Firenze, 13 marzo 2023 – Il Museo Novecento è lieto di annunciare l’apertura, dal 15 Marzo al 9 giugno 2024, della mostra “La stanza vede. Disegni 1973-1990” dedicata ai disegni di Jannis Kounellis, con la direzione artistica di Sergio Risaliti e a cura di Dieter Schwarz. “Un viaggio nel mondo creativo di Jannis Kounellis attraverso una parte preziosa dei suoi disegni – ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini – che arriva a Firenze attraverso il Museo Novecento per rendere omaggio a un artista straordinario e consolidare ancora il ruolo della nostra città come centro culturale del contemporaneo e destinazione irrinunciabile per gli amanti dell’arte. Firenze ospita una nuova stagione di grandi esposizioni, che con Kounellis offre un’occasione unica per immergersi nella visione creativa di un’icona dell’Arte Povera, ripercorrendo anche il suo lungo legame con la nostra città”.
“La mostra di Jannis Kounellis al Museo Novecento è l’occasione per la città di Firenze di rendere omaggio ad un grande artista a pochi anni di distanza dalla sua scomparsa, avvenuta nel 2017 – ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La selezione di disegni esposti in mostra apre alla possibilità di accedere al mondo fantastico e poetico di Kounellis, ai suoi sogni e ai suoi incubi, al labirinto delle sue immaginazioni e delle sue suggestioni, ai suoi archetipi figurativi e alle sue più ricorrenti iconografie, a quell’intrecciarsi di memorie arcaiche e immagini moderne, che nel crogiuolo della sua anima di pittore rinascono sotto altra specie come presenze nuove e misteriose allegorie. Alcuni disegni rappresentano la prima intuizione di installazioni potenti e monumentali, altri sono fulminei schizzi di opere iconiche che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. A volte si tratta di minute annotazioni, forse esercizi di memoria, eseguiti all’impronta come risvegliandosi da un sogno. Ecco una macchina da cucire, una grande nuvola di fumo che può trasformarsi in un dolce, riflessivo volto femminile. Ecco una locomotiva che sferraglia veloce, sbuffa dal camino e materializza un corpo di donna. Si tratta di un’occasione speciale, iniziatica, per entrare in confidenza, se mai sia possibile, con l’arte di Kounellis, che amava definirsi ‘un poeta muto, un pittore cieco, un musicista sordo‘.”
La mostra suggella il forte legame umanistico di Kounellis con la città di Firenze: una relazione e una presenza dipese, a partire dai primi anni Settanta del secolo scorso, dall’attrazione esercitata su di lui dalla cultura figurativa del primo umanesimo rinascimentale. Un legame sottolineato anche da alcuni eventi che restano nella memoria della città e che hanno visto come protagonista la grande arte di questo maestro del Novecento: dalla sua performance nella Galleria Area del 1975, all’installazione in Santa Maria Novella del 1977, fino al 2017, anno in cui la presenza di Kounellis a Firenze si è fatta sentire di nuovo con la mostra Ytalia, quando le sue opere sono state esposte a Palazzo Vecchio e Galleria degli Uffizi.
L’arte di Jannis Kounellis torna adesso a Firenze con una mostra che presenta un centinaio di disegni eseguiti su carta, per lo più a china, matita, carboncino, tra gli anni Settanta e Ottanta, esposti integralmente per la prima volta nel 1990, in una esposizione curata da Rudi Fuchs dal titolo La stanza vede al Gemeentemuseum Den Haag dell’Aia. La mostra fu l’occasione per verificare un diverso aspetto della poetica dell’artista, conosciuto come uno dei protagonisti dell’Arte Povera, e della sua indubbia qualità di grande maestro del disegno, secondo le inclinazioni più ricorrenti degli artisti moderni dal Quattrocento in poi. I disegni erano appunti di concetti che interessavano Kounellis e sui quali rifletteva assiduamente. Alcuni di questi, che sviluppava e variava continuamente, trovarono la loro materializzazione nelle sue opere. Essi rappresentavano un’idea di radicalità che, rapportata a quella dei suoi contemporanei americani, Kounellis descrisse come “un diverso concetto della radicalità, meno formale, più fluido e meno dogmatico, senza protezioni, più folle.” Per Kounellis con il disegno era possibile trascendere i limiti e conquistare delle potenti metafore.
La mostra al Museo Novecento tiene quindi conto del disegno sia come progetto e idea, sia come pratica a sé stante, e del suo ruolo centrale nella storia dell’arte fiorentina. Proprio in base a questo presupposto storico, dal 2018 il Museo Novecento ha avviato un programma di mostre dedicate alle opere su carta. Ne sono nate diverse esposizioni come Il Disegno dello scultore, alla quale hanno fatto seguito le personali di Henry Moore e Tony Cragg e molte altre. Anche nella personale dedicata a Jenny Saville del 2021 i disegni hanno avuto un ruolo centrale. Adesso, il museo accoglie con emozione questa serie di cento e più disegni realizzati da Kounellis dal 1973 in poi, fino agli anni Ottanta.
Molti fogli sono caratterizzati da vere e proprie prime prove progettuali: al centro della carta Kounellis ha tratteggiato in velocità la sagoma di una lastra su cui possono stare appesi cappotti, strumenti musicali, oppure, in una rigorosa costellazione di mensole, ciottoli anneriti, sacchi di iuta ripieni di carbone, legni macchiati di nero. In alcuni casi il groviglio rapido di segni lascia affiorare oggetti o minime tracce, ombre, impronte scure, germogli di future creazioni. Si riconoscono la sagoma di una ciminiera, quella di lampade ad olio o teste urlanti, che rimandano al celebre Urlo di Edward Munch, e perfino accumulazioni di teschi, come negli ultimi acquerelli di Cézanne. A volte i disegni sono minute annotazioni, forse esercizi di memoria nati all’impronta come risvegliandosi dopo un sogno, fantasie notturne, magari eseguite in un caffè, in una stanza di albergo, durante un viaggio in treno. La sua, infatti, è un’arte oracolare, pertanto misteriosa, seppure costruita con le cose tali e quali sono. Un’arte ermetica eppure eloquente ed epica, per la carica drammatica che è in grado di raggiungere. Mai come davanti alle opere di Kounellis è possibile vivere l’esperienza poetica dell’immagine artistica, l’aprirsi di un mondo nell’epifania gnostica di luce e ombra, di dramma e lirismo. Guardiamo con calma questi disegni dominati dal nero, che è il colore dell’inchiostro e del carbone, del fumo e della notte, della malinconia e dell’irrazionale, del tragico mondo di Amleto e dei corvi di van Gogh, così come del mare nero cantato dal poeta simbolista Arthur Rimbaud. La mostra è realizzata in collaborazione con Spirale d’Idee.