dei costi produttivi è quantificabile in un +28% nel biennio 2021-2022, più alto per quelle specializzate nelle coltivazioni (+33%) e “meno” per quelle specializzate nell’allevamento (+24%). Una dinamica che ha coinvolto soprattutto le regioni di pianura, a causa della forte presenza di colture a campo aperto (le regioni del Sud hanno quindi sofferto meno la pressione da costi rispetto a regioni come Lombardia e Emilia-Romagna).

Tensioni sui prezzi, rialzo dei tassi, inflazione elevata, domanda in calo e una situazione internazionale sempre più tesa dal punto di vista geopolitico definiscono la cornice in cui si troveranno ad operare le aziende dell’Agrifood nei prossimi mesi. Tutto ciò avverrà peraltro nella nuova cornice del Green Deal europeo, all’interno del quale trovano ampio spazio i temi della resilienza della supply chain e la sostenibilità delle filiere agroalimentari chiamate nei prossimi anni a profonde trasformazioni in ottica green e digitale.  Un traguardo ambizioso che può contare sui fondi del PNRR e poggia su basi solide: la leadership italiana nelle produzioni biologiche e in quelle a Indicazione Geografica e l’abbattimento significativo delle emissioni climalteranti, testimoniano infatti i progressi fatti nell’ultimo decennio da tutti gli operatori lungo la filiera. Per contro, le criticità legate agli inevitabili, ma non ancora irreversibili, cambiamenti climatici, alle policy europee sempre più stringenti e il gap sul fronte della digitalizzazione rispetto ai competitor UE segnala¬no le linee di intervento prioritarie su cui andranno concentrati gli sforzi nel prossimo futuro.

Alla vigilia di un 2024 che si preannuncia difficile, l’attenzione si sposta inoltre sulle condizioni economico-finanziarie delle imprese della filiera e ci si chiede in particolare se lo stato di salute finanziario consentirà di fronteggiare, limitando i rischi, questo nuovo ripiegamento ciclico. I bilanci degli ultimi anni forniscono una risposta positiva e restituiscono l’immagine di un tessuto produttivo più solido e resiliente rispetto al passato. Alla forte risalita della produzione a valore negli ultimi anni si è affiancato un miglioramento generalizzato e consistente anche sul fronte dei margini operativi unitari e, di riflesso, su quello della redditività industriale che, in numerosi comparti, vede primeggiare proprio le regioni del Sud. Anche sul fronte degli equilibri finanziari e della sostenibilità del debito, dopo anni di continuo rafforzamento della patrimonializzazione, i livelli di rischiosità della filiera Agrifood nazionale e meridionale sono molto bassi, con una quota molto limitata di imprese in condizioni critiche.